first day

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20 settembre 2016

Amavo il primo giorno di scuola. Già, forse sarò strana, ma il primo giorno di scuola mi era sempre piaciuto, forse perché rivedevo i miei amici, forse perché segnava l'inizio della stagione fredda, forse perché pensavo che quell'anno sarebbe stato diverso dai precedenti. E mi sbagliavo sempre. Per quattro lunghi anni ho sempre pensato che tutto sarebbe cambiato, non importava come. Ma ogni anno, tutto restava uguale. I miei amici erano sempre gli stessi, i miei genitori erano sempre uguali, la mia vita era sempre monotona.
Ma io continuavo a sperarci, ci credevo fino in fondo che tutto sarebbe cambiato.
Infatti, quella mattina mi svegliai prima, e cominciai la mia routine con un bel bagno caldo, mentre bevevo una tazza di latte e miele, e tutto taceva.
Il bagno durò poco - si e no una ventina di minuti - e andai subito a sciogliere i capelli castani, che mi caddero dolcemente sulle spalle, fino a metà della schiena. Mi abbassai all'altezza del lavandino e iniziai a lavarmi il viso, per poi passare ai denti, e infine alla crema. Buttai l'occhio sullo schermo del cellulare e notai che non erano nemmeno le sette, quindi dedicai ancora una mezz'ora a truccarmi per quella giornata.
Solitamente la mia routine iniziava con la sveglia che suonava alle sei e io che dormivo fino a quando mia madre non mi svegliava, alle sette, e alla fine correvo per la casa mentre cercavo di fare tutto quello che dovevo fare, spesso non mi truccavo nemmeno e uscivo senza fare colazione. Ma almeno il primo giorno di scuola mi piaceva essere presentabile, e di conseguenza mi svegliavo decisamente prima per avere il tempo necessario per fare tutto.
Come stavo dicendo, mi truccai come meglio sapevo fare, ma senza esagerare, direi che una passata di fondotinta, un po' di cipria e il mascara erano più che sufficienti.
Verso le sette e venti scesi di sotto e presi un paio di biscotti dal pacchetto che mia sorella aveva tirato fuori dalla dispensa e che ovviamente non aveva messo a posto, cosa che dovetti fare io.
Una decina di minuti dopo stavo già camminando verso il liceo con la giacca di jeans addosso, lo zaino nero sulle spalle e la bellissima musica dei Coldplay nelle orecchie. Arrivai davanti al cancello della scuola una decina di minuti prima del suono della campanella, e ne approfittai per raggiungere le mie amiche, Clarissa e Sam, al solito posto. Infatti, le trovai sedute sul muretto vicino alle scale che portavano all'ingresso.
Quando arrivai da loro notai che non erano sole, bensì erano in compagnia di due ragazzi. Uno sembrava abbastanza alto, aveva gli occhi scuri e i capelli biondi, l'altro era il contrario: un po' basso, occhi chiari e capelli scuri. Entrambi però, sembravano avere un bel fisico.
«Ehi ragazze!»le salutai con un sorriso.
«Ashley!!»urlò Sam, alzandosi e abbracciandomi subito dopo. Anche Clarissa ebbe più o meno la stessa reazione.
Quando tutti i saluti e tutti i bacetti sulle guance finirono, le ragazze non persero tempo a presentarmi gli altri due ragazzi, che erano stati in silenzio fino a quel momento. Scoprii che il biondo si chiamava Andrew, il moro invece era Scott.
Strinsi ad entrambi la mano e dedicai loro un leggero sorriso.
Restammo a parlare per qualche minuto ancora, e ognuno raccontò la sua estate: scoprii che Clarissa aveva conosciuto Andrew nella piscina comunale dove lei si allenava quasi ogni giorno; Sam invece aveva incontrato Scott al mare, o meglio lo aveva ritrovato, visto che loro erano vecchi amici e non si vedevano da molto tempo.
Parlai anche io della mia estate: dissi che ero andata al mare con mia sorella e mia nonna, per staccare un po' dai genitori, e che, a parte qualche occasione in cui Madison era tornata a casa ubriaca, non era successo molto.

Finimmo di raccontare le nostre esperienze quando sentimmo la campanella suonare, segno che da un momento all'altro gli studenti sarebbero entrati nelle aule.
Io e le ragazze, dopo aver salutato Andrew e Scott, ci dirigemmo verso la 5^C, la nostra classe. Durante il percorso, chiarimmo che Clarissa ed Andrew si sentivano, mentre Sam e Scott si erano ritrovati da poco e non avevano ancora iniziato nemmeno a pensare a una possibile relazione.
Arrivammo in classe subito prima che la prof entrasse, e ci sedemmo quasi in fondo all'aula.
«Allora ragazzi. Innanzitutto, buongiorno. Prima di parlarvi di quello che faremo quest'anno, vorrei presentarvi una nuova ragazza, Emma.»disse la professoressa di matematica, prima che una ragazza abbastanza minuta si alzasse dalla seconda fila. Si spostò verso la cattedra e si presentò molto velocemente.
«Io sono Emma, vengo dal Mississippi, ma mi sono trasferita qua a Seattle per il lavoro di mia madre, e basta, ho finito.»dopo questa breve presentazione, Emma si andò a sedere al suo posto.
«Bene ragazzi, quest'anno..»la prof fu immediatamente interrotta dall'arrivo del classico ritardatario. Lo conoscevo bene quel ragazzo, lo conoscevo dalle elementari.
Era cambiato molto Dylan, era diventato una specie di vip che escludeva tutti quelli che non facevano parte del suo giro.
«Scusi prof, avevo da fare.»disse tranquillamente prima di andare verso l'ultima fila, dove i suoi amici gli avevano riservato un posto, proprio dietro di me.
Per il resto dell'ora la professoressa ci parlò dei vari argomenti che avremmo affrontato durante l'ultimo anno e si raccomandò di iniziare a studiare già da subito per avere una media alta e costante e garantirci la riuscita degli esami.
Alla fine dell'ora, la prof se ne andò e iniziai a parlare con le mie amiche, fino all'arrivo del professore di filosofia. Anche lui ci parlò degli argomenti che avremmo studiato durante l'anno.
Insomma, non fu una giornata molto interessante, tutti i professori ci hanno parlato delle loro vacanze e ci hanno spiegato gli argomenti che avremmo studiato durante l'anno, non fu nulla di troppo impegnativo.
Alla fine delle lezioni io, Clarissa e Sam ci concedemmo un panino e una bibita fresca da Nando's, che si trovava a qualche passo dalla scuola.
Quando arrivammo, prendemmo subito posto nella sala dove stavano le poltrone e i divani, e ci sedemmo.
Scegliemmo velocemente quello che volevamo mangiare, e subito dopo il cameriere venne a prendere le ordinazioni. Dieci minuti dopo, stavamo già gustando i nostri panini insieme alle patatine e alle bibite.
Parlammo del più e del meno, fino a quando un gruppo di ragazzi fece il suo ingresso nella sala.
Rimasero un attimo spiazzati nel vedere la sala occupata, poi Clarissa vide Andrew nel gruppo, e li invitò a sedersi insieme a noi. Non erano in tanti, ma non ero molto felice all'idea di stare insieme al gruppo di Andrew e Scott, non perché mi stavano antipatici, ma perché gli altri due non erano molto raccomandabili, soprattutto Dylan O'brien, che ovviamente si era seduto accanto a me.
Lo guardai un attimo. I suoi capelli scuri erano alzati in un piccolo ciuffo e fermati da un po' di gel, o forse lacca. Gli occhi stavano guardando intensamente le mie patatine, come se volesse addentarne una.
Sul suo volto non c'era un pelo, e questo lo rendeva ancora più sexy.
Mentre lo stavo osservando, si girò verso di me e mi dedicò uno sguardo supplicante.
«Prendile.»gli dissi, infine. Lui, contento, prese il piatto delle patatine in mano e iniziò a mangiarle.«Ma lasciamene qualcuna.»dissi ancora.
Lui annuì.«Grazie.»disse. Era la prima volta che gli sentivo dire qualcosa che non fosse una parolaccia o una bestemmia, ed ero felice.
Tutto sommato, fu un pranzo abbastanza tranquillo. Dylan mi offrì il pranzo, visto che di patatine me ne aveva lasciate due e si era mangiato mezzo panino.
Lo ringraziai prima di essere trascinata via dalle mie amiche.

Sam e Clarissa mi stavano accompagnando a casa, e stavamo parlando di quel che era successo tra me e Dylan.
«Secondo me gli piaci!»aveva detto Sam.
«Nah, è Dylan O'brien, secondo me vuole qualcos'altro..»aveva replicato Clarissa.
E insomma, i dieci minuti che separava Nando's da casa mia li avevo trascorsi a subirmi le discussioni tra Sam e Clarissa.
Finalmente, quando arrivai a casa, andai in camera e mi buttai sul letto.
Alla fine era stata una bella giornata, ma ero davvero stanca, dopo aver passato parte del pomeriggio da Nando's.
Decisi di accendere il computer e, dopo averli fatti, andai su Netflix e feci caricare The Originals, la serie che avevo iniziato a seguire da qualche giorno.
Mentre caricava la puntata, sbloccai il cellulare e andai a guardare i messaggi che avevo ricevuto.
Rimasi sorpresa quando notai un messaggio da Dylan.

From Dylan: ehi:)

Ero indecisa se rispondere o no, insomma, non mi aveva mai scritto nemmeno per chiedermi i compiti per il giorno dopo.
Alla fine gli risposi lo stesso, non sarebbe successo niente no?

To Dylan: ehilà!

La risposta non tardi ad arrivare.

From Dylan: come stai?

To Dylan: bene te?

From Dylan: si, bene

To Dylan: capisco. ah, grazie per avermi pagato il pranzo

From Dylan: beh, era il minimo che potessi fare, dopo essermi mangiato metà del tuo pranzo ahah

To Dylan: già ahaha

From Dylan: è stata una bella giornata oggi, si insomma, mi sono ricreduto su di te

To Dylan: spero in bene

From Dylan: si insomma, ti facevo più..monotona, invece sei simpatica

To Dylan: beh, sono contenta che tu abbia cambiato idea. ora ti saluto, The Originals mi aspetta;)

From Dylan: oh mio dio, ti lascio alle tue serie tv

To Dylan: ti farò cambiare idea su di esse!

From Dylan: si sì, contaci.

Non gli risposi più, non sapevo cosa dirgli.
Mi lasciai alle spalle quella conversazione e dedicai la mia attenzione al pc.
Verso le otto andai a mangiare, mia mamma aveva cucinato il riso bollito, e, sapendo che mi piaceva davvero tanto, ne aveva preparato una quantità industriale.
Dopo cena andai in bagno a lavarmi e a cambiarmi per la notte. Indossai i pantaloncini neri e la maglietta rosa con le pecorelle disegnate sopra e andai in camera mia.
Dopo aver dato una veloce occhiata al cellulare e ai messaggi, tra i quali trovai il messaggio di buonanotte da parte di Dylan, mi addormentai.

lui ,, Dylan O'brienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora