Era diventata ormai un'abitudine per lui. Ogni qual volta usciva da scuola si recava automaticamente, quasi senza pensarci, in quel parco. Non era grande e spesso era deserto. Ma Neville lo trovava a dir poco fantastico. Proprio al centro del piccolo parco riposava un salice piangente. Era grande, imponente, i rami pensili creavano una specie di tenda tutto attorno al tronco.
Era una protezione. Una specie di piccolo paradiso. Neville lì scordava i suoi problemi. Era felice.
Poi, tutto cadde.
Quel giorno, il salice non c'era più. Gli dissero che era stato abbattuto, al suo posto ci avrebbero costruito un parco giochi, ma Neville forse non ascoltava nemmeno. Fissava la buca in mezzo al parco e non riusciva a pensare ad altro che :"È colpa mia. Se fossi stato presente avrei potuto evitare che lo sradicassero".
E il senso di colpa si impossessò di lui. E pianse. Una piccola parte di lui sapeva che degli operai lì lo stavano osservando, ma non era importante, le lacrime uscivano lo stesso. Neville vedeva il suo unico amico morto ed era a causa sua. Aveva instaurato un contatto con quel vecchio salice. Non era stato solo un albero, ma una fonte di conforto. Spesso si era visto prendere in giro, perché le sue giornate le passava con quel "malconcio alberello" lo chiamavano i suoi coetanei, ma non era così. Per Neville, il salice aveva un significato. Il giorno in cui i suoi genitori morirono, dopo il funerale, Neville aveva corso per ore nella città, senza sapere esattamente dove stesse andando, quando poi si fu fermato, esausto, si trovava accanto al salice i cui rami sembravano accoglienti e pronti ad abbracciarlo e a sostenerlo. Come una famiglia. E così Neville lo aveva sempre visto. Ma adesso, il salice non c'era più e lui aveva appena perso per la seconda volta la sua famiglia.
<<Era un bravo salice, non è vero?>> disse una voce sognante alle spalle di Neville, che si era ormai inginocchiato a terra. Egli si voltò appena.
<<C-cosa?>> chiese.
La persona che aveva parlato si avvicinò a lui e si sedette. Era una ragazza dai lunghi capelli biondo sporco e occhi grandi e profondi che osservavano il punto dove il salice era stato rimosso.
<<Anche io venivo spesso qui, sai?>> disse con quella voce leggera.
<<Io...io non ti ho mai vista>>
<<Io ti vedo sempre, Neville Longbottom. Solitamente ti stendi accanto al salice e studi>> replicò la ragazza sorridendo. Poi ripeté: <<Era un bravo salice, non è vero?>>.
Stavolta Neville era davvero confuso, ma rispose: <<Sì...il migliore, direi. Se io ci fossi stato avrei potuto evitarlo...>> poi si interruppe... e le lacrime ricominciarono a uscire per quanti sforzi lui facesse per trattenerle.
<<Non dovresti trattenere le lacrime... mia zia le ha trattenute per un mese intero e poi, quando le ha lasciate libere ha allagato tutta la casa>>.
Neville cercò di capire se stesse scherzando ma la ragazza sembrava al quanto seria. Lei lo guardò negli occhi e sorrise. <<Se vuoi puoi sfogarti, a me non da fastidio>>.
Quella ragazza sembrò a Neville proprio strana e lui sorrise tra le lacrime rincuorato che lei non lo stesse prendendo in giro.
<<Sai>> ricominciò la ragazza <<fu mia nonna a piantare il Vecchio Salice, diceva che i salici hanno poteri curativi e aiutano ad alleviare i dolori>>
<<Aveva ragione... mi ha sempre aiutato nei momenti tristi... anche dopo il funerale dei miei genitori il Vecchio Salice mi è stato di conforto>> replicò Neville asciugandosi gli occhi.
Non si era mai accorto di quella strana ragazza e c'era una domanda che gli ronzava in testa. Inizialmente pensò di non esprimerla, ma lei sembrava proprio quel tipo di persona cui si può dire tutto e allora si fece coraggio: <<Tu perché vieni qui?>>
Lei non sembrò turbata dalla domanda e nemmeno quando rispose il suo tono sembrò meno sognante e leggiadro <<Mia madre mi ci portava quando ero piccola e mi diceva che anche nei momenti difficili lui mi avrebbe sempre sollevato>>.
<<Tua madre deve essere proprio una bella persona>> sussurrò Neville, ma lei esclamò: <<Oh adesso è morta, ma sì anche io penso fosse proprio brava>>.
Neville non si aspettava una cosa del genere e non sapendo cosa dire rimase in silenzio. Fu lei a riprendere a parlare.
<<Non devi essere triste per il Vecchio Salice, lui una volta mi ha detto che quando sarebbe morto tu ci saresti rimasto male, ma senza motivo, perché lui sarebbe stato contento di stare un po' in pace>>.
<<Ah... tu parlavi con lui...?>>
<<Oh non molto, quella è stata l'unica volta in realtà>>.
Neville si accigliò.
<<Ma quindi tu non sei triste?>> le chiese.
<<Oh sì, lo sono, ma lui è felice e non è tanto carino essere tristi per qualcosa che rende felice l'altro, non credi?>>
<<Sì...forse hai ragione...>>. Caddero in alcuni minuti di silenzio, poi Neville parlò
<<Ma lui era la mia famiglia... e il mio unico amico... adesso sono solo!>>, gli occhi gli si stavano facendo lucidi.
Fu il turno della ragazza di accigliarsi: <<Ma che sciocchezze.>> qui Neville la guardò sconcertato <<Tu non sei solo. I nostri cari non ci lasciano mai davvero, saranno per sempre qui>> e gli mise la mano sul cuore.
Neville guardò la mano della ragazza, poi guardò lei e ancora la mano, infine di nuovo lei e annuì.
Lei fece uno di quei suoi sorrisi sognanti e gli porse la mano:<<Comunque, se vuoi, posso essere io tua amica>>. Neville non poté reprimere un sorriso e annuì con forza. Le strinse la mano.
Poi lei si alzò in piedi e disse: <<Beh è ora che io vada. Ci si vede allora>>.
Mentre si allontanava a Neville venne in mente una cosa.
<<Non mi hai detto come ti chiami!>> le gridò.
Lei si voltò e lo salutò con la mano : <<Luna Lovegood!>>.
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Non Sei Solo ·/~Oneshot Nuna~\·
FanfictionOne shot di un capitolo sull'inizio dell'amicizia, in una dimensione parallela o qualcosa del genere, tra Luna Lovegood e Neville Longbottom.