Ci sono diverse cose che odio della vita, per esempio mia madre, i broccoli lessi e le cimici che mi ronzano di notte sulla testa mentre cerco di dormire, ma la cosa che più odio di tutti, la più fastidiosa e irritante, è la sveglia alle sette del mattino.
Il mattino è fatto per dormire, sono una gran sostenitrice del fatto che la scuola dovrebbe iniziare alle dieci. Oppure mai.
«Che palle» esclamo, tirando un pugno a quell'arnese infernale e ributtandomi sotto le coperte.
Improvvisamente mia madre irrompe nella stanza e mi scosta il lenzuolo dal corpo. «Cassie, devi alzarti, sono le sette e mezza» grida.
Grugnisco e mi alzo a sedere, fissandola in cagnesco per quell'improvviso sbalzo di temperatura che ha rovinato il magico torpore che regala sonno.
Los Angeles non è come Portland, dove sono nata e cresciuta, qui l'aria è più densa, l'umidità appiccicosa di settembre e lo smog la rendono irrespirabile. Questa città non è casa mia, eppure lo dovrà diventare.
Sbuffo sonoramente e mi chiudo in bagno, rimuginando sulle splendide vacanze appena passate. Come sempre ho trascorso il tempo con il mio amico Cameron, lui abita qui a Los Angeles ed è la sola persona che conosco in città. Ogni anno lui e i suoi genitori, i Dallas, vengono a Portland, in Oregon, a trovare la signora Mary, la nonna di Cameron, e le nostre famiglie sono molto legate. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli. Considero Cam un po' come il mio migliore amico e sono contenta di essere venuta a vivere proprio nella sua città e di frequentare il suo stesso liceo, anche se mi dispiace lasciarmi la mia vita alle spalle. Mio padre ha dovuto accettare il trasferimento e io e mia mamma siamo obbligate a seguirlo.
Mi faccio una doccia veloce e indosso un semplice paio di jeans e un crop top nero, sopra al quale indosso la mia camicia a quadri. Mi lego i capelli in due trecce laterali che partono dalla cima della testa e mi trucco leggermente, utilizzando solo un po' di mascara.
Anche se sono palesemente in ritardo per l'autobus, decido di fare colazione, non posso rinunciare al cibo per colpa di uno stupido mezzo di trasporto pubblico, mi farò accompagnare da mia madre, che deve andare in centro per fare delle commissioni.
Mamma mi guarda spazientita mentre mangio con foga un'enorme ciotola di latte e cereali, corro a lavarmi i denti. Sento lo stomaco contrarsi per l'ansia, lo ammetto: sono un po' spaventata, non sarà facile affrontare il primo giorno di liceo, figuriamoci in una scuola completamente nuova. Dovrò ambientarmi da zero in una comunità completamente nuova ma fortunatamente ho Cam dalla mia parte e spero che i suoi amici siano simpatici quanto lui.
«Cassie, sbrigati che devo andare al supermercato che ho venti coupon e altrimenti la signora Harrison mi ruba le ventisei confezioni di succo!» strilla mia mamma dal piano di sotto.
Mia mamma è una fanatica dei coupon, l'anno scorso ha persino vinto una puntata di Pazzi per la spesa. È un'infermiera, mentre mio padre è stato assunto come avvocato in uno degli studi legali più prestigiosi della città.
Salgo sulla sua macchina e finalmente mi dirigo verso la Los Angeles High School. Non appena arriviamo davanti al grande edificio che ospita il liceo più rinomato della California, apro la portiera dell'automobile e faccio per uscire, quando mia mamma mi trattiene per il braccio.
«Aspetta, Cassie!» Prima che possa opporre resistenza, mia madre mi stritola in un abbraccio e mi stampa un bacio sulla fronte, mentre io spero che nessuno degli studenti stia assistendo alla scena.
«Mamma!» strillo, divincolandomi dalla sua presa da calamaro gigante in accoppiamento.
«Guardati intorno, magari trovi un bel ragazzo» dice mia madre, schiacciandomi l'occhio.
«MAMMA!» strillo più forte.
«Buona giornata, tesoro! Divertiti!»
Esco dall'auto e sbatto la portiera: certo, come se potessi divertirmi a scuola.
All'ingresso della scuola mi aspetta il mio amico Cam, che mi stinge in un abbraccio. Mi romperanno le costole a forza di abbracciarmi, stamattina!
«Ciao, Cassie!»
Cameron è molto più alto di me e mi guarda con i suoi occhioni dietro le lenti degli occhiali tondi che gli danno un'aria intellettuale e sexy. Il sorriso bianchissimo, i capelli castani chiari spettinati e la maglietta blu che mette in risalto i suoi fottuti addominali, farebbero girare qualsiasi ragazza a guardarlo.
«Allora, piccola, come va? è un bel cambiamento LA dall'Oregon!» dice Cam, sorridendo.
«Sì, questa città è calda... E umida» ammicco.
«Sarà strano viverci tutto l'anno e non solo per qualche settimana durante l'estate.»
«Già» sbuffo.
La nostra conversazione viene interrotta dal suono della campanella.
Ecco, un altro suono da aggiungere alla lista delle cose che odio, come il lunedì. Ho accennato al fatto che oggi è lunedì?
Entriamo nel grosso edificio, attraversando l'insegna che recita a lettere cubitali: Los Angeles High School. Cam mi accompagna alla segreteria e si dirige verso la classe. La grossa signora al banco della segreteria mi stampa con una lentezza estenuante la tabella delle lezioni con orari e classi, senza curarsi del fatto che sono in ritardo.
Prendo velocemente il plico che mi consegna e inizio a leggere: alla prima ora ho, ovviamente, matematica e so già che mi addormenterò mentre il professore cercherà di spiegarmi l'utilizzo di quegli esseri misteriosi chiamate equazioni.
Con lo sguardo piantato su quel foglio di noiose e lunghissime ore di lezione, inizio a dirigermi verso il corridoio, cercando la classe giusta, ma vado a sbattere contro qualcosa.
O, meglio, qualcuno.
Alzo gli occhi e il mio sguardo incontra due iridi nere che mi stanno fissando con astio.
«Cretina, guarda dove vai!» esclama arrabbiato, piegandosi per raccogliere i quaderni e i libri dei quali ho causato la caduta.
«Sc-scusa, io...» balbetto. Il ragazzo che mi sta di fronte è alto e muscoloso, sotto la maglietta nera aderente riesco a scorgere le linee degli addominali. Ha gli occhi scuri, profondi come pozze di amianto, bordati da occhiaie nere e ciglia folte.
«Scusa un corno! E poi come diamine sei vestita? Cos'è quella camicia a quadri? Sei forse Miss Bosco duemiladiciassette» mi insulta.
Ma come si permette, questo?
E ti pareva che il primo giorno nella nuova scuola dovessi incontrare proprio il ragazzo piu odioso e dannatamente attraente dell'istituto?
Mai una gioia!
Il ragazzo mi fulmina, scrutandomi da capo a piedi e poi mi sussurra perfido. «Guarda dove vai la prossima volta, ragazzina.»
«Non ci sarà una prossima volta» biascico io stizzita.
«Oh, certo che ci sarà» ammicca perfido e poi se ne va, lasciandomi imbambolata come un'idiota.
***
Ciao ragazze, benvenute su questa pazza storia! Questa è la nostra prima opera e ci piacerebbe sapere cosa ne pensate. Quindi commentate in tante e lasciate un like se vi è piaciuto il capitolo!
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My Milky Way
FanfictionCassie ha 16 anni, è timida, riservata ed è costretta a trasferirsi a Los Angeles per via del lavoro dei genitori. A sopportare le sue figuracce e spalleggiarla sempre, c'è Cameron, l'amico di una vita. Durante il primo giorno di liceo, Cassie si im...