Avrei tanto voluto dirti quella volta a cena di osservare anche tu come gli occhi della ragazza poco distante da noi, nonostante la lunga frangetta, stessero brillando nel guardare dentro a quelli dell'uomo seduto di fronte a lei.
Oppure di quanto bello fosse l'effetto che la Luna piena, qualche mercoledì fa, aveva messo in scena irradiando con la sua luce riflessa le nuvole che a mo' di cappello si erano posate sulla montagna,
e di come nella calda notte d'inverno prima che arrivasse il freddo padrone della stagione (anche se ancora inverno non era ) io mi sia divertita a disegnare il cielo unendo le stelle che vedevo se sceglievo di non mettere a fuoco il tuo volto.
Edoardo, tu
le stelle
le conti?
Qualche volta? mai? ma quando eri piccolo?
Io mi ricordo che passavo tanto tempo, spesso tutto il viaggio in macchina, a guardare la Luna prima ad occhi sbarrati poi li socchiudevo tanto fino ad avere la massima messa a fuoco e mi chiedevo perché prima era una palla sfocata e poi riuscivo a riconoscere delle zone più scure e poi ancora una palla poco nitida e grande grande.
Fu cosi che scoprii di avere bisogno degli occhiali.
Adesso non mi diverto più a fare il gioco del vedere senza lenti e poi con e poi senza e poi con,
E poi.
E poi sono cresciuta e con me il senso di pericolo di un mondo non messo a fuoco.
Tu le stelle le guardi prima di entrare in casa e dormire? i miei occhi dietro le lenti li hai mai messi bene a fuoco? bene da non dimenticarti mai?
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Ho ventidue anni e sono venuta al mondo un'altra volta.
General FictionScrivo di ciò che mi lascia un'emozione che altro non era che la mia nemica; del tramonto di tutti i giorni, sicuramente uguale ad uno precedente, ma che in me è come se nascesse sempre per la prima volta; della mamma che compiaciuta mi guardò con i...