Sono ancora scombussolata dalle parole di quel ragazzo. Mi ha trattata malissimo, è stato offensivo, stronzo e... dannatamente affascinante.
A farmi minacciare da uno cosi, quasi quasi ci metto la firma.
NO! Certe cose non devo neanche pensarle. È stato insopportabile.
Dopo svariati tentativi di azzeccare il corridoio giusto, mi ritrovo davanti alla classe di matematica e sono in netto ritardo, la campanella è suonata da un pezzo.
Prendo coraggio, respiro profondamente e busso.
Nessuna risposta.
Busso di nuovo una seconda volta e poi una terza.
«Avanti!» urla spazientita una voce femminile, e sento le risate dei ragazzi sollevarsi.
Arrossisco violentemente ed entro, sussurrando delle scuse.
«Mi dispiace, pensavo non ci fosse nessuno, non ho sentito risposta.»
La proprietaria della voce gracchiante che mi ha urlato poco fa, è una professoressa bassa e tarchiata, con i capelli grigio pantegana imbastiti in una acconciatura anni cinquanta e spessi occhiali tondi dalla montatura leopardata.
«Ha interrotto la mia spiegazione sulle funzioni goniometriche» mi fulmina con i suoi occhi marroni strizzati per il fastidio.
«Mi dispiace» balbetto.
Oggi mi sembro una decerebrata, non faccio altro che balbettare.
«Non si dispiaccia, non le servirà a nulla con me. Si qualifichi, piuttosto.»
«Sono Cassiopea Evans» dico mentre sento tutti gli occhi puntati su di me e bisbigli divertiti che viaggiano tra i banchi.
Lei sorride malefica, storce il naso al suono del mio nome.
«Si sieda signorina. E cerchi di seguire, perchè a me piace interrogare spesso. Molto spesso.»
Con gli occhi fissi sul pavimento e le guance vicine all'autocombustione mi guardo intorno intimidita, in cerca di una banco libero.
«Può occupare questo posto in prima fila, accanto alla signorina Gomez, che si è appena guadagnata una bella punizione» mi esorta la prof.
No, la prima fila, no! Dannata megera, mummificata. Io lo sapevo, sapevo che sarebbe iniziato male il mio primo giorno di scuola, anche se gli occhi hanno avuto il loro bel vedere, mi sono fatta la prima nemica.
Osservo la mia compagna di banco, mentre mi siedo velocemente al suo fianco. Ha la faccia ricoperta di piercing e sta masticando fastidiosamente una gomma, facendola schioccare tra la lingua e il palato ogni volta che la professoressa si gira di spalle per scrivere sulla lavagna.
Le punte dei suoi lunghi capelli corvini sono tinte di color verde acqua e le labbra scurite da un rossetto quasi nero. Indossa una maglietta a maniche corte di una band metal sconosciuta e una collana di borchie metalliche.
E ti pareva, mi doveva toccare pure la metallara della scuola.
«Che cazzo di nome è Cassiopea?» mi chiede sussurrando tra un biascichio e l'altro.
«È il nome di una stella» alzo gli occhi al cielo, «ho dei genitori squilibrati» scherzo.
Ma è un dato di fatto che vengo presa in giro fin dalla nascita per questo nome improbabile.
«Io mi chiamo Selena, non sto messa molto meglio di te» si lamenta.
La lezione prosegue sempre più noiosa e, mentre penso che sia una crudeltà mettere alla prima ora di lunedì mattina due ore di trigonometria con la Professoressa Tutankhamon, sento le palpebre lentamente scivolare verso il basso.
Forse potevo evitare di passare tutta la notte a leggere After! Eppure non ho potuto farne a meno, dovevo finire il quinto libro, anche a costo di dormire solo quattro ore.
Davanti ai miei occhi scorrono immagini di Tessa e Hardin che si amano in un campo fiorito, quando improvvisamente sento un tonfo acuto e un gran dolore alla fronte: mi sono addormentata e ho preso una testata contro il banco.
«Signorina Evans!» strilla la professoressa, riscuotendomi dal mio beato sonno. «Che cosa ho appena spiegato?»
«Ehm...» Provo a guardarmi intorno, ma incontro solo lo sguardo divertito dei miei compagni, così provo a concentrarmi sulla lavagna: ci sono degli strani simboli che potrebbero essere quelli di una setta satanica, ma più probabilmente è solo matematica. «Stava dicendo che... I triangoli...»
«Sì, prego, continui» m'incalza Miss. Arpia.
«Che i triangoli sono... Triangolari, ecco.»
«Molto illuminante, signorina Evans! Domani verrà interrogata su tutto il prossimo capitolo!»
«Ma io....» Stronza, megera!
«Così impara a stare attenta in classe!»
Incrocio le braccia al petto e sbuffo, mentre sento Selena ridacchiare al mio fianco.
Cerco di recuperare gli appunti persi quando, d'un tratto, vedo un bigliettino spiegazzato comparire al centro del mio quaderno. Guardo Selena, che mi strizza l'occhio di rimando e apro il foglietto.
"Mi stai simpatica, a pranzo ti presento il mio gruppo di amici, ti piacerà!"
Non so perchè, ma ho un brutto presentimento.
Passate le due ore di matematica, ne seguono due di storia e una di geografia, come se potesse importarmi dove si trova l'Urugay – o Uruguay? –, è già tanto se so che Los Angeles si trova in California, figuriamoci se voglio studiare la mappa del Sud America.
Finalmente arriva l'ora di pranzo e non vedo l'ora di fiondarmi alla mensa e gustarmi un bel trancio di pizza con patatine fritte, adoro il cibo spazzatura e per di più il mio fisico me lo permette dato che non ingrasso mai!
Selena mi accompagna durante la fila e, già che ci sono prendo anche un piatto di pasta al sugo, i carboidrati non fanno mai male.
«Ma come fai a mangiare tanto e rimanere così magra» commenta acida la mia nuova amica, mentre io mi guardo intorno in cerca di Cam.
Scrollo le spalle, divertita dal suo sguardo invidioso.
«Vieni, i miei amici sono seduti laggiù»
Con lo sguardo perso tra la folla di persone che popolano la mensa del liceo, procedo seguendo Selena, chiedendomi dove diamine si è cacciato Cam. Improvvisamente lo vedo e mi volto nella sua direzione, senza accorgermi del ragazzo che mi stava passando accanto e rovesciandogli quasi l'intero contenuto del vassoio sulla maglietta.
«Merda» impreca.
Quella voce... No!
«Ancora tu!» mi rimbecca il misterioso ragazzo di stamattina, fissandomi esterrefatto, la maglietta nera, ricoperta di spaghetti al pomodoro.
Ma sono proprio sfigata! Proprio su di lui dovevo andare a sbattere? Di nuovo! Però almeno la pizza è salva.
«Dylan, eccoti» lo chiama Selena.
Dylan... Questo è il nome di Mr. Mistero.
Il ragazzo mi lancia uno sguardo truce con i suoi occhi di ossidiana e si sfila lentamente la t-shirt sporca, rivelando una fila di addominali scolpiti e pettorali gonfi. Io lo fisso sbalordita e ammaliata da tanta fottuta perfezione.
Poi si infila velocemente la felpa scura, che ha legata alla vita, e io soffoco i miei ormoni impazziti nella delusione.
«Ciao Sele» saluta Dylan.
La ragazza alza lo sguardo al cielo. «Lei è Cassiopea.»
«Che cazzo di nome è Cassiopea?» irrompe Dylan.
Ancora con questa storia! Sbuffo.
«E che razza di modi sono i tuoi?» domando delusa e incavolata.
«Beh, ora che abbiamo fatto le presentazioni, possiamo andare a mangiare? Quello che ti resta nel vassoio, perlomeno...»
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My Milky Way
FanfictionCassie ha 16 anni, è timida, riservata ed è costretta a trasferirsi a Los Angeles per via del lavoro dei genitori. A sopportare le sue figuracce e spalleggiarla sempre, c'è Cameron, l'amico di una vita. Durante il primo giorno di liceo, Cassie si im...