24° capitolo

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Pov. Raimundo
Sono uscito dalla Villa accecato dalla rabbia, non mi sono riconosciuto nemmeno io. Quel che mi chiedo è come ha potuto, come! Mentre cammino i miei passi mi portino dove ci incontravamo da giovani io e lei e lì mi torna in mente la discussione di prima.

ti ho detto che ero stata costretta, Salvador lo aveva scoperto e mi aveva detto che se ti dicevo qualcosa avrebbe fatto del male a te e a Tristan.

Cavolo ero tanto nervoso che non ho per niente sentito le sue motivazioni. Dopo che mi aveva detto che Tristan era mio figlio non ho più sentito niente, anzi ho sentito solo la rabbia crescere in me. È stato un errore andarmene in quel modo dalla Villa e me ne pento.
Sono stato tutto il pomeriggio a fissare il vuoto come un baccalà invece di tornare da lei. Ormai si è fatto sera, dovrei dire quasi notte, andrò domani da lei.
Quando arrivo alla locanda vedo Emilia preoccupata e arrabbiata nera.
<finalmente ci degnate della vostra presenza padre.>
<buonasera anche a te Emilia.>
<non fate lo spiritoso padre, ma si può sapere dove eravate finito?>
<sono abbastanza grande da badare a me stesso, non ti devo dare alcuna spiegazione.>
Dico incamminandomi verso la camera, ma Emilia continua.
<nessuna spiegazione? Vi sembra normale uscire nel primo pomeriggio e stare fuori fino ad ora e senza dire niente?>
<basta Emilia, mi sono stancato di questo comportamento. Vado in camera.>
Non le do modo di rispondere che salgo su, mi mancava la discussione con Emilia ora.

La mattina dopo...
Scendo a fare colazione ed Emilia non c'è, chissà dove sarà finita.
<Alfonso ed Emilia?>
<è in camera, tra poco scende. Mi dite cos'è successo tra voi due ieri?>
<abbiamo litigato.>
<be' ora potrete chiarirvi è all'accoglienza, andate.>
Gli sorrido e vado da lei.
<Emilia.>
Sentendomi si gira.
<padre.>
<senti mi dispiace per ieri sera, ma era stata una giornata no ed ero stanco.>
<oggi è un altro giorno e siete bello riposato, non vorrei essere insistente, ma dove siete stato tutto il pomeriggio?>
Non molla eh.
<ancora con questa storia Emilia.>
<ma perché deve essere un segreto, vi ho fatto una semplice domanda.>
<e perché tutta questa insistenza?>
Stiamo per iniziare un nuovo litigio,  ma a fermarci è proprio lui, Tristan.
<calmatevi tutti e due.>
<Tristan.>
Non riesco nemmeno a parlare dopo che Francisca mi ha detto la verità adesso lo guardo in modo diverso.
<Don Raimundo?>
<si? Cioè come mai qui?>
<vi volevo chiedere di mia madre, sapete dov'è?>
Perché questa domanda?
<no Tristan, non la devo da ieri,  perché?>
<dopo che ve ne siete andato dalla Villa ho visto mia madre in lacrime e poi è corsa via e ancora non ritorna.>
<COSA!?>
<quindi ieri eravate alla Villa. Avevo dei dubbi, però me li avete eliminati.>
Interviene Emilia, ma ora non è il momento.
<Emilia adesso no. Tristan sai dove può essere?>
<no per questo sono venuto da voi e la cosa peggiore è che non c'è più un cavallo.>
A quella frase mi preoccupo ancora di più.
<dobbiamo trovarla andiamo.>
<si.>
Andiamo alla Villa e prendiamo anche noi due cavalli, anche se io sono un po' una frana in sella. Iniziamo a girare per le terre di Francisca, ma non la troviamo.
D'un tratto vedo un cavallo.
<ehi Tristan guarda lì, c'è un cavallo.>
Volta lo sguardo nella direzione in cui gli indico ed esclama.
<ma quello è Rai!>
Aspetta che!? Rai?
<che?>
<è il cavallo che mancava, quello che aveva preso mia madre.>
Ci avviciniamo a lui, ma è solo, non c'è traccia di Francisca. Scendiamo entrambi dai nostri cavalli e ci avviciniamo all'altro.
<Don Raimundo, ma dov'è mia madre?>
<non lo so Tristan, non lo so.>
~Francisca dove sei? Francisca.~ penso.
Mentre sto iniziando a pensare al peggio il cavallo inizia ad innervosirsi e mi prende per la giacca.
<ehi, calmati.>
Tristan cerca di aiutarmi, ma il cavallo non mi lascia e mi trascina non so dove. Più mi fa camminare nella direzione che vuole, più vedo qualcosa appoggiato ad un albero. Più andiamo avanti più metto a fuoco,  fino a che la riconosco.
<Francisca!>

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