Il giocattolaio che non voleva essere chiamato così

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Camminavano mano nella mano, la bimba e la giovane zia, e si guardavano intorno, circondate dai colori e dall'allegria della festa, canticchiando allegramente una canzone.

I ricci arruffati della bambina dondolavano appena, ai lati del capo, in due codini che parevano due cespuglietti esplosi oltre la stretta di due soffocanti elastici, che lei portava fieramente, perché erano nuovi, perché erano verdi e con una bellissima coccinella rossa applicata. Così quella testolina sembrava proprio una collinetta brulla con due soli cespuglietti sui fianchi.

«Zia...» si interruppe improvvisamente la bambina «Perché mamma non viene mai con noi quando veniamo alle fiere?»

«Semplicemente perché mamma è un po' noiosa.» rispose ridendo la ragazza, continuando a guardare davanti a sé. Poi si voltò «Ma non dirle che te l'ho detto.» aggiunse con uno sguardo d'intesa.

La bimba si inorgoglì della complicità ed annuì in modo quasi solenne, sbatacchiando i cespuglietti. Poi aggiunse «Questa volta lo incontreremo, il Giocattolaio?»

La ragazza sollevò appena le spalle, si portò la mano sul collo sinuoso e da lì fece scorrere le dita fino alla nuca, massaggiò appena i sottili e cortissimi capelli, alla radice, e poi rilassò le spalle «Chi lo sa... Ma alla fine cosa ci importa? In fondo, se non lo vedremo nemmeno oggi, be', vorrà dire che ci toccherà continuare a cercarlo, in giro per altre feste.» le strizzò l'occhio.
La nipotina, stranamente, si rabbuiò «...Zia...Ma, se lo incontriamo adesso, non è che poi non ci veniamo più alle fiere?»

La ragazza si fermò.

Rimase in silenzio, guardando davanti a sé, mentre la bimba la osservava, dal basso.

E fu così che, in quel preciso momento, nel battito d'ali di una coccinella, dopo tanti anni passati a cercarlo, la giovane donna capì il motivo per cui si diceva che il Giocattolaio non avrebbe mai definito se stesso in quel modo...

***

Si diceva che incontrarlo fosse molto difficile.

Si diceva che Lui fosse introvabile e che apparisse solo nei luoghi che più lo garbavano, senza uno straccio di programma o preavviso.

Pareva anche che ci si potesse imbattere in Lui una volta soltanto nel corso della propria esistenza.

In paese, i più ritenevano che l'alone di leggenda che lo circondava fosse una montatura, mentre i pochi che per qualche fortuito motivo avevano potuto vederlo sostenevano con noncuranza che Lui non fosse altro che un semplice fabbricante di giocattoli.

Il nonno di Apollonia, però, non la pensava così.

Egli sosteneva infatti che Lui non fosse affatto un ordinario mercante e che, anzi, fosse addirittura scorretto appellarlo "Giocattolaio", perché Lui assolutamente non avrebbe definito se stesso in quel modo. C'è da dire però che, se anche fosse stato un comune venditore, è indubbio che la sua figura avrebbe comunque attirato l'attenzione e incuriosito un certo uditorio. E questo sarebbe accaduto perché l'attività di qualunque semplice giocattolaio, per quanto possa essere ordinariamente ritenuta un lavoro come tanti altri, riesce sempre ad affascinare i bambini, che non vedono proprio nulla di comune e noioso nell'adulto che costruisca e venda i loro giochi.

Ad ogni modo, il nonno di Apollonia ribadiva spesso alla bambina che, quando Lui arrivava, solo gli sciocchi si sarebbero persi l'occasione di poterlo vedere, ma, nonostante questo e sebbene ne esaltasse sempre le qualità, non ne parlava mai in modo più dettagliato e diffuso.

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