15 Luglio 2365.
Apro la finestra e mi avvicino alla ringhiera del balcone, poggiandomici con gli avambracci e iniziando a contemplare il mare dinanzi a me. Sono le otto di sera e la luna è pronta a concludere l'ennesima pagina del libro della mia vita che oramai da diciannove anni continuava ad essere vuoto, inutile e tragico. Insomma, un libro pratico da usare per fare un fuocherello in pieno inverno.
Sono passati sette mesi da quando Michael mi lasciò per messaggio, anche se a dirla tutta non l'ho presa poi così male;
se non contiamo l'intero mese di Gennaio passato chiusa nello sgabuzzino di casa a piangermi addosso mentre le mie amiche dall'altro lato della porta provavano a tranquillizzarmi parlando delle loro storie d'amore durature.Sette mesi ed io mi sento ancora sotto ad un treno.
Sospiro chiudendo le palpebre e lasciandomi cullare dal rumore del mare, quando improvvisamente sento la mia mano congelarsi. Repentinamente sbarro gli occhi ritrovandomi davanti un biondino. Lancio un urlo che quasi sicuramente avrà rotto tutti i piatti nella credenza di nonna al piano di sotto.
«Buonasera anche a te»
Levo d'istinto la mano e la nascondo dietro alla mia schiena, indietreggiando poi fino a plasmare la schiena sulla finestra accostata.
«Ma chi diamine sei? Cosa vuoi? Perché sei qua? Se cerchi soldi sono la persona sbagliata. Se cerchi cibo, beh quello non lo condivido. Se cerchi rogne, in cinque secondi faccio salire mio nonno e credimi, nonostante i 90 anni e la vista persa ormai dieci anni fa, riesce a maneggiare il bastone come un vero ninja»
Il ragazzo si lascia sfuggire una risata, poi si poggia alla ringhiera fissando le sue iridi azzurre nelle mie verdi.
«Piacere Mars, sono Luke Robert Hemmings e sarò il tuo Genio della lampada»
Adesso quella che ride a crepapelle sono io. Spalanco la finestra alle mie spalle ed entro in camera mia, lasciando chiuso fuori quel matto, probabilmente un ubriaco... strano, dato l'orario. Solitamente in questo paese i fattoni iniziano a girare per le 2 del mattino.
«Guarda che non scherzo»
«Senti, io ti avevo chiuso fuori. Vedi di tornarci»Mi butto sul letto come un sacco di patate e tiro fuori dalla tasca dei miei jeans il cellulare, chissà, Michael si sarà pentito di quello stupido messaggio e vorrà tornare con me.
Con la coda dell'occhio noto che il biondino continua a fare su e giù per la mia stanza, eppure sono stata abbastanza chiara.
«Potresti per piacere lasciarmi sola a soffrire?»
«Ed ecco qua quello che insieme riusciremo ad evitare!»
«Ma chi»
«Noi due?»
«No intendevo ma chi ti ha chiesto nulla, esci dalla stessa finestra da cui sei entrato non si sa come e sparisci prima che chiami la polizia»
«Non posso andarmene»
«Certo che puoi! Guarda: hai due gambe, le gambe possono muoversi proprio in quella direzione, lì poggi la mano sulla maniglia e con calma la abbassi aprendo la finestra e uscendo dal balcone, così salterai giù e andrai a fare il maghetto da un'altra ragazza»
«Ma mi hanno affidato a te»Roteo gli occhi al cielo e mi siedo, inizio a contare per calmarmi e poi lo guardo. Cosa ci aveva messo nonna in quella zuppa di fagioli? Non mi era mai capitato di avere visioni, se non quella volta a Marzo in cui Michael entrò nella mia stanza alle 3 di notte a chiedere perdono, ma quella fu senza alcun dubbio la febbre.
«Se sei una visione sparisci prima di adesso»
«Non sono una visione, smettila»
«Ma non esistono i Geni della lampada, o almeno non qui... mi hai preso per caso per Aladdin?»
«Sono diverso da quel tipo di Genio, io non vivo nelle lampade, non sono blu e non fluttuo»
«Cosa vuoi da me?»
«Il mio superiore mi ha mandata da te dopo averti studiata in questi ultimi dodici mesi: insomma... sei passata dall'avere una vita rose e fiori al completo degrado giovanile»
«Grazie, apprezzo la tua onestà»
«Fammi concludere: questo Michael ti sta completamente rovinando l'adolescenza ed io sono qua per aiutarti a superare questo periodo»Ma fa sul serio?
«Okay ora puoi andartene, io sto bene così»
«Certo che devi essere proprio innamorata, deve essere bello l'amore. Io non l'ho mai provato»
«È come fare una passeggiata al parco, in pieno Agosto, a mezzogiorno, con cinque felponi, dieci piumoni, un cappello di lana, delle catene che ti impediscono di rimanere in mutande e per di più con una freccia nel cuore. Si, è affascinante. Adesso però lasciami stare, davvero, non è il momento»«Per te non sarà mai il momento di lasciare il passato alle spalle, ma per me quel momento è adesso. Vorrei solo portarti via da te.»
«Cosa vorresti dire con questo?»
«Che devi fidarti di me»