Tipologia: Missin Moment (Gerza)
Tra la Saga della Torre del Paradiso e la Saga degli Oracion SeisIl mio nome è Erza
Quella notte del terzo martedì del mese Gerard stava ancora sognando.
Non che avesse altra scelta dopotutto. Da quel giorno... da quell'incidente con l'Etherion era l'unica cosa che fosse in grado di fare. Faceva diversi sogni ricorrenti, tutti distinti l'un dall'altro e non avevano mai nulla a che fare col precedente.
A volte era un capitano di una grande nave di pirati alla ricerca di un tesoro ambito in tutti i mari; altre volte era un ninja che si impegnava per portare a termine le missioni affidategli dal suo villaggio o, ancora, era un cantante di successo mondiale. Altre volte invece era se stesso, un comune ragazzo che si ritrovava a vivere semplici giornate. C'era però una costante in tutti questi sogni. Un elemento ricorrente, sempre presente. Una costante che ormai Gerard aveva imparato a riconoscere in ogni suo viaggio onirico. Gerard l'aveva rinominata la ragazza dei sogni, perché lei era sempre lì. Un volto familiare in mezzo a tanti altri sfocati o sconosciuti. Delle volte i suoi sogni giravano proprio attorno alla sua misteriosa figura, in altri invece, quando non era lei la protagonista, era una semplice spettatrice.
Era un membro del suo equipaggio quando era lui un pirata con un buffo cappello di paglia o lei era la ragazza che chiedeva il suo aiuto quando lui era invece un ninja.
I suoi sogni potevano anche essere diversi, mutare nel corso dello svolgimento ma... lei era costantemente lì. Una parte di Gerard si chiedeva chi fosse, perché il suo subconscio continuava a mostrargliela ovunque. Era stata una persona importante nella sua vita? Prima che entrasse in coma? Prima che perdesse la memoria? Ma, sopratutto, esisteva davvero?
Il ragazzo non ne aveva idea.
Uno dei suoi viaggi onirici ricorrenti, nonché suo preferito, era proprio quello in cui l'aveva notata la prima volta.
Il sogno cominciava sempre in quel modo.
Si trovava al villaggio di RoseMary e passeggiava tra le vie trafficate finché il suo naso non veniva solleticato da un invitante profumo di dolci appena sfornati. Seguiva il profumo, percorrendo quella strada che ormai conosceva a memoria mentre sorrideva all'anziana donna che gli porgeva un gelsomino o chinandosi a raccogliere il trenino che il bambino aveva fatto involontariamente cadere correndo finché non si fermava davanti la vetrina della pasticceria.
Ed eccola lì, così bella da sentirsi mozzare il fiato.
Quando la incontrava era sempre nella stessa identica posizione. Col busto leggermente chino in avanti, così da permetterle di poggiare il volto dai tratti graziosi sulla mano sinistra. Con la mano destra portava piccole porzione del dolce alle fragole verso le minuscole e rosee labbra. E anche da quella distanza riusciva a notare come, assaporando la dolcezza di quella torta, le sue labbra si distendevano a formare un sorriso e le guance le si tingevano di rosso. I morbidi capelli scarlatti le ricadevano come una cascata fin sotto le spalle, splendenti e ardenti come lingue di fuoco e in netto contrasto col candore del chiaro vestito che indossava.
Gerard la osservava curioso memorizzandone ogni movimento, curva e dettaglio. Non riusciva a spiegarselo ma ogni muscolo, tendine o fibra del suo corpo sembravano essere calamitati da lei. E in quel momento lui si sentiva un satellite che le orbitava attorno poiché attratto dalla sua forza di gravità. Terminato il dolce, gli occhi color nocciola di lei cominciavano a percorrere pigramente il locale soffermandosi prima sulla vetrina con esposti altri dolci alle fragole e poi sul volto del ragazzo. Negli occhi del ragazzo dai capelli color cobalto che la osservava. E lui, come ogni volta nonostante ormai se lo dovesse aspettare, arrossiva e si voltava, nascondendosi dove non poteva più esser visto.
Poi il sogno si sgretolava e lui fluttuava via verso la prossima destinazione. Verso la prossima avventura onirica. Senza avere mai il tempo per poterle parlare, per poterle rivolgere la parola o chiederle semplicemente il nome.
La cosa più strana per lui però fu constatare dell'essersi pian piano, sogno dopo sogno, innamorato di quella misteriosa figura. Non era certo quando fosse accaduto. Se quella volta al bar o quella volta in cui si trovava al parco. Era seduto sul prato e con la schiena premuta contro un albero. E lei era lì, una semplice ragazza che passeggiava in mezzo a quel verde nel suo prendisole colorato.
Forse si era innamorato della misteriosa ragazza quando inavvertitamente lei gli aveva versato un caffè addosso e scusandosi gli aveva rivolto un sorriso tenerissimo. O quella volta in cui avevano danzato assieme perché erano le uniche persone rimaste senza cavaliere e damigella. O ancora quella volta in cui era inciampato e le era finito addosso, a pochi centimetri dal suo semplice viso e dalle morbide labbra.
No, non ne aveva idea di quando si fosse innamorato di lei. Ma su una cosa era sicuro.: avrebbe continuato a innamorarsi di lei ogni volta che l'avrebbe incontrata. O sognata.
A volte immaginava di svegliarsi e che, ad aspettarlo, proprio accanto al suo corpo c'era lei. Gli piaceva pensare che in un modo o nell'altro lei esistesse e che da qualche parte in quel vasto e reale mondo lo stesse aspettando. Bramandolo come il suo cuore bramava lei. Desiderandolo quanto lui voleva lei. E forse amandolo, quanto lui la amava.
E se poi invece si fosse svegliato e lei non ci fosse stata? Avrebbe retto al colpo? Sarebbe sopravvissuto al duro colpo di una straziante verità? Che al fin fine forse era tutto frutto della sua fantasia... E in quel caso, avrebbe mai avuto o trovato la forza di svegliarsi? Avrebbe avuto la forza di vivere in un mondo dove lei non esisteva?
Allontanò quei tristi pensieri provando ad immerggersi in una nuova avventura onirica.
Gerard non riconobbe quel sogno. Tutto era diverso, nuovo e più cupo. Come al solito non aveva idea di dove si trovasse ma qualcosa in quel luogo aveva l'aria dannatamente familiare. Sentì il petto stringersi in una morsa e il corpo irrigidirsi. Come a volergli dire di stare attento. Che quel luogo non era affatto sicuro e he non lo era mai stato. Si guardò le mani minuscole.
Adesso era un bambino e portava delle manette alle mani. Poco distante da lui c'era una bambina che stava piangendo. Gerard non la riconobbe subito ma non appena le fu vicina, gli fu subito chiaro di chi si trattasse. Gli si accostò e le poggiò una paffutella mano sull'esile spalla di lei.
Per la prima volta da quando aveva cominciato a sognarla sembrava stesse per avere la possibilità di parlarle. Inspirò ed espirò. Poi prese coraggio e domandò:
- Ehy, va tutto bene? - la ragazza smise di singhiozzare e si stropicciò gli occhi. Alzò il volto bagnato e lo osservò curiosa. Calde lacrime che circondavano gli occhi scuri. Gerard le sorrise e le porse una mano. - Perché piangi?
- Io... mi sono persa. Delle persone cattive mi hanno portata qui e adesso sono tutta sola in questo posto buio. - La sua voce era dolce e morbida, come una carezza. Lei si sfregava le mani nervosamente sulle ginocchia, tremando. Sembrava voler cancellare la sua presenza da quel tetro posto. Come se con quel gesto sarebbe sparita da lì.
Ma nulla era mai così facile.
Lui si chinò poggiandole adesso entrambe le mani sulle spalle. - Adesso ci sono io qui con te. Non sarai più sola.
- D- davv-ero?
- Certo, puoi contare su di me. - si guardò attorno, provando ad ispezionare il luogo. Peccato che non riuscisse a distinguere bene cosa lo circondava perché il sogno aveva cominciato già a sgretolarsi. Probabilmente si trovava all'interno di una grotta e lui doveva sbrigarsi, doveva provare a portarla fuori da quel luogo anche se era tutta finzione. Anche se lei dopo non avrebbe mai ricordato nulla di quel gesto. Sentiva il bisogno di proteggerla a qualunque costo. Riportò i suoi occhi nocciola sulla figura della bambina. - Su adesso asciugati quelle lacrime e fammi un sorriso. - Lei indugiò portandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, titubante.
- Dove siamo? Perché abbiamo queste? - domandò lei indicando le manette.
- Non lo so ancora, ma ho intenzione di scoprirlo. Mi aiuterai?
La ragazza rimase in silenzio per un momento, scrutandolo in quei profondi occhi marroni. Poi finalmente sorrise e il cuore di Gerard fece una capriola. Da bambina era ancora più carina, pensò. - Andiamo. - Lo prese per mano e si rialzò.
- Io sono Gerard. - parlò - Posso sapere il tuo nome?
- Il mio nome è Erza.
E il sogno si dissolse in una pozza nera, strappandogli la mano di Erza dalla sua mentre lui invano gridava il suo nome e precipitava.
Quella notte del terzo martedì del mese Gerard non stava più sognando.
Quando finalmente riaprì gli occhi, con le testa pulsante e stordita si rese conto di tre semplici cose.
Uno: non era solo. Vicino a lui c'era una bambina dai capelli blu e dal volto preoccupato assieme atri individui dall'aria per nulla rassicurante e la faccia contratta in un ghigno.
Due: non riusciva a ricordare nulla. Nè come ci fosse arrivato, né cosa stesse facendo o sognando prima, né il suo passato, né chi fosse.
Tre: ricordava solo una parola, solo un suono, solo quattro lettere. Erza.
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Carry On, Fairy Tail!
FanfictionRaccolta di "And If" e "Missing Moment". Pericolo SPOILER per chi non segue il manga. Come sarebbe la gilda di Fairy Tail se certi eventi avessero preso una svolta diversa da quella tracciata da Mashima? Lucy si sarebbe comunque unita a Fairy T...