1.

156 18 1
                                    

«l'hai sentito il pettegolezzo dell'anno? quella troia di haneul è stata lasciata da sejun. finalmente si è accorto, mentre la scopava, di quanti altri se la erano fatta. ha scoperto anche che, quando era con lui, si è fatta fottere da una ventina di ragazzi, e la sua reazione puoi anche solo immaginarla. le ha urlato dietro un sacco di insulti, e anche abbastanza pesanti. ho provato così tanto piacere in quel momento, che supera anche il più bell orgasmo della mia vita. tra l'altro avrei preferito parlartene di persona, o lasciare che tu assistessi con me. ma tu, puttana, sei dovuto partire praticamente subito.
come te la passi lì? c'è qualche figo? ti trattano bene?»
dice la mia migliore amica al telefono e io non posso fare a meno che ridere, mentre mi guardo allo specchio e sistemo una ciocca di capelli neri con gli altri.

mi dispiace doverle dire che non sono uscito di casa e che ho deciso di non andare a scuola la prima settimana, eppure lo faccio comunque. giusto per non mentirle. che è decisamente anche peggio.

«idiota, come puoi esserti isolato così velocemente? vedi di trovarmi un ragazzo. almeno finché sejun non si accorgerà che oltre a quella troia esisto anche io. che, non per criticare tutte le altre, sono anche la più bella in quella scuola di piccole vacche in calore. ehi, non sbuffare. sai benissimo che sto provando a lasciarlo perdere e farmi una vita, per non andargli dietro ancora per anni, ma è difficile. è figo e io ho una cotta per lui da tempo» mi risponde e io rido nuovamente, non riuscendo proprio a trattenermi dal considerarla penosa.

«stai solo facendo finta di volerti dimenticare della sua presenza. e notizia dell'ultima ora: non ci stai provando neanche. come pretendi di riuscirci? non so neanche perché continuo ad ascoltarti, mentre, con il cuore in mano, parli del tuo amore nei suoi confronti. che poi, parlando seriamente, non puoi neanche definirlo tale. ti piace da quanto? due mesi? non puoi certo affermare che sarà così per sempre. cambiando argomento- ho sentito parlare della rissa che c'è stata tra kim hyunshik e yoon minho nel giardino che da' sul retro della scuola martedì mattina, verso le undici e mezza. qualcuno di loro è finito in ospedale, o sono purtroppo ancora vivi entrambi?»
domando, mentre mi guardo allo specchio un'ultima volta e indosso la mia giacca giallo canarino.
un colore di merda, se devo essere del tutto sincero ed esprimere la mia repulsione al riguardo, ma sono costretto da quella mediocre stilista che è mia madre, ad indossarla.
non capisco neanche come possano averla promossa, visto il suo gusto impeccabilmente disgustoso nei confronti della moda e del colore.
protreste prendermi per un figlio che ha tutti i requisiti per essere definito il peggiore, eppure mi piace considerarmi sincero, indifferentemente dalla persona a cui devo dare il giudizio.

«oh, sì. nulla di importante. stavano litigando per quella gallina di irene. a quanto pare entrambi sono innamorati di lei e farebbero qualsiasi cosa per conquistarla. cazzate, se devo essere del tutto sincera. vogliono solo un bel culo sodo in cui infilare il loro enorme cazzo, e quale migliore di quello di una cagna che non fa' altro che sventolare le proprie tette al vento, neanche fossero le bandire alla festa di busan? non sto parlando solo per invidia, questo lo sai benissimo. l'altro giorno aveva addosso una gonna che le arrivava al culo solo grazie a non so quale forza ultraterrena. e poi, stiamo scherzando? era di un colore pessimo. giallo canarino. ci crederesti mai? c'è davvero gente che indossa vestiti di quel colore? appena l'ho vista, i miei occhi hanno iniziato a lacrimare, senza che io me ne rendessi contro, tra l'altro. un ragazzo mi si è avvicinato, preoccupato, e mi ha chiesto se stessi bene. io non ho capito a cosa si riferisse finché una lacrima non mi ha bagnato la guancia» racconta, la voce è di un'ilarietà soprendente e già me la immagino con il sorriso sulle labbra, mentre racconta tutto l'accaduto.
nonostante questo non posso far altro che sentirmi offeso, mentre parla del colore che ho indosso come se fosse talmente osceno da essere considerato inappropriato.
e, per carità di dio, non dico che sia il mio preferito, ma non provo una repulsione tale da arrivare a piangere.

«sto indossando una giacca giallo canarino proprio in questo preciso istante. e, prima che tu possa rivolgermi chissà quale irrefrenabile critica, ho dovuto farlo per promuovere mia madre. non è stata una mia scelta. oggi andremo ad una sfilata e dovrò far presente a tutti il suo inestimabile talento nella moda, anche se non ne ha alcuno e tutto si baserà sulle mie tecniche di retorica e dialettica. sono però molto lusingato dal suo avermi scelto come promulgato, se non fosse stato per il colore della giacca. tralasciando questo punto... ora devo andare. mi chiami domani? ho bisogno di altre informazioni che riguardano la mia vecchia e cara busan» dico, mentre scendo le scale e fisso nuovamente il mio riflesso allo specchio che vi era nel corridoio del salotto.
sono bello, nessuno può affermare il contrario, se non un invidioso.
ho i capelli neri perfettamente ordinati, ogni ciocca cade morbida sulla mia fronte e alcune mi coprono gli occhi.
i miei occhi sono contornati dalla matita e un leggero strato d'ombretto rosa confetto è sistemato sulla mie palpebre.
ad accentuare le mie labbra caronse, c'è del lucidalabbra al gusto di ciliegia.
i vestiti sono impeccabili sul mio corpo dalle forme femminili e perfette, capirei se qualcuno mi scambiasse per donna. l'unica cosa che rende ovvio il mio sesso, sono le cosce. muscolose e possenti, di certo non delicate.

mi distraggo quando la voce squillante della mia migliore amica risuona nel mio orecchio.
«certo che ti richiamo domani, altrimenti con chi chiacchiero delle ultime novità? divertiti, tesoro e ricorda di bruciare quella giacca una volta finito il tutto. ciao, amore» urla, sembra felice, e non mi da' neanche il tempo di rivolgerle un saluto, che già chiude la chiamata, evidentemente pronta a cambiare attività.

sorrido, mentre ripongo il telefono nella tasca e prendo sottobraccio l'unica donna della mia vita, mia madre.
lei indossa un abito di stoffa nero, semplice e un po' troppo scollato. modella perfettamente le sue forme e ne accentua il colore della pelle, di un rosa quasi cadaverico, tendente al bianco.
mi affretto a mostrarle tutto il mio supporto.
sono pronto a mostrare ciò in cui sono più bravo: la persuasione.

❝queen.❞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora