« Cos'è successo?» Chiese l'uomo che ancora teneva in mano un cacciavite arancione con la punta a stella.
« L'ho trovata seduta a terra vicino a un fienile, ho pensato fosse caduta perché era tutta sporca. Mi ha visto arrivare, ha provato ad alzarsi in piedi ed è svenuta. Non dovrebbe aver battuto la testa troppo forte però.»
Augusto balbettava e tremava, era chiaramente agitato ma lo sguardo sembrava sfidare chiunque fosse intenzionato a smentire ciò che diceva. I capelli castani erano scompigliati, come se avesse fatto una corsa, la camicia bianca strappata su un lato, non riusciva a distogliere l'attenzione dalla sorellina priva di sensi.
Angela, distesa sul letto dei genitori, aveva il viso sporco di terra e i capelli neri arruffati; la madre, seduta accanto a lei, piangeva e le accarezzava le guance cercando di pulirle, con atteggiamento affettuoso.
La cucina e quella camera da letto erano le uniche due stanze al piano inferiore della casa, e comunicavano tra loro senza alcun corridoio in mezzo; per questo motivo Joanna fu in grado di ascoltare la discussione tra i due uomini anche se stava preparando una camomilla per tutti.
« Non ti ha detto niente?» Domandò la madre tra i singhiozzi.
« Me l'hai già chiesto, no! Basta con il terzo grado, dai.»
Augusto uscì dalla stanza urtando il comodino che si trovava vicino alla porta, la lampada che vi era sopra venne afferrata dal padre prima che potesse cadere. Fece per scendere nuovamente in strada ma Joanna gli bloccò la via di fuga porgendogli una tazza a fiori colorati poggiata su un piattino bianco. Si studiarono per qualche istante, poi Augusto abbassò lo sguardo, afferrando a sua volta il piattino con delicatezza, senza dire una parola.
Conoscendolo, Joanna sapeva che il gesto equivaleva a un semplice "Grazie".Il ragazzo andò a sedersi sul gradino del caminetto, la sorella si sedette accanto a lui e poggiò la testa sulla sua spalla. Non c'era bisogno di parlare, non era mai stato necessario. Augusto era
nato con sei minuti di ritardo rispetto alla gemella, non le somigliava per niente, era caratterialmente opposto a lei, eppure entrambi, ancora una volta, riuscivano perfettamente a immaginare lo stato d'animo dell'altro. Sebbene il ragazzo stesse mantenendo un autocontrollo notevole, Joanna sapeva bene quanto fosse scosso per l'accaduto.
Non era un inverno freddo, la famiglia di Angela ne ricordava di più rigidi e, con il fuoco acceso, l'ambiente rimaneva caldo e confortevole. I due gemelli erano seduti in maniera tale da non venire investiti né dal fumo né da eventuali scintille.
***
Angela si svegliò dopo due ore, quando ancora il medico non era nemmeno arrivato, e disse di sentirsi strana. Non ricordava molto: sapeva di essere caduta in un burrone e di aver avuto tanta paura. Era confusa, scoppiò a piangere perché non sapeva dove fosse finito il suo cestino di vimini. Quando il padre provò a disinfettarle i graffi sulle gambe i capricci aumentarono. La piccola rimase irrequieta per giorni, anche a causa delle visite mediche alle quali venne sottoposta, e in quel periodo non fu difficile per Joanna notare che Augusto aveva assunto un atteggiamento eccessivamente protettivo nei confronti della bambina