Lacrime Scarlatte

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Tipologia: Missing Moment FlashBack

Lacrime scarlatte

Il vento soffiava dolcemente su di lei, solleticandole le guance. Lunghe chiome scarlatte si muovevano formando piccole onde, per poi ricaderle sulla schiena. Era poggiata contro ciò che rimaneva di una struttura ormai crollata. Piegò le gambe e se le strinse al seno, cingendole con le braccia piene di tagli. Vi nascose il viso. Propio lì in mezzo, dove nessuno avrebbe potuto guardarle il volto. Chiunque guardasse quel luogo da lontano, avrebbe potuto pensare che in esso regnasse un sovrumano silenzio. Lo avrebbero pensato tutti. Tutti eccetto la maga che stava seduta proprio lì. Per lei c'era anche troppo rumore. Una cacofonia di suoni generata da lontani ricordi che si sovrapponevano, di quando era più piccola. Si lasciò trasportare dalle correnti di essi e nuotò lontano, così lontano verso un giorno determinato.
Era in compagnia di due bambini magrissimi. Uno dei due bambini, quello dai folti capelli blu e con un strano tatuaggio sotto l'occhio sinistro le stava chiedendo il cognome. Era davvero buffo. Scherzava sul fatto che non riuscisse a ricordare i cognomi altrui se essi erano troppo complicati. Stava dicendo "Worly Buchanan? Non potrei mai ricordarlo". Lei stava ridendo.
-
Io sono Erza, solo Erza. - aveva risposto lei malinconicamente. Lei, prima di quel giorno, non aveva mai avuto un cognome.
-
Che tristezza... - il volto del bambino si era contratto in una smorfia triste. Le si avvicinò e le tocco le ciocche di capelli. Quel colore intenso... il bambino ne era sempre stato attratto. Solleticava la sua fantasia infantile. Le carezzò tra le sue mani, facendo scorrervi le dita in quell'ammasso di seta e colore vivace. Lei si scostò un po', facendogli perdere la presa sui capelli. - Che bei capelli scarlatti. - Aveva continuato. Poi il suo volto si illuminò. - Ecco! Perché non ti chiami "Erza Scarlet"?
La ragazza ripeto quel nome, cominciando a sorridere. Aveva proprio un bel suono. Lui continuò:
-
E' il colore dei tuoi capelli, in questo modo non lo dimenticherò mai! - aveva concluso, rivolgendole uno dei più dolci sorrisi che un bambino era in grado di regalare.
Adesso le bruciavano gli occhi. Le lacrime le scorrevano lentamente e copiosamente sul viso, percorrendole le guance sino alle labbra. Il loro sapore salato si mescolava al sapore metallico del libro interno. Aveva smesso di trattenerle quando quando il bruciore era diventato insopportabile. Chiuse gli occhi, provando a cercare sollievo in quel modo. Ma fu anche peggio. Dietro le palpebre quella scena si ripeteva all'infinto. I suoi amici che combattevano contro i membri del consiglio, lei che li intimava di smettere e che non muoveva un dito mentre lo portavano via, andando contro ciò che voleva il cuore. Oh, il suo povero cuore. Poteva ancora sentirne le urla, urla strazianti. Avrebbe voluto tapparsi le orecchie e smettere di udirle per un pò. Ma non era così facile. Erano dentro di lei. Rimbombavano dentro di lei, in ogni vena. Erano come onde d'urto. Adesso stava tremando. Quelle urla la stavano distruggendo. Temeva che, se avesse continuato a percepirle in quel modo, con quel dolore che le toglieva il respiro, che la faceva annaspare, di lei non sarebbe rimasto più nulla. Cenere, al posto della carne.
Si rannicchiò ancora di più in se stessa, affondando il viso tra le sua braccia ancora più in profondità.
Un altro ricordò si infranse su di lei, colpevole in pieno come onde del mare agitato si schiantano contro gli scogli. Arrivò improvvisamente, senza darle il tempo di prendere una boccata d'aria prima di immergersi immediatamente in acqua.
Erano ancora due bambini e stavano guardando il cielo stellato dietro il vetro di una finestra.
Il ragazzo dai capelli blu le stava chiedendo di scegliere una stella, un punto da cui partire. Le chiese poi di immaginare che da quel punto dorato partisse una linea scintillante e di divertirsi a collegarla con altre stelle, come se fosse uno di quei giochi per bambini in cui devi unire i puntini numerati per far prendere forma a una figura. Quel giorno lui l'aveva guidata per disegnare la costellazione della Bilancia. Il giorno precedente avevano rappresentato l'eroe di infanzia di Gerard, il mitico Ercole e l'indomani forse avrebbero rappresentato la costellazione del Dragone.
-
Come fai a conoscere tutte queste cose? - le aveva domandato lei, rigirandosi una ciocca di capelli scarlatta tra le minute dita. Lui stava ancora guardando le stelle. Probabilmente, immaginò lei, stava continuando il loro piccolo gioco.
- A casa avevo un libro sui corpi celesti - adesso aveva chiuso gli occhi. La luce della luna che filtrava dalla finestrella faceva scintillare la sua carnagione troppo chiara. In quel momento, pensò la ragazza, brillava come una stella di quel cielo. - Era il mio preferito.
La ragazza aveva annuito ritornando a guardare il cielo, adesso con una nota di malinconia. Quel posto maledetto aveva già preso a loro troppe cose. Rubato troppe cose. Cominciando dalla loro infanzia. Chissà se sarebbero mai fuggiti da quel luogo... Erza avrebbe tanto voluto andarsene via con i suoi amici. Dopo un paio di minuti di silenzio, poi lui aveva ripreso parola. - Erza. ..
Lei si voltò a guardarlo. Il suo viso ora era serio, un repentino cambiamento rispetto al precedente. Nei suoi occhi nocciola poteva scorgere determinazione. - Io vi proteggerò. Farò di tutto per farci andare via da qui.
Quelle parole la colpirono, facendola riscuotere dal suo torpore e riaccendere nel suo intimo un faro di speranza. La bambina era d'accordo. Ripensò al suo desiderio di poco fa, al desiderio di voler andare lontana con i suoi amici. A vivere nuove avventure, a conoscere il mondo fuori da quelle opprimenti mura grigie. - Anch'io... - gli sorrise determinata. Se dovesse succederti qualcosa... verrò in tuo soccorso.
Lui sorrise e le protese la mano, allungandole il mignolo. Lei esitò titubante, poi l'afferrò. - Farò lo stesso anch'io. Promesso?
-
Promesso! - e strinsero i mignoli suggellando il loro patto.
-
Ritornerò sempre da te, Erza.
E le sorrise.
- Gerard... - gridò il suo nome, in un urlo muto e carico d'angoscia.
Attorno a lei il vento adesso soffiava più forte. I suoi capelli erano come fruste. Ondeggiavano furiosamente, fendendo l'aria. E, nel momento in cui il dolore diventò insostenibile urlò.
Non le importava di essere sentita. Non le importava più di nulla ormai.
Voleva lasciare che il vento con la sua forza portasse via, lontano da lei le sue urla. Il suo dolore e i suoi ricordi e le sue amare lacrime.
Andò avanti in quel modo per tutta la notte finché, stanca, non si addormentò cullata dal ricordo del suo ultimo sorriso.
E tutto dentro di lei si placò, in un silenzio soprannaturale.
L'alba quel giorno, era colorata di un bel rosso scarlatto come non si era mai visto. Proprio come il colore dei capelli di Erza.
Caldo e pieno di passione.
Se solo avesse potuto alzare il volto verso il cielo, avrebbe avuto una bellissima vista.
Se solo avesse potuto... avrebbe notato un messaggio scritto con le stelle più belle. Una costellazione che Gerard non le aveva mai mostrato. Una costellazione nuova, mai vista prima. Era solo il tramonto eppure era lì, splendente e piano di luce.
Quella sera gli amanti del cielo rimasero stupiti. Mormorii di curiosità si dispersero nel vento, tutti recitando le stesse parole:
"Chi sarà stato?", "Com'è possibile?", "Sono apparse nuove stelle in cielo!", "Come abbiamo fatto a non accorgerete mai in tutti quest'anni?".
Da qualche parte, in un luogo indefinito e imprecisato, solo un ragazzo possedeva delle risposte a quella domanda. Perché era stato lui l'artefice di quell'insolito fenomeno. Lo aveva fatto solo per lei. Per ricordarle che lui adesso si ricordava di lei e della loro promessa. Della sua promessa. Ma la sua magia si stava esaurendo e non avrebbe resistito oltre.
Così prima che le stelle ritornassero nella loro originaria posizione; mentre le lacrime rigavano il suo volto e il Concilio, ignaro dei suoi sentimenti, lo stavano portando via Rivolse un ultimo sguardo al cielo. Come aveva insegnato tanti anni fa ad Erza, immaginò di prendere una linea e di collegare le stelle per leggere la sua nuova costellazione:
"Ritornerò sempre da te"
Sperando in cuore suo che lei da qualche parte lo stesse leggendo e sorridendo come l'ultima volta.

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