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Decido di affrontare il mio primo giorno alla Ashford Academy acconciando i miei lunghi capelli viola con un nastro azzurro a pois bianchi e un leggero colorito sulle labbra.
Non avrei mai pensato di ritornare in Giappone, non dopo quello che era successo alla mia famiglia.
La prima a morire fu mia madre.
"Morta di parto" mi avevano sempre detto.
Trascorsi la mia infanzia fino a otto anni nel Palazzo dei Britannia ma dopo la morte di mio padre, durante delle strane coincidenze in una battaglia, come suo ultimo desiderio venni esiliata in Giappone e portata dalla famiglia Kururugi, molto amici della mia defunta madre.
Rimasi nella loro residenza per due anni, fino a quando l'Impero di Britannia non annetto il Giappone, nominandola Area 11.
Alla sola età di dieci anni decisi di scappare durante una tempesta di neve, volevo andare il più lontano possibile. Rischiai di morire congelata ma per fortuna una coppia di aristocratici britanni mi salvarono, portandomi con loro in Europa.
Sono stata benedetta ho sempre pensato.
Lì imparai l'arte della politica e del combattimento. All'età di diciassette anni, oltre che essere un'importante aristocratica nell'Europa Unita, ero anche un'ottima pilota di Knightmare, tanto da essere il comandante della mia unità.
Per questo motivo fui mandata nell'Area 11, per supportare i miei concittadini contro i ribelli giapponesi, o come tutti i britanni amano chiamano Eleven. Odiavo quella parola, infondo anch'io ero metà giapponese.
Ma io sapevo la verità.
I miei genitori adottivi erano dei traditori, avevano tradito la loro Nazione, Britanna, e a causa della tensione che si era creata fra i due Paesi decisero che era meglio per me ritornare nella mia città natale, tra i miei concittadini. Quello era un modo per dirmi che non ce l'avrebbero fatta, per dirmi addio.

Era mattina inoltrata, e la folla di ragazzi che correvano mi faceva perdere l'orientamento nell'enorme giardino dell'Accademia. Avevo in mano un foglio con gli appunti sulle lezioni ma non avevo idea di chi fosse il nome dell'insegnante segnato sulla carta.

-Il mio cuore è diviso in due. Sono combattuto tra il sentimento di dolore e di frustrazione. Ma io, in carica nell'Area 11 non mi sottometterò al terrorismo-

La voce di un giovane uomo mi risuonò nelle orecchie.
L'avevo già sentita.
Ah, giusto. Quella voce era del governatore Lord Clovis. Avevo visto diversi suoi annunci prima di arrivare in Giappone.
Dal suo aspetto non si poteva fare altro che riconoscerlo come britanno. Capelli biondo cenere, lunghi fino alle spalle e mossi come onde. Pelle cerea adornata da due occhi del colore del cielo. Era un bel uomo, un ottimo partito per un'aristocratica britanna.
Il suono della campanella mi destò dai miei pensieri, quel trillo assordante stava ad indicare che stava per iniziare l'ora di storia. Corsi all'interno dell'edificio cercando di leggere il numero della classe in cui ero stata assegnata.
Okay, 3A. Perfetto!
Bussai e la voce grave di un uomo mi diede il permesso di introdurmi.
-Scusi il ritardo, ma l'Accademia è davvero enorme- cercai di giustificarmi.
-Non si preoccupi, lei dovrebbe essere la nuova alunna Leila Harvey. Prego si presenti ai suoi compagni -
Mi misi al centro della stanza, non lasciandomi distrarre dai diversi e insistenti mormorii che aleggiavano nella classe.
-Sono Leila Harvey, figlia dell'ormai deceduto Knight of One Marck Harvey. È un piacere fare la vostra conoscenza- dissi cercando di sfoggiare il mio miglior sorriso.
-Ragazzi Leila si è appena trasferita dall'Europa, cercate di accoglierla nel migliore dei modi-
-Non si preoccupi professore, come membro del consiglio studentesco sarò felice di prendermi cura di lei-
Una ragazza dai lunghi capelli rossicci, tendenti all'arancio, si alzò dalla sedia tenendo sollevato il braccio destro.
-Molto bene Shirley. Leila può prendere posto, adesso inizieremo con la lezione-
-Va bene-
Dirigendomi verso il banco dell'ultima fila incontrai lo sguardo della ragazza che il professore aveva chiamato Shirley, così le sussurrai un "grazie" e le sue guance si colorarono immediatamente di rosso. Era davvero carina, tanto che non potei fare a meno di lasciarmi sfuggire una risatina che cercai di soffocare il più possibile.

Lo strimpellio di un'altra campanella suonò la fine delle lezioni mattutine. Erano state le ore più estenuanti della mia vita. Fui sommersa di domande e attenzioni, e nonostante la mia loquacità trovai comunque delle difficoltà nel rispondere a tutti quei quesiti. Per fortuna Shirley mi portò con sè fuori dalla classe.
-Prima di fare un giro per l'istituto, ti farò incontrare una persona importante-
-Importante?- ripetei confusa.
-Si. A proposito non mi sono presentata come si deve, sono Shirley Fenette. Faccio parte del Consiglio Studentesco e del club di nuoto-
-È difficile entrare nel Consiglio Studentesco?-

Pensai che prima di tutto dovevo avere una buona reputazione in questa scuola. Dovevo accerchiarmi di persone rilevanti. A prescindere dal mio piano a tutti dovevo dare l'impressione di una ragazza diligente e innocua.

-Sei entrata in Accademia con ottimi, anzi, eccellenti voti. Per te non dovrebbe essere difficile-
-Shirley!!- urlò una voce femminile.
Improvvisamente una ragazza dai capelli biondi si buttò addosso a Shirley, abbracciandola teneramente.
-Oh, tu dovresti essere la nuova studentessa, Leila Harvey- disse la ragazza staccandosi lentamente da Shirley.
-Come fai a conoscermi?-
-Bhe, sono il leader del Consiglio Studentesto e il proprietario dell'Accademia è mio padre. E poi non sono molte le belle ragazze con dei capelli così particolari-
-Ecco, grazie?-
-Non fare caso alle battute della Presidente- mi suggerì Shirley.
-Mi presento, sono Milly Ashford e frequento l'ultimo anno è un piacere fare la tua conoscenza- disse lei stringendo la mia mano.
-Il piacere è mio-
-Milly, Leila mi ha domandato se può fare parte del Concilio studentesco-
-Cosa, davvero?! Certamente, sarò felice di avere in squadra una ragazza così bella e dagli ottimi voti come lei. E poi...-
Milly iniziò a fissarmi intensamente.
-Ha l'aria di una ragazza divertente- riprese lei ridendo.
-Grazie mille!- esultai abbracciandola.

Abboccato!

-Che ti avevo detto Shirley?- disse Milly ridendo, accompagnata dall'amica.
-Ehi, Lelu!- sbraitò improvvisamente Shirley.
-Alla fine sei arrivato-
Mi staccai dall'abbraccio di Milly e notai un ragazzo dai capelli castano scuro, tendenti al nero, con due occhi viola ametista.
-Oh, Shirley- disse il ragazzo.
Quest'ultimo era accompagnato da un'altro ragazzo, poco più basso di lui con i capelli colo azzurro scuro.
-Avete ancora saltato le lezioni per le scommesse!-
-Shuuuushuuu stai urlando troppo!- lo ammonì il ragazzo dai capelli azzurri.
-Chi sarebbe la ragazza che sta torturando il nostro Presidente?- domandò il ragazzo scuro.
Mi avvicinai a lui ma un'improvviso calore mi pervase il corpo. Iniziai a tremare e a balbettare. Le pupilla viola del ragazzo si allargarono a dismisura mentre la bocca si chiudeva e apriva ritmicamente.
-Lelouch...-
-Leila...-
Il mio corpo si mosse istintivamente, non potevo trattenermi. Lo abbracciai e fui sorpresa che il mio abbraccio fu contraccambiato. Non era come lo ricordavo, il Lelouch che conoscevo mi avrebbe schivato oppure sarebbe rimasto immobile a contemplare l'abbraccio ricevuto.
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto, faceva male ma era un dolore che volevo non smettesse. Tutto d'un tratto quell'abbraccio mi donava sicurezza e calore, odorava di terra natia, parlava il dialetto dell'infanzia...
-Sei davvero tu?- domandò lui confuso.
-Non mi riconosci? Sono cresciuta ma non pensavo che non saresti stato in grado di riconoscermi- commentai ridendo.
Lui mi osservò da capo a piedi
-Sei cambiata parecchio...-
-Come?- dissi storcendo il naso.
-Voglio dire, sei diventata una ragazza molto bella- mormorò lui in difficoltà
- I complimenti non sono mai stati il tuo punto forte. Ma anche tu, sei diventato proprio un bel ragazzo- considerai soffermandomi sul nuovo Lelouch che mi trovavo di fronte. Alto e slanciato, capelli castani e occhi ipnotici. Mi sorrise e riconobbi quel sorriso come se lo avessi visto solamente ieri. Che ridere, non era affatto così. Erano passati molti anni, anni dove si poteva sentire ancora il profumo della pace.
-Ehi, come vi conoscete!?- domanda nervosa Shirley con le guance porpore.
-Io e Leila siamo amici d'infanzia- rispose Lelouch, avvolgendo il suo braccio intorno alla mia spalla.
-Cosa?!- sbraitarono tutti e tre.

 -Cosa?!- sbraitarono tutti e tre

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