Over my shoulder

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Ok. Se sto scrivendo una specie di introduzione all'inizio di questa nuova storia è perché mi sento come se dovessi giustificarmi (livello autostima: – 5) per il reato di continuare a scrivere e a pubblicare. A mia discolpa posso dire che sia questa long che la Midez ("Anche se è amore non si vede") ho cominciato a scriverle perché due delle mie "penne" preferite su Wattpad me lo hanno suggerito. Spero vi piacciano.

1

- Duncan, tesoro, devi sbrigati o farai tardi!

La voce di sua madre gli arrivò attutita dal rumore dell'acqua che scorreva sulla sua testa ma tanto non aveva dubbi su cosa gli stesse dicendo: era la quinta volta in mezz'ora che gli ripeteva quella raccomandazione, preoccupata che il suo "bambino" facesse tardi proprio il primo giorno nella nuova scuola. Uscì dalla doccia afferrando al volo l'accappatoio e le rispose cercando di mantenere un tono sereno e spensierato:

- Tranquilla, devo solo vestirmi, e ci metterò pochissimo! – si rese conto quasi subito dell'errore commesso, ma oramai era troppo tardi: già sentiva i passi concitati su per le scale. In un attimo si vide comparire la faccia della mamma a due centimetri dalla sua "confessa, madre, tu sei Flash!" pensò di dirle, ma l'espressione che le vide in volto lo fece desistere.

- Stai dicendo che non hai intenzione di fare colazione? – non avrebbe mai capito come sua madre riuscisse a risultare teneramente preoccupata e terribilmente minacciosa allo stesso tempo, e le riusciva sempre, quando parlava con lui! – Non avrai ricominciato come l'anno scorso!?! – ovviamente non era una domanda.

- Mamma, ti prego, se mi tieni qui a tranquillizzarti farò tardi davvero! Mi vesto in trenta secondi e scendo a fare colazione, giuro! – finì la frase con il sorriso più sincero che gli riuscì, ma non fu sufficiente a scacciare l'ombra del sospetto dal viso di sua madre che, improvvisamente, gli sembrò più stanco del solito, segnato da rughe che non ricordava di averle mai visto. Gli si strinse il cuore al pensiero che una delle cause del suo precoce invecchiamento era proprio lui: il suo unico, amato, problematico figlio.

"L'anno scorso" in realtà era solo quattro mesi prima, quando il suo stomaco aveva deciso di chiudersi. Il medico aveva parlato di "semplice ansia", ma quando la situazione si fece seria la madre di Duncan decise di toglierlo dalla scuola per sottrarlo a quelli che il preside aveva definito "solo scherzi un po' pesanti".

Dopo aver accontentato sua madre trangugiando a velocità sovrumana una colazione che la genitrice definì "appena decente" uscì di corsa.

Finalmente sulla strada per la scuola!

Avrebbe tanto voluto sentirsi sereno: non sarebbe arrivato in ritardo, e invece il maledetto batticuore che sentiva gli ricordava chiaramente che l'unico sentimento che provava era la paura. Non era detto che dovesse andare male ma, onestamente, quante probabilità c'erano che andasse bene? Cercò di aggrapparsi almeno alla speranza che non andasse né bene né male, semplicemente non si accorgessero di lui.

- Buongiorno

- Buongiorno a te! Esistono ancora ragazzi educati, vedo. Cosa posso fare per te?

La segretaria dell'orientamento studenti sembrava davvero stupita dal suo saluto e lui ebbe la sensazione che questo non lo metteva dalla parte "giusta" della barricata. Sperò che i due ragazzi in attesa vicino agli scaffali non avessero sentito.

- Ehm, comincio oggi

- Ah, il ragazzo nuovo, bene! Il tuo cognome?

- Watson

- Certo. Vediamo...

- Se cerchi Sherlock Holmes se ne è appena andato!

La voce beffarda gli ferì le orecchie, si voltò lentamente e lo sguardo del ragazzo muscoloso che si trovò davanti dissolse in un attimo l'ultima speranza che in questa scuola le cose potessero andare diversamente dal solito. Ma la cosa che lo fece stare peggio fu la risatina dell'altro. Certo un bullo ha sempre qualche gregario, ma lui non ne aveva l'aspetto: alto e magro come Duncan, con un cespuglio di ricci scuri e il viso di un angelo con occhi profondi di un colore indefinibile, indossava pantaloni rossi e una felpa bianca su cui spiccava un numero imprecisato di collane etniche coloratissime e di diverse lunghezze. Da un tipo così ti aspetti che sia un bersaglio, piuttosto, ma magari lui aveva scelto il ruolo del gregario proprio per evitare quello della vittima. Duncan abbassò gli occhi per far capire che non cercava guai, i due si scambiarono uno sguardo d'intesa e si avviarono all'uscita poi mentre lui si girava di nuovo verso la segretaria il palestrato lo apostrofò:

- Ci si vede in giro! – un'affermazione che non aveva nulla di amichevole.

jY0z


"Oh boy you're the devil"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora