Capitolo 1.

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Ero su questo orribile pullman da circa 13 ore. Avevo le gambe intorpidite, la schiena a pezzi e oltretutto non avevo la minima idea di dove mi trovavo, cercavo di guardare fuori per intravedere anche solo un cartello ma il buio che c'era non me lo permetteva.

Sbuffai e cercai di sistemarmi meglio che potevo sul sedile, ma era un impresa ardua vista la disgustosa situazione, ero contornata da silenzio visto che le poche persone rimaste stavano tutte bellamente dormendo, l'unica sveglia ero io e l'autista, o almeno lo speravo.

Dopo una mezz'ora in cui continuavo a cambiare posizione per trovarne una comoda, cominciai a vedere dei lampioni e capii che eravamo arrivati. Il pullman si fermò, così mi affrettai a prendere il mio borsone e scendere velocemente per stiracchiarmi, salutai il vecchio autista e mi incamminai per la strada, sperando che mi avrebbe portato da qualche parte.

Ormai era tardi e più camminavo e più mi rendevo conto che in questa piccola cittadina di nome Woodstock non avrei trovato nulla che potesse togliere la mia assurda fame poi, ad un certo punto, mi arrivò come uno schiaffo in piena faccia un forte odore di pizza, mi guardai intorno per capire da dove venisse, poi la vidi, una pizzeria aperta che in questo momento era una manna dal cielo. Mi sistemai meglio il borsone sulla spalla e a grandi passi la raggiunsi.

«Buonasera, potrei avere una pizza margherita?» chiesi, appena varcata la soglia.

Il signore un po' grassoccio, dalla pelle olivastra e dai grandi occhi color nocciola dietro al bancone mi sorrise «Certo, la vuole normale o extra large?»

«Ovviamente extra large» risposi, ignorando gli strani sguardi che mi fecero. Certo, ero abbastanza magra e a volte la gente si chiedeva come facevo a mangiare così tanto, ma mia difesa, in questo caso, era circa 12 ore che non mangiavo e chiunque avrebbe avuto una fame da lupi.

Appoggiai il borsone su un divanetto e mi sedetti in attesa della pizza. Mentre mi guardavo intorno, scopri che era arredata piuttosto ad anni '50, tavoli con i divanetti, colori sgargianti, vecchie tappezzerie con vari disegni, ma ciò che mi salto più all'occhio fu il bellissimo jukebox arancione in fondo alla sala, erano anni e anni che non ne vedevo uno, così mi alzai e con una monetina alla mano mi avvicinai e feci partire una canzone a caso che riempì subito il locale. Il signore si girò subito a guardarmi e non capì bene la sua espressione così li sorrisi e tornai a sedere.

Ebbi la conferma che la pizzeria fosse in stile anni '50 quando la cameriera munita di pattini ai piedi mi portò ma mia enorme pizza. Era una bontà anche solo per gli occhi, la finì in un batter d'occhio tanta era la fame. Poi mi avvicinai al bancone per pagare.

«Quanto le devo per la pizza? E mi aggiunga anche una bottiglietta d'acqua da portare via, per favore» chiesi.

«Aveva molta fame vedo signorina, comunque sono 7 dollari, la bottiglietta può prenderla nel frigo» fece un sorriso e poi continuò dicendo «è nuova da queste parti, sa, qui ci conosciamo tutti e non credo di averla mai vista» chiese con occhi curiosi.

Le porsi i soldi, «Si, sono appena arrivata, ma starò poco mi serve solo il tempo per prendere una macchina, mi hanno detto che qui si fanno buoni affari» sorrisi, un po' imbarazzata «sa mica dove posso trovare un posto per la notte?» domandai ritirando il mio resto.

Mi guardò pensieroso e dopo aver sospirato mi disse «In fondo alla strada c'è un piccolo motel, se si affretta forse riesce a trovarlo ancora aperto per le prenotazioni»

Ringraziai e mi avviai, facendo grandi passi per evitare di rimanere senza un tetto sulla testa per il resto della notte. Arrivai, giusto in tempo, visto che il piccolo ometto asiatico stava per chiudere. Mi assegnò una camera e mi diede le indicazioni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 01, 2017 ⏰

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