Rome

Capitolo 3

Era un pomeriggio del 18 marzo del 44 d.C ,precisamente tre giorni dopo l'assassinio di Cesare.

Ottavia avrebbe voluto piangere in quei giorni ,ma non lo aveva fatto ,
Si era promessa di non farlo ,non più e adesso sapeva   come non mai che avrebbe dovuto portare pazienza e forza in quei giorni di scompiglio,non solo per lei ma anche per sua madre e suo fratello.
Stava nel balcone che dava panorama alla sua città ,ai templi , al foro ,al mercato e alle strade .
I veli delle tende si piegavano al movimento del vento ,
Il cielo era un turbine di colori caldi e piacevoli ,
Il tutto faceva pensare ad un bel pomeriggio di una bella giornata primaverile .
Eppure le sue emozioni ,le sue mani che stringevano con sicurezza e presa salda un piccolo oggetto dal significato grande erano un netto contrasto con quella bellezza .
Ottavia non aveva mai amato gli oggetti appariscenti o troppo preziosi ,sebbene avesse vissuto nella comodità o nei gingilli di cui sua madre si circondava ,
Lei amava le cose semplici ,piccole e spoglie di pietre preziose ,tranquille e popolari .
Probabilmente era una delle poche ragazze ricche che la pensavano in quel modo ,perché si sapeva che i nobili si circondano di cose nobili e non "di cose di poco valore" .
Ma quell' oggetto che stringeva saldamente tra le mani ,quasi con gelosia,non era un oggetto tanto semplice di quelli che preferiva ,ma prezioso non solo di valore estetico ma anche simbolicamente.
Era una piccola collana in oro bianco con un pendente rotondo di media grandezza e incastonato nel pendente un rubino rosso e prezioso ,dietro il pendente era stata incisa una piccola frase .

" Alla mia adorata nipote ,Ottavia "

Non aveva mai indossato ,se non in particolari feste ,gioielli ma quello non era un semplice gioiello ,quello era prima di tutto un regalo da suo zio che aveva amato quasi come un padre .
In quegli ultimi mesi e anni non si erano visti tanto ,la guerra civile contro Pompeo e Cleopatra lo avevano allontanato da Roma per molto tempo e a lei era mancato .
Perché le lettere certe volte non aiutano a diminuire la distanza ma la rafforzano facendo divenire quei chilometri interminabili e assurdi.
Lasciò che il vento gli facesse muovere i capelli sciolti e scuri come la notte ,sciolti per rispetto verso quella che le sembrava un momento solenne ,per ricordare un grande uomo che prima di tutto era stato un padre e uno zio .

" Un giorno o l' altro ,ci rivedremo Zio"

Roma non le era mai sembrata così bella come in quel momento.

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Antonio si accasciò sulle coltri madito di sudore ,
" Adesso vai e portami dell'acqua " disse con indifferenza alla schiava con cui aveva giaciuto .
Quando quella se ne andò era come se fosse pervaso da un senso di smarrimento,
Come se gli mancasse qualcosa ma non sapesse cosa esattamente.
Restò qualche minuto accasciato sul letto ripensando alle cose che il giorno dopo avrebbe dovuto fare finché decise di alzarsi indolenzito per la cena .
Il colloquio con i cesaricidi,il senato,il testamento che doveva essere letto e il funerale che si sarebbe svolto ancora due giorni
Il peso di un' ipotetica guerra civile che si sarebbe potuta ripresentare ,tutte queste cose lo affaticavano e nonostante in fondo disprezzasse Posca per l'essere uno schiavo era consapevole che se non fosse stato per il suo aiuto sarebbero accaduti molti errori diplomatici.
Del resto la politica non faceva per lui ,lui era nato per combattere,la sua natura era quella di un generale e il suo ambiente era il campo di guerra .
Lui amava godersi la vita ,il vino e le donne ,ed essere eloggiato come un dio.

La schiava gli portò l'acqua guardandolo con occhi maliziosi ,
Occhi che lui neanche guardò,
Fece cenno ad un altro schiavo di preparargli le vesti ed alcuni suoi uomini che lo avrebbero scortato nella casa della sua amante ,Azia.
Quella donna poi lo  stupiva sempre di più  , continuava a fingere disinteresse quando il suo amore era noto a Tutta Roma ,ma almeno era un'ottima amante e sapeva soddisfarlo.