Dialogo di un uomo e il suo fantasma personale

66 1 1
                                    

Fantasma-Riso amaro il vostro!

Voi ridete della miseria vostra e degli altri, ma dove trovate il coraggio? Come potete?

Uomo-Ci fu un tempo nel quale mi davo pena della mia condizione, ma ora, ora che sono a buon merito più morto che vivo, ora che delle umane miserie vedo la vanità, la vita ormai lontana, ora, che per me non ho disii e di illusioni più nessuna, ora posso ridere di me quale ero, specchiandomi nei vivi.

Ero, si può dire, uno studente operoso prima, un figlio ingrato, un padre meschino poi. Non mai smisi di penare in vita, prima per i voti, per il rapporto con i genitori, per il lavoro, per i miei figli poi.

Non mai smisi di lavorare, e ora, ora che ho veduto come qui vegnon trattati gli individui, ormai ridotti ombre, ora che ho veduto come principi e villani, preti e bevitori siano messi a livella, come non è vantaggio alcuno una vita da giusti dopo vivi, ora rido di me e di voi. Rido della comune sorte, del vantaggio che sperava il giusto d’aver sull’empio.

Fantasma- Per ciò ridete? Questo che per voi è motivo di riso, in realtà, è quanto di più triste, nonché cagione di ingiustizia fra gli uomini.

Se colui che tutto regge vi fulminasse, come io chiedo, per ogni vostra cattiva azione, non avreste di che addobbar processi. Crederete amico mio che questi ci sono, solo in ragione del fatto che nel mondo non vi è giustizia; bensì un simulacro a opera del consorzio umano. Il malfattore tosto vive più a lungo del sant’uomo.

È davvero una disdetta che questo accada, che persone meschine vivano a lungo, e quelle buone già saprai. Ma questo è quanto avviene, e voi ne ridete!

Uomo- Oh se ne rido, tu tutto serio,ti vedo smorto amico mio! Ne rido eccome.

Onestamente, potrei frappormi all’incontrovertibile delibera, a ciò che è stabilito nei secoli dei secoli? Che fra gli uomini regni l’ingiustizia e la menzogna, che la vita paia un concorso a premi dove vincono gli scaltri, e chi per sua sventura abbia un cuore, meglio sarebbe se lo vendesse al primo diavolo o lo gettasse nella brace. Se i giorni tristi oltre ad essere in numero molti più dei giorni felici, paiano per giunta essere i più lunghi? Come se non fosse abbastanza! E quando uno abbia a dilettarsi con qualcosa, il tempo gli sfugga fra le mani, senza che se ne possa render conto. Quale responsabilità avrei io, giuro non ho voce! Ne rido poiché stimo la questione alla stregua di una farsa. Sfido! Caro amico, il ricordare non è mai felice, nemmeno ricordando giorni felici; qualcuno sostiene, ed io con lui, che questi, i giorni felici, siano i più duri a ricordare.

Fantasma-Certo non avete nessuna responsabilità, di questo vi do atto, poiché colui che ha scelto non vuole consigli, non ne cercò e non ne cerca, nessun ripensamento o passo indietro, sempre fedele a se stesso, mai abdicato.

Nessun esercito o persona, ricca o potente che sia, potrà insediarne il trono. Egli siede su di noi, così sui giusti, come gl’empi. Per provare di non preferire cosa alcuna, per provare la sua indifferenza per le cose umane, i loro negozi le loro malfatte, lascia che tutti credano che non esiste: chi lo chiama non sente risposta, chi lo bestemmia impune prosegue.

A proposito, in passato, si sono formulate le più strane ipotesi. Si crede che Egli, abbia posto l’uomo nel mondo per metterlo alla prova, e che queste prove, durino la vita d’ognuno. Cosicché in una vita, in effetto, si sono avute tante prove quanto istanti. 

Fra queste la suprema sarebbe credere in Lui, nonostante il mondo, ogni avvenimento, la nostra condizione, l’ingiustizia sovrana, ci portino a credere il contrario, ovvero, che nessun Dio ci assiste.

Per metterci alla prova avrebbe questi creato un calendario, i giorni, le ore, il tempo e con questo di li a poco si sarebbe messo a ingannare l’uomo, generando le più strane coincidenze; che i meschini vivano a lungo, che, a fronte di una cattiva azione, immediatamente, capiti a uno la più grossa delle fortune. Quasi che questa fortuna sia direttamente conseguente all’azione meschina. Come se, a fare il male, alla lunga, come nell’immediato ci si guadagni.

Un uomo, salvate svariate persone al porto, lanciandosi in acqua, lottando con le onde, nel giorno di una grande bufera, a fronte del grande sforzo, vi morì affogato. Vedete la sorte? Sarà questa una paga?

In sostanza, intervenendo sulla successione degli eventi, farebbe credere ai più di essere nel giusto quando questi non lo sono, premiandoli seduta stante. 

Il contrario per chi faccia del bene che crederà di essere punito, quando in realtà, questa e quella cosa, la buona azione e la sventura, sono legate solo apparentemente.

Ma questa è materia per chi crede! Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Uomo-In realtà credo che anche lui ne rida, che si faccia beffe di noi quando lo invochiamo! Io per me mi accontento del buon vino. E ora che ho veduto cosa mi attende di la della vita, qui sospeso fra questa e la morte, tosto preferirei tornare dai miei cari. Posto che è in mio potere sceglier dove stare, me ne vado per il mondo, e di lei non serberò ricordo! Le sue parole saranno dimenticate, il suo volto una flebile figura!

Nella realtà del risveglio ogni parola sarà rimossa. Io vivrò come se tu non ci fossi, rido di noi, di me, di loro! Quale sorte! 

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 06, 2014 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Dialogo di un uomo e il suo fantasma personaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora