Capitolo Primo

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Selina

Le strade di questo buco di città sono fogne a cielo aperto, riconosco facilmente le figure di topi che si muovono nello sporco e di cani nascosti dal buio di un vicolo che ringhiano contro chiunque passi vicino a loro. Da lontano sento il pianto di un bambino, uno dei tanti poveri piccoli esseri umani nati nella povertà di questo quartiere, un altro innocente pronto a vivere una vita di miseria. La taverna che cerco si confonde fra le costruzioni basse e storte della strada, le finestre sono illuminate dalla luce del grosso fuoco che scoppietta nel camino. La nebbia ha lasciato i brividi nelle mie ossa e, nonostante nella stanza aleggi un dolce profumo di pane, nelle mie narici è rimasto l'odore della realtà appena fuori. È acre e pungente, eppure sono abituata a sentirlo in quanto questo luogo è molto simile a quello che chiamavo casa, prima di dover scappare. Mi siedo su uno degli sgabelli senza abbassare il mio cappuccio, nella luce irregolare e danzante della fiamma vedo il locandiere sorridermi. Mi si avvicina con passo lento.

"Mia signora, cosa posso fare per lei?" mi chiede strofinando con un pezzo di stoffa il bancone unto e segnato. Il guizzo di luce nei suoi occhi mi fa capire subito con chi ho a che fare, nascondo il viso nell'ombra e senza indugiare oltre chiedo delle informazioni sull'uomo che cerco:

"Amici mi hanno detto che c'è qualcuno che smercia lune da queste parti."

"Non mi sembri una figlia della notte e neppure una figlia della luna." si sporge verso di me per vedere sotto il cappuccio, cosí mi ritraggo. "Perché lo cerchi?"

"Ho bisogno di una stanza, ne hai libere?" chiedo senza rispondere alla domanda, non credo che questa fata saprebbe tenere la bocca chiusa su ciò che cerco. Mentre finisco il pensiero un movimento di un gruppo di vampiri mi fa voltare, sembrano ancora più evanescenti a causa delle ombre scure che si disegnano sotto i loro occhi; osservo i loro abiti: sono quelli delle guardie inglesi occupate sul fronte con la Francia, ma sento che sono molto più vecchi di questo secolo. Potevo avere dubbi? Uno, che mi sta fissando, se ne sta seduto dall'altro lato della stanza con un bicchiere in mano; i suoi occhi sono accesi di una luce vivace e ha un sorriso piacevole nonostante quei due canini aguzzi, i capelli ricci gli cadono morbidi attorno al viso. Più che una creatura demoniaca lo definirei un angelo dannato. Il locandiere mi richiama ai miei problemi dondolando le chiavi rumorosamente.

"La stanza 6 dovrebbe essere libera, ma la avverto che potrebbe trovarci qualcuno dei figli della notte. Loro vanno e vengono senza più chiedere."

Sorrido afferrando la chiave e mi sbrigo a muovermi; sento uno sguardo incuriosito su di me, ma meno gli alti sanno su chi sono, più sicura è la mia ricerca.

Il sole sorge presto sulla città, ho dormito vestita e con il pugnale incantato stretto in mano per paura che i miei incubi potessero raggiungermi. Sono ormai cento anni che non riesco a dormire senza questo pugnale in mano, da quando il mercante ha ucciso il mio compagno nel sonno per dissanguarlo e usare il suo sangue al fine di produrre le lune, da quando ho iniziato a cercarlo dovunque per mostrargli cosa significa avere contro la donna che ha fermato il cuore di re e regine per diletto, che muove i suoi passi su questa terra da più tanto di quel tempo che la conosce tutta, la donna che ha segnerà la sua fine: me.

Scendo velocemente al piano di sotto alla ricercare di una traccia, sono certa che uno degli intermediari del mercante è stato qui anche ieri sera e mi è sfuggito di qualche minuto. Oserei dire che sento l'odore delle sue schifose droghe, il rumore della disperazione che portano con sé. Ormai gli sono con il fiato sul collo e non mi scapperà ancora a lungo, la mia vendetta è vicina. Dietro il bancone vedo una ragazza mora con un lungo abito di cotone verde e il grembiule legato in vita, sembra poco disposta a sorridere ma appena mi siedo si avvicina chiedendomi di cosa ho bisogno. I suoi capelli mossi e i segni di artigli appena visibili sotto la manica destra rivelano la sua natura, potrebbe portarmi da chi cerco se riuscissi a convincerla a collaborare. Potrebbe essere la mia chiave per il successo.

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