Estratto Capitolo 4 - Somnia Animae

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L'aria è fredda e la stanza umida. Angela si guarda attorno cercando di capire dove sia. Le pareti grigiastre mostrano i segni del tempo e a parte il letto e una sedia poggiata contro il muro, nella camera non c'è altro. La ragazza si mette a sedere, le fa male la testa e deve sforzarsi. Nota ora una piccola finestra sulla parete alla sua sinistra, ha le sbarre e per la dimensione ci può passare solo un bambino. Quella finestra è anche l'unica fonte di luce.

La giovane si alza lentamente in piedi con la consapevolezza di essere stata isolata. La sua famiglia l'ha cacciata, gli amici non desiderano più averla tra i piedi, è sola con il demone che è dentro. È già stata in questa stanza, o forse ce ne sono a decine identiche, quello che può dedurre è che si trova all'interno del monastero sulla cima della collina. La costruzione si erge imponente e triste, come un grosso animale che si trascina stanco, e dal centro abitato dista più di mezza giornata a piedi, qualche ora in calesse. Quindi è fuori dalle mura, lontana dal villaggio, nel luogo in cui sua madre l'ha portata ogni domenica negli ultimi due anni, dove i monaci hanno promesso di prendersi cura di lei. Angela li ha sentiti recitare preghiere, è stata costretta a immergersi nell'acqua santa coperta solo da un saio, ha bevuto tisane disgustose anche solo a volerne assaggiare l'odore. Ma il loro Dio non l'ha guarita. Lei sa quando il Demone è presente e quando invece si allontana, lo sente quando le afferra la gola, e sono questi i momenti in cui non riesce a parlare; lo avverte quando il cuore batte impazzito senza riuscire a calmarsi e l'aria le manca nei polmoni fino a quasi farla svenire. È per questo motivo che non la vogliono più nel mondo esterno: gli indemoniati come lei non possono convivere con le persone sane, sono pericolosi perché i diavoli che sono in loro potrebbero passare nel corpo di altri sconvolgendone la mente. E così ogni volta che sente il panico crescere dentro, che le mancano le forze per reagire, che la ragione cede, viene isolata e costretta in qualche stanza che poi verrà benedetta con preghiere e rituali. Tutte sciocchezze inutili! Quante volte ha visto la sorella piangere, supplicare i genitori di cercare un altro modo per aiutarla, e quante volte ha potuto ascoltare le loro risposte e le parole che vertono sempre e solo attorno a Spiriti, ad Angeli e a Demoni.

«Lo facciamo per proteggere tutti noi dall'influenza del maligno.» Ha risposto il padre ancora e ancora, giustificandosi sopratutto con i figli maschi. Ma non ha mai avuto un reale bisogno di farlo perché anche loro sanno quanto sia vero ciò che gli viene ispirato da Dio stesso. Non sarebbe mai voluta diventare violenta con nessuno. È colpa del mondo che la circonda, di coloro che quando cade vittima dei suoi attacchi cercano di afferrarla e di scuoterla nonostante la paura non le permetta di ragionare. Le hanno detto che più volte è diventata simile a un animale inferocito e questo le dispiace: si rende conto di quanto i demoni possano distorcere la realtà e convincere le proprie vittime di cose che non sono reali. Angela porta una mano dietro la nuca; ha un piccolo bernoccolo, al tocco fa male, deve essere la conseguenza del colpo inferto dall'Abbate Glauco per farla star buona. Non voleva saperne di rintanarsi lì dentro e, all'arrivo nella sua abitazione degli inservienti del lazzaretto e dei monaci, ha reagito. Sono venuti a prenderla e hanno dovuto usare la forza per lottare contro la volontà ferma della fanciulla di vivere una vita normale e libera. Comunque ci sono riusciti, l'hanno rinchiusa tra queste mura e la prigioniera è sicura che passerà molto tempo prima che le venga permesso di uscire a prendere un po' d'aria.           

                                                                                 ***

Questa volta l'incubo era talmente nitido al risveglio che Angela riuscì a descriverlo senza difficoltà. Non era spaventata, solo stanca. Aveva ancora quella brutta sensazione di claustrofobia, come se non fosse mai uscita dalla cella in cui si era trovata rinchiusa in sogno, e ricordava perfettamente l'angoscia, la frustrazione e la paura. Si era sentita impotente e questo le era bastato per lasciarsi andare alla disperazione più totale. Aveva avuto consapevolezza della propria follia e del proprio orribile passato, e ora ne era turbata.   Come sempre, quello che vedeva in sogno non aveva per lei alcun senso ma le sembrava estremamente reale. Non importava quanto fosse lontano dalla realtà, questa volta poi era addirittura ambientato in un'altra epoca storica, eppure per la sua mente era tanto reale quanto ciò che la circondava al risveglio. Probabilmente la paura di essere considerata matta era profonda, anche se non ammetteva che gli altri avrebbero potuto additarla come squilibrata in realtà sapeva che al loro posto avrebbe pensato più o meno la stessa cosa.  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 18, 2014 ⏰

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Somnia Animae di Manuela MicheliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora