[09]: charger

336 17 18
                                    

justin.

- justin! -

so cosa sta per succedere. ho sentito questa voce e quest'espressione di rimprovero colma di furia così tante volte da avercela stampata in testa, ormai.

posso sentire il rumore dei passi pesanti di scar che si avvicinano dal corridoio, e me ne sto in attesa, fermo sul mio letto, ad aspettare che entri e mi sputi in faccia tutto quello che deve dire, e so già che non sarà per niente una bella sensazione per me.

- spiegami cosa cazzo è questo. -

ed eccola qui, la rossa più incazzata che io abbia mai visto, che fa il suo ingresso teatrale nella mia stanza sventolando un cavo bianco tra le mani. scrollo le spalle con fare innocente.

- il caricatore di un telefono? -

mi pare di vedere del fumo uscire dalle sue orecchie.

- no, è il caricatore del mio telefono! e l'ultima volta che ho controllato, sei stato tu ad usarlo, e adesso guarda! -

l'attacco usb è staccato dal resto dell'apparecchio, ormai sono legati solamente da un precario cavo di rame in procinto di cedere.

- non sono stato io. -

- non rifilarmi queste stronzate! -

... ci ho provato.

- io non ho nemmeno idea di come tu abbia fatto a ridurlo così male in così poco tempo. sai da quanto tempo ho questo caricatore? anni, e tu sei riuscito a distruggerlo in un paio di giorni. io.. io non so come tu faccia, onestamente. scordati che io ti presti di nuovo qualcosa. -

una parte di me sa perfettamente che la scenata non è solo per un caricatore, ma per tutto il resto. per questo la lascio sfogare, agitarsi e urlare mentre girovaga nella mia stanza, e me ne sto zitto e a testa bassa, ad aspettare che la sua predica finisca. magari poi sarà meno incazzata.

- sai cosa? non mi importa nemmeno del caricatore, quello posso ricomprarlo, il problema è il tuo cazzo di atteggiamento. ti ho prestato qualcosa di mio, mi avevi promesso di prendertene cura, invece l'hai distrutto. -

scar sta particolarmente bene oggi. porta dei leggings grigi, i miei preferiti tra i suoi abiti, ed un maglione extralarge che la copre fin sotto ai fianchi. mentre fa avanti e indietro per la mia stanza, elencandomi le ragioni per cui sono una persona orribile, i suoi capelli rossi la seguono volteggiando nell'aria intorno a lei, facendola sembrare in fiamme. lo è davvero, almeno per me. una fenice sempre pronta a risorgere dalle proprie ceneri.

d'un tratto mi tornano in mente le parole di chaz. sono sicuro che scar sia solo una sorella per me? quando lui me lo ha chiesto, l'ho liquidato con un "cos'altro dovrebbe essere?", senza confermare o negare niente. la verità? nemmeno io la conosco.

per quanto ricordi, scar è stata dal primo momento una figura decisamente significante nella mia vita. ricordo ancora oggi il giorno in cui papà mi presentò la sua nuova compagna, roxanne, e sua figlia, un'adorabile bambina dai capelli rossi e piena di lentiggini. avevo appena dieci anni all'epoca, e lei solo cinque. era una creaturina vispa e solare, che andava sempre in giro con il suo peluche a forma di pony tra le braccia. certo, all'inizio entrambi ce ne stavamo sulle nostre, ma non ci volle molto ad abbattere il muro della timidezza. ricordo di averla avvicinata mostrando fieramente il mio modellino di buzz lightyear e dicendole che, a buzz, sarebbe piaciuto molto fare un giro sul suo pony rosa. a fine giornata ci siamo ritrovati a correre in giardino fino a tardi, con delle tovaglie legate intorno al collo a mo di mantello, a fare i super eroi in missione per salvare il mondo. tre anni dopo lei e sua madre si sono trasferite qui e lo ammetto, un po' ero geloso. non volevo una sorella con cui dividere papà, ma lei non lo è mai stata. è questo il punto: lei non è mai stata mia sorella. era più la mia migliore amica, la complice nelle mie bravate, o il bersaglio preferito per i miei dispetti. ma una sorella... questo scarlett non lo è mai stata.

siblings. ✩ jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora