L'Inferno In Mezzo Alla Neve

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Freddo. La prima sensazione che avvertii fu il freddo. Mi svegliai sopra un blocco di rigido metallo. Intorno a me c'erano solo buio e silenzio, talmente tanto silenzio che riuscivo a sentire il ronzio della grossa lampada che avevo puntata contro, unica fonte di luce nella stanza, era simile ai faretti delle sale operatorie ma la luce era fredda, asettica.

Alzai lo sguardo solo dopo un paio di minuti. Non c'era nessuno attorno a me, potevo scappare. Stetti per alzarmi e correre via da lì ma qualcosa mi bloccò: le mie braccia, sparite, inesistenti a partire dal gomito. Mi sentii nauseata, schifata dal mio stesso corpo mutilato.

Riuscii ad alzarmi usando l'inerzia e in pochi secondi riuscì anche a mettermi in piedi.
Camminai per un paio di metri prima di cadere in ginocchio sfinita. Avevo vent'anni allora, eppure mi sentivo come se fossi decrepita, un relitto. Stavo per vomitare, sentivo gli acidi ribollire mentre risalivano la gola. Riuscii a trattenermi a stento mentre tentavo di rialzarmi.

Ormai ero tornata ritta quando un forte rumore rimbombò improvvisamente nel vuoto. Era simile al suono prodotto da grosse catene che grattano e sbattono sul metallo. Mi girai per capire cosa fosse e la vidi, la macchina. Un conglomerato di cavi, luci rosse intermittenti, grandi tentacoli di metallo che finivano in artigli appuntiti. La macchina scendeva lentamente dall'alto soffitto coperto dal buio.

Iniziai a correre. Non so come, ma il terrore e la voglia di vivere mi diedero la forza di allungare le gambe e allontanarmi da quel coso. Pensai di riuscire a scappare ma la perdita delle braccia e la conseguente mancanza di equilibrio ebbero la meglio su di me. Prima di finire a terra riuscii a scorgere la fine della stanza. Un muro in cemento grigio con una finestrella luminosa. In essa si vedevano delle sagome, uomini che mi fissavano.

Tentai di rialzarmi ma uno dei tentacoli d'acciaio mi aveva raggiunta. Ero stata catturata. I ganci di freddo ferro stringevano la mia caviglia destra trascinandomi verso il blocco di metallo dove mi ero svegliata mentre io cercavo di fermarmi persino rigando il pavimento con i solchi dei miei denti. Fu orribile. Un'altro di quei bracci si avvinghiò alla mia testa. Io continuai a piangere esausta e disperata. Quel coso mi tirò sù in piedi tirandomi i capelli con così tanta forza che pensavo si strappassero.

Urlai, imprecai, piansi e urlai ancora. Non mi volevo arrendere ma sapevo che era finita. Sentì il vomito arrivarmi quasi alle tonsille che mi ritrovai sdraiata sul freddo e rigido blocco d'acciaio. Avevo la macchina sopra di me, c'era solo un metro di vuoto che ci separava ma non mi divideva dai tentacoli che mi presero collo, gomiti, ginocchia e ventre. Non sapevo cosa avrebbe fatto, ma speravo che finisse presto.

La lampada da sala chirurgica puntava sul mio torso mentre dei tubi di gomma nera scendevano dal macchinario come  serpenti da un ramo. Avevano delle siringhe all'estremità che si infilarono ai lati del collo facendomi urlare più forte di prima se possibile. Altri di quei tubi neri scesero e si attaccaro a me come sanguisughe mentre i tentacoli mi strappavano i vestiti lacerandoli e ferendomi. Ormai ero distrutta, spogliata dei pochi abiti che avevo, ferita, stanca e martoriata.

Alcuni di quei tubi si infilarono fin sotto la pelle, altri, più sottili, entrarono nelle orecchie, nella bocca ed in ogni cavità del mio corpo. Sentivo quei... cosi penetrare dentro la pelle e grattare le ossa.

Passarono pochi minuti di terrore e due casse di metallo scesero dall'alto ai miei fianchi portate dai tentacoli. Si aprirono appena raggiunsero la mia altezza rivelando cosa c'era al loro interno. Due protesi, bianche con incisioni luminose azzurre, dalla forma di avambracci e mani anche se le dita erano grigie, lucide.

Per un attimo pensai che fossero incredibili, ma quel pensiero venne spazzato via subito dal dolore e dalla paura.

Due tentacoli presero le braccia sintetiche e me le attaccarono ai gomiti, o quel che ne restava. Poi da un terzo tentacolo dotato di un occhio rosso e luminoso venne emesso un laser che fuse la carne delle mie braccia con il metallo mentre i tubi iniziarono a pompare un liquido gelato. Era orribile, sentivo il mio corpo cedere e il petto ghiacciarsi. Ai gomiti un dolore acuto e martellante aumentava costantemente mentre pregavo l'arrivo della morte purché mi togliesse da quella tortura.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 10, 2018 ⏰

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