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Dopo vari saluti, racconti di qualche avventura e ramanzina su esami non dati, il padre di Drew ci accompagnò a casa. Abitavamo praticamente attaccati, le nostre case erano semplicemente separate da una siepe e un albero. Presi la mia valigia e ringraziai, dopodiché aprii il cancello ed aspettai il mio bentornato che non arrivò. Mi diressi all'entrata ed appena aprii la porta vidi il mio bellissimo golden retriver che mi scodinzolò tutto felice. Era vecchierello, si chiamava Elvis ed ormai era un veterano in quella famiglia. Me lo regalarono Sophy e Drew, dopo la partenza di mia madre sperando che nei momenti più solitari mi avrebbe fatto compagnia. Così fu, anche se la maggior parte li trascorrevo a casa loro. Da quello che mi era stato raccontato, Elvis fu trovato da Sophy in una scampagnata con la sua famiglia. All'inizio voleva tenerlo per se, ma visto che la madre ne era allergica chiese a Drew di regalarlo a me in modo di poterlo vedere ogni volta che le pareva. Il destino volle che questo batuffolo venne trovato proprio qualche giorno prima del mio compleanno. Quando arrivò a casa mia ne fui così emozionato che scoppiai in lacrime davanti a tutti. Guardai Elvis dimenarsi per attirare la mia attenzione, saltellava, abbaiava e scodinzolava come un pazzo. Era proprio felice. Mi chinai per dargli una lieve carezza sulla testa e lui ne fu super felice. "Elvis, ma cosa diamine stai facendo?" Yolanda uscì dalla cucina con il suo solito grembiule rosa con i merletti. "Oddio, sei tu bambino mio". Venne subito ad abbracciarmi ed in quel momento mi sentii di nuovo a casa. Mi strinse forte ed io ricambiai senza esitazioni. Era una donna robusta, con i capelli castani raccolti in uno chignon disordinato,degli occhiali con montatura possente fucsia e come sempre pantofole abbinate. Era uno sballo quella donna. Profumava di ammorbidente ed io in quell'odore mi ritrovavo sempre. Era il mio profumo di mamma. Si staccò controvoglia.

"Perché non mi hai avvisato, sarei venuta a prenderti io personalmente" disse.

"Non abbiamo più l'autista?" ridacchiai.

"Sta accompagnando la dama di tuo padre in giro a fare shopping. Aveva l'emicrania. E se tu ancora non lo sapessi, lo shopping ne è un rimedio. Ah, tuo padre, quanto è ingenuo." Disse sospirando.

Lei era così. Sempre spontanea. Era stata l'unica presenza costante femminile nella mia vita ed in quella di mio padre e di conseguenza era l'unica che ci teneva testa.

"Lui dov'è?" dissi, anche sapendo la risposta.

"Bambino mio, le cose non sono cambiate molto. Tuo padre è ancora immerso nel lavoro e per di più quella brasiliana ha piede libero in questa benedetta casa." Sbuffò e andò subito a sedersi sul divano. Elvis le trotterellò affianco e dopo si acciambellò ai suoi piedi. Io sapevo cosa dovevo fare. Lei voleva parlare e forse ne avevamo bisogno entrambi, così andai a sedermi accanto a lei.

"Bambino, raccontami qualcosa. Come va lì?"

"Yolanda, cosa vuoi che ti dica. Studio e sport con Drew" dissi sperando mi credesse. Non potevo sicuramente raccontarle dei miei svaghi notturni.

Lei sorrise. "Drew, quanto mi è mancato quel farabutto. Andrò a trovarlo. Quel mangione di biscotti" rise.

"Ah, ma a proposito" continuò "Hai visto Sophy?"

Annuì "Al ristorante prima. Ci siamo scambiati qualche parola e poi sono tornato a casa"

"Quella ragazza, sta crescendo su in fretta e anche bene direi. Mi è capitato di rado vederla in questi mesi e ogni giorno è sempre più bella. Strano che non abbia trovato l'amore"disse guardandomi con sguardo complice.

Anche nelle vacanze di Natale, Yolanda era convinta che era tempo di trovarsi una ragazza e chi meglio della mia migliore amica per incasinarmi la vita? Peccato che in quella zucca non le era arrivata la notizia che storie serie non ne volevo.

"Yolanda, dai." Dissi sbuffando.

"Hai ragione. Sei appena tornato, abbiamo due mesi per aprire il cervellino, no?!" si alzò e ridacchiò.

"Amico, questa volta tuo padre c'ha saputo davvero fare" disse Drew, bevendo un sorso di birra. Eravamo in un localino poco frequentato vicino al mare. Con noi c'erano anche Sophy e Brianna. Era una piccola rimpatriata per aprire la stagione estiva. "Drew, per favore, non me la nominare neanche quella spendacciona. Sta prosciugando il conto corrente di mio padre per quelle scarpe di merda."

"Scarpe e non scarpe è una bomba di donna" disse.

"Ma è straniera?" domandò Sophy.

Stasera era davvero bellissima. Aveva messo una fascia a fiocco rossa per legare i suoi riccioli ramati. Indossava una magliettina a tre quarti a righe blu e bianche che le fasciava il busto e aderiva perfettamente al seno, con una gonna di pelle a vita alta. Mi dispiaceva che non indossasse i tacchi, ma quelle converse le donavano immensamente. Poi erano rosse come la fascia.

"Una brasiliana, Sophy. Non so neanche come l'abbia trovata".

Lei ridacchiò, ma io ero serio. Quella donna non si sa come fosse arrivata in casa mia.

Brianna si alzò "Sophy, mi accompagni al bagno?" lei annuì e andarono via insieme.

Drew si voltò e guardò il corpo dell'amica. "Cam, hai visto che figa che è diventata Brianna?"

Sbuffai. "Ti prego, non dirmi che lei è una tua preda"

"Neanche me la ricordavo con le tette così grandi" rise.

"E' la migliore amica di tua sorella, se lo scopre ti taglia i testicoli"

"Se fosse amore?" ammiccò lui.

"Te li taglierebbe più dolcemente. Conosci tua sorella. Con Brianna è super protettiva. Se la faresti soffrire saresti nei guai." Dissi sperando capisca.

Dopo qualche minuto guardò dietro di me e mi picchiettò la mano. "Arrivano" mimò con le labbra. Si sedettero e sorseggiarono i loro drink.

"Di cosa parlavate?" chiese Brianna.

"Di football" dissi prontamente.

"Basket" disse Drew.

Ottimo, bella figura di merda.

Brianna guardò l'amica. "Stavano sicuramente parlando di qualche ragazza." Disse Sophy. Come ci conosceva lei nessuno mai e visto che eravamo stati colti sul fatto scoppiammo a ridere.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2017 ⏰

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