Capitolo 1

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«Leya, Leya svegliati!»
Ron continuava a scuotere Leya, sperando di svegliarla; Leya aprì gli occhi e guardò Ron con sguardo di fuoco, in senso letterale. Ron deglutì e si alzò dal suo letto, sistemandosi la divisa da badante.
«Sbrigati o non farai colazione» disse, in modo gelido. Leya sbuffò e mormorò: “È 'Lea' non 'Leia'”; nel mentre le altre bambine ridevano di lei per via dei suoi capelli arruffati. Leya corse in bagno, sbattè la porta dietro di sè e si guardò nello specchio; osservò per bene i suoi capelli rosso fuoco, completamente stravolti, con gli occhi del medesimo colore, ancora assonnati. Prese la spazzola ed iniziò a pettinare i suoi lunghi capelli rossi, mossi e pieni di boccoli; si guardò nello specchio un'altra volta ed iniziò a farsi due trecce, che scendevano sulle spalle.
Uscì dal bagno, ignorò i sogghigni delle bambine e corse di sotto, accompagnata da alcuni strilli delle badanti. “Questo posto dovrebbe chiamarsi 'inferno', non 'orfanotrofio'” pensò Leya con aria scocciata ed andò nella mensa di corsa, ma Natalie la fermò. Leya odiava Natalie: era una di quelle Barbie premature e viziate, bisognose di una buona dose di cavoli propri.
«Leya non si corre nei corridoi» scimmiottò la bambina, guardando Leya sarcasticamente. Lei la oltrepassò ed entrò nella mensa, sgusciando attraverso i vari gruppi di bambine; si avvicinò al buffet e prese la sua “dose quotidiana di sbobba”; così la chiamava. Quella roba non poteva ritenersi “fiocco d'avena”, era un miscuglio di cose senza un ordine preciso!
Leya guardò schifata i fiocchi d'avena e andò a cercare un posto, abbastanza isolato dal resto dell'orfanotrofio; non voleva avere a che fare con quelle pseudo-Barbie.
Si sedette ed iniziò a mangiare, velocemente ma con faccia schifata: voleva evitare qualche dispetto dalle coetanee ma anche evitare di vomitare. Rallentò il ritmo ma finì ugualmente in poco tempo. Posò il vassoio e, stranamente, uscì da lì proprio come era entrata, senza palline di cibo incastrate da qualche parte. Si diresse in giardino, provando ad essere invisibile, sia per le altre bambine che per le badanti; Leya corse al centro dell'immenso giardino, si guardò attorno e si incamminò verso il bosco, vicino all'orfanotrofio.
«Leya, dove corri?» la interruppe Natalie, con la sua solita vocina stridula. Leya si girò e vide Natalie accompagnata dalle sue amiche: Caroline e Marie; Leya le ignorò e si diresse nuovamente verso il bosco, ma qualcuno le afferrò il polso. Lei si girò nuovamente e vide la mano di Natalie stringerle il polso.
«Lasciami» sibilò Leya provando a ritirare la mano; Natalie scosse la testa e la obbligò a rispondere:
«Dove corri?» ripetè Natalie con voce sicura e scandendo ogni parola.
Leya ringhiò, aspettò che Natalie lasciasse un po' la presa, ritirò la mano e corse come non mai verso il bosco; si guardò alle spalle, mentre correva e vide le tre Barbie inseguirla. Tornò a guardare verso il suo percorso ma, appena girò il volto, andò a sbattere contro un albero, graffiandosi la guancia grazie alla corteccia. Cadde a terra, con le lacrime agli occhi, tenendosi la guancia e cercando di isolare le risate delle Barbie dal resto. Vide il sangue sulla guancia e sulle ginocchia, sbucciate; Leya scoppiò in lacrime, che si mischiarono al sangue perso dalla ferita sulla guancia.
Le risate stridule furono interrotte da Ron, che corse da Leya, sentendola piangere. La prese in braccio, tenendola stretta a sè, le asciugò il sangue con un fazzoletto e tornò all'orfanotrofio, dopo una ramanzina alle tre bambine.
Portò Leya, ancora in lacrime, in infermeria; le fece pulire le ferite, anche se bruciavano e, con altri gemiti di dolore, le fece tappare tutte le fuoriuscite di sangue con dei cerotti.
Ron sospirò, portandosi una mano sugli occhi:
«Quante volte ti ho detto di NON correre per il bosco? Quante volte?!»
La bambina singhiozzò ancora un po' ed alzò sette dita.
«E quante volte mi hai disubbidito?»
La bambina alzò dieci dita.

Buonasera :3
Questo è il primo capitolo di questa storia e spero vi piaccia,
Sayonara~

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