Il Potere Del Fuoco

Capitolo 3

«Ora hai capito?» chiese Ron, con voce dolce.
La bambina annuì e si accoccolo al suo petto, con la nuca contro la sua cassa toracica.
«Come faccio a-» le parole di Leya vennero interrotte dalla porta, che si spalancò, accompagnata da un cigolio ridotto.
Ron si alzò immediatamente in piedi, vedendo la Madre Superiora all'entrata della stanza, con le mani sui fianchi mentre batteva istericamente il piede sinistro a terra. Leya si aggrappò alla camicia di Ron con le sue goffe mani e provò ad arrampicarsi su di lui, fallendo; cadde a terra con un tonfo, sbattendo le natiche sul parché, accompagnato il tutto da un suo mugolio di dolore. Madre Superiora guardò severamente Ron e ordinò di farsi dare spiegazioni; il ragazzo provò a raggruppare delle parole ed usarle come scusa, ma nulla da fare, non ci riuscì. Leya prese la parola al posto di Ron, giustificandolo, con una palese bugia; Madre Superiora lanciò uno sguardo gelido ai due interrogati e uscì dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sè. Appena ella uscì Leya s'imbronciò e spostò lo sguardo, offeso, su Ron; egli notò il suo sguardo ed aggrottò le sopracciglia.
«Che ho fatto?» chiese in modo pietoso.
«Mi hai fatto cadere, stupido!» rispose aggressivamente Leya, con ancora il broncio.
Ron sospirò, quasi sollevato, la prese nuovamente in braccio e tornò a sedersi sul letto.
«Ti chiedo scusa e ti dico anche grazie» rispose lui, con un sorriso dolce stampato in volto.
«Grazie?» chiese, stranita, Leya.
«Perchè hai parlato al posto mio» disse, dandole un dolce e caldo bacio sulla fronte, facendola sciogliere; Leya si intrufolò nella sua giacca, stando al caldo, e strinse le mani al petto, con la guancia contro le sue costole. Ron sorrise, mise una mano nella giacca ed iniziò a coccolarla, con tocco delicato.
Passarono qualche minuto, in silenzio; Ron con Leya tra le braccia, coccolandola.
«Posso... Posso confessarti una cosa?» chiese d'improvviso, Ron, stendendosi sul letto della bambina che teneva tra le braccia. Ella, stanca, annuì in risposta;
«Credo di essermi innamorato di te, ma non posso, sarei un pedofilo, mi denuncerebbero e...» prese un bel respiro «...e ci proibirebbero di vederci» disse Ron, con un sospiro finale, per evitare qualche lacrima.
Leya, come suo solito, alzò il viso verso di lui e rispose:
«Non ho capito» lo guardò con i suoi occhi immensi.
Ron la guardò e poi scoppiò a ridere, per la situazione buffa in cui si era cacciato.
«Non ridere, pagliaccio!» disse offesa, Leya, aggrottando le sopracciglia offesa; Ron si riprese e le spiegò tutto in modo più semplice. Leya rimase a riflettere per un po', non seppe cosa rispondergli e Ron, per evitare chissà cosa, la rassicurò, dicendole di non aver bisogno, obbligatoriamente, di una risposta. Ella fece come se nulla fosse e tornò accoccolata a lui, cullata tra le sue braccia.

Passarono un bel po' di tempo così, tanto che Leya stava per addormentarsi, ma la pace di quell'attimo venne interrotta da delle voci squillanti in corridoio; Ron si alzò subito, tenendo la bambina in braccio.
«Devi andare in bagno?» chiese velocemente il ragazzo, che ebbe come risposta un leggero cenno col capo; lui la avvertì dell'arrivo delle ragazze e la bambina saltò giù da lui, dirigendosi in bagno. Il silenzio tanto desideratto fu rotto dalle bambine che ritornarono nelle loro stanze; vedendo Ron rimasero zitte qualche secondo, ma poi ripresero a parlare. Egli sospirò ed andò in bagno, ritrovandosi subito Leya tra le sue braccia: gli si formò un sorriso sul volto sentendola ancora tra le sue braccia e le diede un bacio tra i capelli, dincendole, a malincuore di dover tornare al proprio lavoro. Leya borbottò ed annuì d'approvazione per la sua decisione; lasciò uscire Ron dal bagno ed aspettò qualche minuto, per uscire anche lei. Si ritrovò di fronte le tre Barbie e Leya, impaurita, deglutì.

Aggiornerò ogni morte di papa, sappiatelo; non ho tempo per scrivere, scusate ':3
Prima o poi scriverò qualcosa anche sulle creepypasta,
Sayonara~