La città

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Ormai troppo tempo fa, quella era stata una città piena di vita, di gioia, di persone. Ma ora, nonostante le sue torri d'opaco acciaio continuassero a svettare con una maestosità che aveva del divino, da così tanto tempo da farle sembrare eterne, contrapponendosi all’ azzurro più vivido di un cielo così terso da far invidia all’essenza dell’azzurro stesso, esse erano diventate tetri ricordi delle persone che le avevano costruite, e statuarie tombe di essi.
Perchè un tempo, queste titaniche costruzioni erano state teatro della vita comune, di tutti i giorni, dei loro creatori. Ma, ora, erano solamente freddi scheletri di metallo e cemento, con all’interno di essi, disseminati una miriade di frammenti di vetri infranti, e l’unica vita oramai presente al loro interno era ormai solo quella delle piante parassite che li attorniavano. Ma qualcuno la sopra, aveva deciso che pure questo ultimo residuo di vita sarebbe dovuto terminare, in quel preciso istante. Il verde che parassitava sulle maestose costruzioni improvvisamente si corrose, e venne sostituito da un colore più vivido, più cremisi.
Il precario equilibrio perdurato fino a quel momento, fece spazio all impetuosità delle fiamme divampanti. E un cupo odore, un misto tra la pungente cenere, l’acre zolfo, e il mordace crepitio della legna bruciante, si diffuse nell’aria, così pura fino a quel momento, corrompendola come era stato ormai, tanto tempo fa.  Insieme a questo aspro odore, si diffuse un insolito calore, che sconquassò ulteriormente la calma apparente di quel mondo dimenticato, e fece come scoppiare gli ultimi scheletri sopravvissuti delle piante disposte sulla strada. La loro morte, il crepitio della loro legna, era scandito da un rumore di passi. Un rumore sordo, pesante, come quello di un gigante. Ma non era così. Questi passi, erano prodotti dall aggirarsi fra gli edifici di una figura di dimensioni umane, che però di umano aveva ben poco. Il cremisi delle fiamme, infatti, era così simile al rosso dei suoi capelli, da farle sembrare come originate da essi. Ma, questa vivida criniera, circondava un volto dai lineamenti così fini, così delicati, come quelli di un bambino diventato adulto, ma rimasto tale, da poter essere riconducibili a quelli di qualcuno che aveva vissuto la propria vita senza gioie, né dolori. Senza alcuna cicatrice, né imperfezione. Questo volto, così perfetto, non era sicuramente appartenente ad un umano. Esso, esprimeva qualcosa di più. Qualcosa al di sopra di qualsiasi concezione, qualcosa di divino. Le rosse e irsute sopracciglia, erano in un così perenne contrasto con l’azzurro, che faceva impallidire quello cielo di pochi istanti prima come un qualsiasi grigio morente, nonostante quello del cielo di ora provasse a corromperlo con il suo riflesso. Questi occhi, erano contratti nella perfezione della Furia, erano sbarrati nella massima rappresentazione di essa. E, sotto di essi, l’asfalto andava rompendosi a causa dei passi vibranti della figura camminante, che, lasciando dietro di sé una nuova calma, una nuova tranquillità, composta però in questo caso dall’assenza assoluta di una qualsiasi vita, continuava ad incamminarsi attraverso la città, senza uno schema ben stabilito. Il calore causato dalla purificazione del fuoco, scorreva lungo la sua veste nera, una semplice tunica che attorniava la sua pelle, tranne che per le braccia, sotto forma di vento caldo. Ma ad un certo punto, esse si contrassero. E all’improvviso, una serie di fiamme eruttarono dal corpo dell’uomo. La perfetta tunica, evaporò in un istante, lasciando scoperti i suoi possenti addominali, che contratti, accompagnarono un urlo, che si diffuse per tutta la città, facendo vibrare i pochi muri rimasti, e fece scoppiare gli ultimi vetri sopravvissuti alle fiamme.

“Se dovessi distruggere l’intero mondo per trovarti, non esiterei neanche un momento” Disse la roca voce “Ora che i tuoi così tanto voluti e amati oceani sono evaporati, i tuoi freddi ghiacciai si sono dissolti, e, i tuoi così a lungo desiderati umani, sono stati divorati, uno ad uno, personalmente, dalle mie fiamme, non hai neanche il coraggio di venire qua ad affrontarmi? Tu, quel giorno, hai tradito me. Hai tradito tutti noi, per il tuo pensiero così egoistico, per degli esseri così inutili, ed io, ho dovuto fare ciò che era inevitabile. Quindi vieni qua, se hai ancora un po’ di amore verso te stessa, assumiti le tue responsabilità, e mettiamo fine, finalmente, a tutto questo assurdo teatrino…”

Acqua e Fuoco - Storie di emozioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora