Adeline si sedette sconsolata in mezzo alle scale, mentre un paio di domande le affiorano in mente: come mai suo padre si era comportato così sgarbatamente nei suoi confronti? Cosa aveva fatto di male?
Si prese il viso tra le mani e affondò la punta delle dita nei capelli riflettendo.
Chiuse gli occhi cercado di farsi quasi invisibile, lasciando che il suono ovattato della musica proveniente dall'altra stanza la attraversse.
Adeline sentì la porta del soggiorno riaprirsi per poi cigolare e chiudersi sbattendo molto intensamente.
Qualcuno si sedette accanto a lei sul gradino di legno.
«Adeline?» la chiamò il fratello, mentre la musica dal salotto si interrompeva.
«Stai bene?» domandò, vedendo che lei non rispondeva.
Lei alzò lo sguardo «Sto bene Klaus, non preoccuparti.»
Lui la fissò un attimo. «Te la sei presa per ciò che ha detto papà?» chiese Klaus osservando la porta decorata del salotto da dove si udivano le voci dei loro genitori che discutevano.
«Sì. Non tanto per le parole che ha usato, ma per il modo in cui le ha pronunciate. Vacue e fredde. Come... Come quando parla a loro.» ad Adeline non andava di parlarne, ma suo fratello aveva il diritto di saperlo. «Non devi assumerti nessuna colpa, è solamente papà: ultimamente è molto stressato per via della promozione di grado e tutta la questione burocratica che ne segue da gestire.»
Suo fratello le poggiò una mano sulla spalla.
«Mi sei mancato Klaus...» Adeline lo abbracciò forte, lui le poggiò le mani sulla schiena e la strinse a sé, accarezzandola ogni tanto.
«Anche tu, sorellina.» rimasero in silenzio qualche minuto, ascoltando i loro respiri regolari.
Klaus si staccò e fissò Adeline negli occhi «Ecco, io dovrei parlarti di una cosa.». Adeline annuì e lui prese un grosso respiro «Io... Diventerò un soldato e andrò a combattere al fronte.»
Il ragazzo spostò gli occhi celesti verso le scale per non guardare gli occhi della sorella che si stavano riempiendo di lacrime.
«Cosa?» chiese la ragazza con voce flebile.
Nella sua mente una confusione di pensieri cercavano di sovrapporsi per emergere sulla massa. «Tu non puoi abbandonarmi. Non andrai a morire come Marke!» esclamò lei mettendo una mano sulla guancia del fratello ed obbligandolo a guardarla.
Lui la osservò con il suo cielo in tempesta nello sguardo e constatò: «Nostro fratello è morto per il bene della patria. Ho l'obbligo di prendere le armi. E che se io debba morire, lo farò anche io per la stessa nobile motivazione.»
«No. No...» Adeline scoppiò a piangere e Klaus le prese delicatamente per la nuca poggiandole la testa sulla sua spalla. «Stai tranquilla.» le sussurrò.
"Come potrei? Stai andando a prenderti delle pallottole dritte in testa! Vai a morire e mi lascerai sola, dannazione!" pensò la giovane. Si liberò dal gesto, si alzò senza rispondere e salì le scale in modo affrettato.
Iniziò a vagare per i corridoi e ad aprire porta per porta, cercando una stanza dove potesse alloggiare o comunque sistemata per lei.
Alla fine, in fondo al corridoio salita una breve scalinata sulla sinistra, una porta solitaria si presentava davanti ad un piccolo pianerottolo. Bianca con dipinte delle campanule e delle primule viola, attirò la sua attenzione. Vi entrò; un meraviglioso e luminoso locale sistemato con i mobili della sua vecchia stanza nell'altra casa l'accolse, ma non lo osservò bene. Si distese quasi subito sul suo letto e lasciò che le lacrime bagnassero il soffice piumino, finché, prima che potesse impedirlo, cadde in un sonno profondo a causa della stanchezza del viaggio e di tutto lo stress che aveva accumulato in appena due ore.Quando Adeline si svegliò era più presto di quanto immaginasse. Probablimente aveva riposato solo per un'oretta scarsa.
Si alzò indolenzita e si diresse verso la finestra, scostando le tende celesti, vi si affacciò pensando di nuovo a Berlino, a come stava bene lì e a quanto avrebbe desiderato tornarci; nei monti rivedeva i palazzi, alti e sfarzosi, negli alberi poteva rivivere le passeggiate lungo le sponde della Sprea, nel lago che si intravedeva in lontananza poteva immaginarsi su di un ponte mentre guardava l'acqua del fiume scorrerle sotto i piedi.
Si sedette sul letto poco prima di sentire qualcuno che saliva le scale frettolosamente, creando un ticchettio regolare.
Poi quel qualcuno bussò alla porta della stanza.
«Adeline?» era sua madre, anche dall'altro lato dell'uscio sentiva che aveva il respiro affannoso.
«Entra pure.» disse Adeline. La madre si affacciò all'entrata, poi aprì tutta la porta e si avvicinò a lei. Le stampò un bacio in fronte, ma negli occhi si leggeva un lieve nervosismo.
Sorrise per rassicurare la figlia e disse: «Oggi arriverà la famiglia Largerbäck. Ti ricordi di Korbinian Largerbäck, vero? Eravate molto amici da piccoli.»
Ricordi d'infanzia affiorarono alla mente di Adeline di un bambino antipatico che le tirava sempre le trecce e le faceva delle orribili smorfie. Una volta aveva anche rotto il barattolo dei biscotti in porcellana proveniente dalla Cina e aveva cercato d'incolparla, ovviamente c'era riuscito. "Amici" era un iperbole.
«Ehm... certo.» rispose la ragazza alzandosi.
Adeline poi sussurrò tra sé: «Purtroppo.»
Non aveva nessuna voglia di vedere nessuno, ma l'avrebbe fatto per non mancare di rispetto a sua madre e ai suoi ospiti che sarebbero arrivati da un momento all'altro.
«Molto bene.» disse la madre. Si alzò per congedarsi, ma poco prima di farlo si voltò:
«Ti ho fatto fare un abito per l'occasione. È nell'armadio.» aggiunse indicando delle ante di legno dipinte di bianco e fiori blu, come la porta della stanza, a destra del letto.
La camera venne isolata dal cigolio dei cardini.
Adeline si alzò ed aprì il guardaroba: occupava tutta la parete laterale al letto, con tre spazi formati da sei ante e sotto quella centrale erano posti dei cassetti.
Aprì lo sportello e, tra un mare di vestiti e completi, uno era girato in modo che fosse ben visibile davanti a tutti.
YOU ARE READING
Hundin.
Historical FictionDurante la Seconda Guerra Mondiale ogni crudeltà è concessa, ogni cosa che il nazismo non permette viene puntito. Nel campo di concentramento di Hinzert, nell'ovest della Germania, le regole sono molto severe. Adeline, figlia di un generale delle SS...