Bleeding Out [Larry Stylinson]

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Mentre inserivo la chiave nella serratura sentii un tonfo sordo provenire dall'interno della mia casa. Mi morsi il labbro inferiore spingendo leggermente la maniglia, l'oscurità mi avvolse all'improvviso stringendo il mio stomaco in una morsa di ferro. La consapevolezza di quello che stava accadendo nella cucina mi portò ad accendere ogni luce a portata di mano. Il rumore di una lama che urtava il terreno mi riempì i timpani, potevo già sentire la voce squillante che mi salutava come ogni giorno, un tono stridulo e quasi femminile, un sussurro inquietante. Mi tolsi la giacca e la sciarpa senza distogliere lo sguardo dalla porta della cucina ancora socchiusa, mossi qualche passo verso il corridoio pregando che i singhiozzi soffocati che echeggiavano tra le mura della casa fossero solo frutto della mia immaginazione. Quando spalancai la porta e accesi la luce ogni speranza si spense assieme alla mia voglia di respirare. 

"Buonasera Harry!" esclamò il ragazzo senza alzare lo sguardo dal suo coltello imbrattato di sangue ancora conficcato nella carne di una giovane donna, diede un'affondo deciso facendo penetrare la lama al centro del petto della ragazza. 

"Ciao Louis…" mormorai spostando lo sguardo sul lavello, l'acqua traboccava dall'orlo, di un terribile color arancione, una serie di coltelli erano immersi nel liquido sporco di sangue, deglutii a fatica ricacciando le lacrime. 

"Ci metto un attimo, ho quasi finito!" disse inclinando la testa da un lato e sorridendomi candidamente, aveva degli schizzi di sangue sul viso e la sua camicia bianca era pulita solo sul petto ed attorno al collo. Strinsi le labbra.

"Ti ho detto tante volte di non metterti addosso le tue camicie buone quando fai… le tue cose." borbottai stringendo i pugni. Lui sospirò e alzò un angolo della bocca in debole sorriso, si strinse nelle spalle e poi tornò al corpo ormai privo di vita che giaceva sul tavolo. Sfilò il coltello dal petto della ragazza e lo gettò assieme agi altri. Inserì le dita nello squarcio sul torace della ragazza cercando quello che mi teneva sempre nascosto, dal giorno in cui lo incontrai non me ne aveva mai parlato. Vidi un sorriso soddisfatto farsi largo sulle sue labbra quando serrò le dita attorno all'oggetto tanto cercato. Si voltò di scatto verso il lavello e gettò un brandello di carne nell'acqua, la stretta attorno allo stomaco si fece più forte. 

"Ecco fatto. Questo era l'ultimo." disse in un sussurro, ero già un passo fuori dalla porta quando mi venne incontro e mi baciò sulle labbra. 

"Tu lo sai che ti amo, Harry?" mi interrogò mentre con le dita ancora sporche di sangue accarezzava dolcemente le mie labbra, annuii. 

"E che tutto questo lo faccio per te?" continuò con un sorriso innocente, le sopracciglia leggermente inarcate a dargli un'espressione dolce ed apprensiva.

"Sì." sussurrai, lui continuava a perlustrare la pelle del mio volto con estrema precisione. Da quattro anni andava avanti quella storia, da quattro anni ogni giorno dopo aver ucciso e mutilato il corpo delle sue vittime mi veniva incontro e dopo avermi baciato mi poneva in tono gongolante sempre le stesse domande, noncurante del sangue che gocciolava ancora sul parquet. Da quattro anni alla domanda "E tu mi ami Harry?" io rispondevo semplicemente di no.

Ma a lui non importava della mia risposta, lui continuava ad amarmi lo stesso, si ostinava a mantener attiva la nostra relazione.

Relazione.

Ma quale relazione? Lui faceva semplicemente tutto quello che voleva, ed io non glielo impedivo. Era questa la nostra relazione

Gli accarezzai il capo dolcemente mentre lui giocava con i miei capelli.

"Vai a lavarti, Louis, ci penso io a questo casino…" dissi svogliatamente, lui corrugò le sopracciglia e scosse la testa vivacemente.

"No, no. Faccio da solo, non sono un bambino." sputò allontanandosi subito, scese dalle punte dei piedi e posò gli occhi di ghiaccio sul tavolo della cucina. 

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