Il ricordo di un giorno

18 3 1
                                    

Ancora una volta sono tornata in questo edificio vecchio e malandato. Ancora una volta, vagando per le strade della città da sola, sono tornata qui.
Ogni volta che ci torno e noto tutti quei graffiti che sono presenti sulle varie pareti mi sembra di morire come se ognuno di loro fosse una pugnalata al cuore.
Fino ad ora quei graffiti sono 56, ma so che con il tempo diventeranno sempre di piú.
Questo vecchio edificio una volta era la mia scuola elementare, un luogo per me caro, familiare e fantastico, anche se avevo delle insegnanti molto severe e molto antipatiche.
Questo era per me un posto speciale, unico al mondo, dove mi sentivo sempre felice perché era lí, proprio lí, che avevo conosciuto Amelia, la mia migliore amica.
Tutto questo, tutta la mia felicità, venne interrotta in un qualsiasi giorno di scuola: un qualsiasi lunedí di settembre, l'ultimo.
Quel giorno sarà marchiato dalla sottoscritta come uno dei giorni piú brutti della sua esistenza.
Quel maledetto lunedí, come sempre, non avevo voglia di andare a scuola a causa di una verifica di matematica.
Dopo essermi buttata, letteralmente, giú dal letto a fatica, mi sono cambiata, ho fatto colazione e sono andata a scuola pensando che sarebbe stato un lunedí come un altro. Mi sbagliavo, eccome se mi sbagliavo.
Una volta entrata in classe avevo salutato Amelia. Tutto normale fin qui.
Tutto stava procedendo normalmente fino a quando non era arrivata l'ora di fare quella temutissima verifica di matematica.
Mi ricordo ancora la sensazione di terrore quando ho scoperto che sapevo solo il mio nome.
A metà verifica dall'altoparlante della classe é uscita la voce della direttrice, un po' spaventata, che diceva:" bambini vi prego di sospendete tutte le attività e dirigetevi, ordinatamente e con i vostri insegnanti, verso le uscite di sicurezza. Questa é un emergenza, non un'esercitazione. Ripeto non é un'esercitazione."
Detto questo la maestra si é alzata di scatto e ci ha disposti in fila indiana. Intanto tra noi regnava il caos, la paura e il terrore.
Io e la mia classe siamo usciti, quasi correndo, dalla porta e ci siamo avviati verso l'uscita.
Ad un certo punto Amelia, che é dietro di me, esclama:" Oh no!!! Ho dimenticato il mio portafortuna in classe!!"
Io per cercare di fermarla le ho risposto:" Hai sentito la direttrice? Questa é un'emergenza, non un'esercitazione" Ma la mia testarda e piccola Amelia mi rispose, con il sorriso sulle labbra:" Tranquilla Mary, faró presto" esclamato ció é corsa in classe.
Nel mentre in torno a me e ai miei compagni le fiamme si stavano moltiplicando e la fuligine prodotta mi aveva annebbiato la vista, quindi ho dovuto seguire i miei compagni, anche se il mio cuore mi stava gridando di correre da Amelia, invece l'ho lasciata fare. Sperando solo che se la cavasse.
Una volta usciti la maestra ha chiamato i pompieri che in breve tempo hanno spento l'incendio.
Ho sperato, ho sperato fino all'ultimo che Amelia uscisse da quell'edificio ora che era facilitata per l'assenza delle fiamme, ma io non l'ho mai vista uscire da lí.
Solo molti anni dopo ho scoperto che l'incendio non era nato da un incidente, ma era bensí di origine dolosa.
Da allora torno qui, in questo posto, ogni lunedí, per rendere omaggio alla memoria della mia piccola amica Amelia.

il ricordo di un giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora