Capitolo 5

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Migliaia di libri si accomulavano, fino a riempire tutta la casa, fino a farmi soffocare.
Gli angoli spigolosi dei libri mi ferivano e più mi dimenavo, più il dolore si faceva forte.
I libri mi stavano schiacciando, cercai di avvicinarmi all'uscita ma era troppo lontana. Per disperazione decisi di lasciarmi andare e venni risucchiata fino a non respirare più, ma almeno il dolore finalmente cessava.
Appena toccai il fondo della stanza, un profondo e forte frastuono mi rimbombò in testa.

***

Sentivo il respiro affannoso e il cuore battere all'impazzata, aprii gli occhi.
Era tutto tornato come prima, capii subito che era stato solo un incubo.

Guardai per un tempo indefinito il soffitto, pensando al significato dell'incubo. Ho sempre creduto che ogni sogno avesse un significato e che nessuno sia fatto per caso.
Subito non ne trovai un senso logico ma dopo una piccola riflessione capii, o almeno credetti di capire.
Forse i libri rappresentavano il valore che avevano assunto per me. Invece la quantità rappresentava il fatto che ci stavo dando troppo peso e importanza e che, a causa di ciò, non potevo scapparne. Inoltre, se tentavo una fuga, i libri me la impedivano e mi affliggevano sempre più dolore, a tal punto di ferirmi. Infine l'unico modo per stare meglio era lasciarsi andare, rinunciando a tutto e convivere per sempre con gli stessi pensieri.

Mentre mi alzavo dal letto, con la coda dell'occhio intravidi la borsa, contenente il libro, che avevo utilizzato la sera prima. Mi girai e la afferrai prendendo il libro. Per me stava assumendo troppa importanza, quasi un ossessione. Sospirai e decisi di sbarazzarmene. Non volevo portarlo altrove perché avrei vissuto con il pensiero di volerlo leggere, optai quindi per un'altra soluzione.

Scendendo le scale, mentre mi dirigevo in salotto, mi cadde il libro. Inaspettatamente un dolore lancinante attraversò il mio corpo e fui costretta ad aggrapparmi alla ringhiera della scalinata per reggermi in piedi.
Quando mi ripresi, finii di scendere le scale e lo raccolsi da terra.

Arrivata in salotto, accesi subito il fuoco senza indugiare, sospirai e avvicinai il libro al caminetto.
Il mio respiro diventò sempre più affannoso e affaticato, ero diventata paonazza e avevo sempre più caldo.
L'angolo della copertina si stava lentamente bruciando e mi sentivo finalmente libera. Stavo per mollare la presa, così il libro sarebbe potuto bruciare del tutto. D'improvviso sentii un dolore peggiore del precedente sulla caviglia. Abbassai lo sguardo e vidi una sorta di quel che pensavo fosse un eritema. Ritrassi la mano insieme al libro spegnendo il fuoco.
Mi diressi subito in cucina per prendere una tavoletta di ghiaccio da riporre sulla ferita.

Guardai per qualche secondo la caviglia prima di mettervi il ghiaccio, non era un eritema ma una sorta di scottatura. Non mi ero avvicinata al fuoco con la gamba e non mi spiegavo il fatto di come potessi essermi scottata. Presi il libro in mano osservando l'angolo della copertina e ogni singola sua parte della bruciatura coincideva con la scottatura della mia caviglia.
Chiusi gli occhi sospirando e, con il cuore che mi batteva a mille, mi rimbombava in testa ripetutamente la stessa domanda alla quale sapevo la risposta ma non volevo ammetterla a me stessa.
"Se il libro viene indebolito anche io ne pago le conseguenze?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2017 ⏰

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