Parte 1 senza titolo

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Come qualsiasi essere umano, mi sono più volte chiesta quale sia la ricetta della felicità: una gran dose di amore, tanta famiglia, un pizzico di fortuna, una spolverata di follia. Questa è la mia risposta, eppure ancora io non l'ho trovata, la felicità. So bene cosa ci vorrebbe, ma è un piatto complicato, a differenza di quello che si potrebbe pensare.

Chi dice che ci vuole poco per essere felici, probabilmente ha già trovato tutti gli ingredienti, oppure si accontenta di un risultato mediocre, una pallida imitazione che si può ottenere a buon mercato. Io non sono mai stata approssimativa, quindi ora vi racconterò quali sono i miei ingredienti e come mai non riesco a ottenere il piatto perfetto.

Di cosa parla questa storia? Parla di come ci si senta in balia delle correnti ascensionali, quando si è uccelli migratori.

Mi prendo la responsabilità di ciò che sto per dire, anche se chiaramente è solo una mia opinione: al nord le persone fanno fatica a capire il dramma di chi lascia il proprio paese per cercar fortuna, a sud no. La motivazione per cui ciò accade, sta nel fatto che noi del sud siamo molto più abituati a vivere la condizione del migrante. No, non farò disquisizioni storiche in questa one-shot, mi limiterò a divagare su cose che provo sulla mia propria pelle, lasciando andare le dita liberamente sulla tastiera, in balia di quelle correnti a cui facevo riferimento poco fa.

Sento spesso dire che dal sud le persone si spostino per cercar lavoro, ma ciò è quanto di più lontano possibile dalla realtà. La correzione necessaria e obbligatoria è che le persone si spostano dal sud per cercare un lavoro "migliore" o diverso, da ciò che al sud trovano. Ciò non è assolutamente sintomo di disprezzo per la propria patria, se mai è sintomo di differenza. Prima ho usato il termine migliore, ma ciò che intendo con questo termine è "più prestigioso", o talvolta "più facile da trovare".

Prima di attirarmi ulteriori ire, ora mi spiegherò meglio.

Io amo la mia terra, la amo immensamente. Non c'è nulla, e ripeto, NULLA di quanto ho trovato a Milano che mi soddisfi e mi faccia sentire felice. Questo non perché Milano sia una brutta città, tutt'altro, ma non è casa mia e non sarà mai casa mia. Il sole qui non bacia la pelle, non scalda il cuore: avvampa, oppure lascia congelare, nascondendosi dietro al cielo plumbeo. L'aria è pesante, quando va bene non ha odore, quando va male, emana l'olezzo delle marmitte delle auto. Da me l'aria profuma di pino e di grano, stormisce fra le fronde argentee degli ulivi. Da me la gente ti saluta per strada, sorride, è felice, ha lo sguardo alto e lieto. Qui vedo volti scuri, puntati a terra, atterriti che qualcuno possa rivolgergli la parola.

Qui, vedo distese di palazzi, alveari rumorosi, bestie roboanti che divorano la terra. Fischi, urla. Da me posso vedere le onde infrangersi placide sulla sabbia dorata.

Allora perché sono andata via? L'ho fatto per due motivi. Il primo, il più doloroso, volevo il mio lavoro "migliore" da trovare. Ammetto il mio peccato, voglio provare a fare una cosa grande e non so se al sud ne avrei l'occasione. Perché c'è sempre un occhio di sospetto per ogni cosa che viene dal sud, e lo percepisco bene ogni giorno sulla mia carne. Dunque se fossi rimasta e avessi provato a fare quel qualcosa di più grande giù, sarebbe rimasto un bel sogno.

Il secondo motivo è che l'amore della mia vita è a Milano, e io ho desiderato ardentemente averlo vicino, ogni giorno.

Ora vedete bene, che nel mio piccolo mi trovo nella condizione del migrante: abbandonata a flussi che non mi danno appiglio, né tregua. La mia famiglia, è ciò che mi manca di più. Poter anche solo scambiare una risata con mia sorella, o ammirare quanto mio fratello sia cresciuto. Stringermi all'abbraccio di mamma e papà, affondare il viso nel pelo di Thor.

Come si fa a conciliare tutto questo con ciò che vivo adesso? La risposta è che non è possibile, il risultato è sentirsi spaccati a metà. La mia ricetta comprenderebbe stare a casa mia, cullata dalle mie fresche acque, non sospinta dalla bufera di un posto che mi accoglierà solo finché gli farà comodo. Ma l'amore mi tiene qua, io non posso costringerlo a migrare per me, né mai lui ha costretto me a farlo.

Se fosse solo per la mia occasione "migliore", bhe, ho ammesso la mia colpa, sono pronta a redimermi. Rinuncerei, certo, alla possibilità del prestigio. Infondo non è il prestigio che mi farà felice.

In ultimo vi invito a considerare solo un aspetto: io non scappo da una guerra. Se per me, che mi sto solo spostando in cerca di un'occasione, è tutto così difficile, provate anche solo a immaginare come sia per chi sta fuggendo da un pericolo che sta divorando la propria casa. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 07, 2017 ⏰

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Le correnti ascensionali del casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora