Galeotto fu il biondino

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Ritornare alla normalità non era stato affatto semplice. Davina si chiese ancora una volta dove aveva trovato la forza per affrontare tutto quello. Aveva visto la sua stessa comunità tranciare la gola alla sua migliore amica, e si era dimenata quando avevano tentato di dare a lei lo stesso trattamento. Era stata salvata dalla persona che da quel momento in poi era diventato il suo angelo guardiano. E adesso, dopo mesi e mesi di incubo, in cui era stata costretta a nascondersi nella soffitta di una chiesa, in cui dominare i suoi poteri immensi era diventata un'impresa quotidiana, in cui aveva dovuto affrontare la temibilissima famiglia Originale... ora era tutto finito. Finito.

Il Raccolto era stato compiuto, lei e Monique -insieme alle altre due ragazze- erano tornate in vita e tutto quell'ammasso di poteri che le opprimeva il petto e che a volte le impediva di respirare era sparito, lasciando il posto al massimo potere che il suo corpo era capace di tollerare, il che era molto più facile di prima.

Un attimo prima era braccata da cani da caccia, un attimo dopo quelle stesse bestie la abbracciavano dicendole "è tutto finito", come se niente fosse successo; come se non l'avessero cercata per mesi, come se non le avessero tagliato davvero la gola. D'un tratto Davina era tornata a scuola, aveva ottenuto di nuovo la possibilità di uscire la sera, aveva riabbracciato felicemente la sua migliore amica.

Sembrava che tutto fosse stato solo un brutto sogno da cui si era svegliata all'improvviso, come se nulla fosse successo. L'unica cosa che ancora le ricordava che no, non si era immaginata tutto, ma che anzi aveva vissuto un'esperienza troppo reale e atroce, era la sua attuale abitazione. Si era rifiutata di tornare ad abitare con i suoi genitori. Aveva visto il cuore di sua madre spezzarsi e gli occhi bagnarsi di lacrime quando glielo aveva detto, ma non l'aveva ancora perdonata per aver permesso che venisse sacrificata su un altare di fuoco. Aveva preferito rimanere accanto all'unica persona che aveva sempre pensato a lei. Marcel d'altro canto era stato ben lieto di sapere che, sebbene non fosse più in pericolo, Davina aveva continuato a preferire la sua compagnia a quella delle sue simili.

Viveva nella residenza dei Mikaelson adesso. Non solo per stare vicino a Marcel, ma anche perché si era presa la responsabilità di vegliare su quel piccolo miracolo che prendeva ancora posto nel ventre di Hayley. Da brava strega Davina sapeva che le leggi della natura non dovevano essere infrante, ma quando questo succedeva era inevitabile un grande cambiamento. Aveva deciso che con il suo aiuto quel cambiamento sarebbe avvenuto in positivo e non al contrario. Non pretendeva chissà che cosa, solo avrebbe fatto in modo che questo esserino non portasse morte e distruzione. Anche perché Davina era convinta che se insieme ai Mikaelson, quando erano stati trasformati in vampiri, ci fosse stato qualcuno con le sue stesse intenzioni, la storia sarebbe andata diversamente.

Il bussare alla porta la distrasse dai suoi pensieri.

-Avanti- disse e sulla soglia della sua camera comparve Marcel.

-Sei ancora davanti allo specchio?- chiese con un sorriso, appoggiandosi allo stipite.

-Ho bisogno di farmi bella-

-Tu sei già bella- Davina non potè fare a meno di arrossire e lanciargli un sorriso.

-Piuttosto- tossì un paio di volte, in modo impacciato- Tu sei sicura di quello che stai per fare?-

La strega smise di spazzolarsi i capelli e con tanto di sopracciglia aggrottate fissò il suo amico attraverso lo specchio. -Che vuoi dire?-

Marcel si grattò la nuca imbarazzato. -Quel tipo con cui hai appuntamento oggi... quel Jonfen-

-Jensen- lo corresse Davina

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