«Siete una donna!».
«Abbassate la voce.»
«Siete una donna», ripeté il giovane. Fece un passo avanti, tese il braccio, come per toccarla, per essere certo che non fosse solo frutto della sua immaginazione o della scarsa luce, ma no, non si era ingannato. Il lungo soprabito, l'insolita camicia scura e i pantaloni che indossava erano tagliati su misura e non la facevano assomigliare affatto ad un uomo.
«Siete...». Prese un respiro profondo. «Una donna.»
Lei annuì e ignorò la mano ancora tesa. «Se avete finito, dovremmo sbrigarci,» disse. «Non abbiamo tutta la notte!». Indicò con un cenno del capo la sagoma della fortezza, sul mare, ancora più scura del cielo freddo e senza luna.
«Siete certa di volermi accompagnare?», chiese lui.
La donna fece un passo avanti e lui indietreggiò fin sotto la luce di un lampione. Sollevò il capo, per guardarlo in viso. «Quanti anni avete?».
«Ventitré.»
Lei sbuffò e infilò le mani nelle tasche del soprabito. Sorrise e lo costrinse ad un ulteriore passo indietro. «Siete giovane. Siete certo di volermi accompagnare?».
«Pensate che la mia età non sia sufficiente?». La scarsa luce del lampione si rifletteva sul bianco immacolato della sua camicia, tesa sul petto gonfio come quello di un galletto, illuminando la faccia, rossa di rabbia e indignazione. «Mi ritengo offeso dal vostro atteggiamento.»
«Ritenetevi quel che volete, ma tornate indietro.»
«Non tornerò indietro, nonostante voi siate una donna.»
Lei fece un ultimo, impercettibile passo avanti e lui finì con le spalle contro il muro del vicolo.
«Colpitemi», disse.
La bocca semi aperta di lui e la sua espressione sdegnata quasi la fecero ridere.
«Colpitemi», disse ancora. «Non abbiate paura.»
Lui si scostò dal muro e raddrizzò le spalle.
«Dimostratemi che non siete troppo giovane. Mostratemi la vostra...». Gli sfiorò la spalla e, con due dita, lo spinse di nuovo contro il muro. «Superiorità.»
Lui strinse i pugni.
«Avevo ragione.» Scrollò le spalle. «Un ragazzino, spaventato da...»
Il braccio di lui scattò in avanti. Lei gli afferrò il polso e lo tirò verso di sé, diede un calcio alla gamba su cui appoggiava il peso e lo guardò cadere faccia a terra, mentre si faceva da parte.
Il colpo gli tolse il fiato e lei gli concesse qualche secondo per riprendersi, prima di tendergli la mano. «In piedi.»
Lui si alzò senza una parola, con lo sguardo basso, si spazzolò la terra dai vestiti e dalla camicia bianca, ormai sporca. «Dove avete imparato?»
«Mostratemi dov'è il passaggio e tornate indietro.» Lei cominciò a camminare verso la fortezza.
Lui la seguì. «Dove avete imparato una cosa del genere?».
Di certo non pareva tipo da demordere. Questo bisognava ammetterlo.
«Mio padre.»
«Vostro padre?».
Lei annuì. «Mio padre era un amante della libertà. E dell'uguaglianza.»
«Non vi seguo.»
Lei si voltò a guardarlo. «Pareva il contrario.»
«Tornate indietro.» Alzò il braccio, per impedirgli di interromperla. «Vorrei solo evitare che vi capiti qualcosa.»
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Liberate Mazzini!
Historical FictionInverno 1830. Giuseppe Mazzini è incarcerato nella fortezza del Priamar, a Savona. Due giovani patrioti si incontrano per un audace piano di fuga...