Capitolo 1

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 Il rumore dell’atterraggio fece sobbalzare tutti quanti a bordo dello shuttle. Medrash si svegliò improvvisamente e si ritrovò immerso in un vortice di suoni attutiti. Ci mise un po’ per riconoscerli e distinguerli l’uno dall’altro, ma subito ne percepì uno che sovrastava gli altri. Sembrava una voce…una voce di donna. E stava parlando a lui.

 “Ehi, tutto a posto? Ben svegliato.” Medrash aprì gli occhi e vide la figura di una giovane ragazza sulla ventina, capelli rosso acceso e sguardo vispo. I suoi occhi erano puntati su di lui. Si aspettava una risposta.

 “Sì, grazie.” Si guardò intorno. “Dove siamo?”

 “Siamo arrivati su Korriban. Tu sei Medrash, giusto?”

 Rimase un po’ stupito dalla domanda. “Sì, sono io. Ma come…”

 “Ti ho notato da quando ci hanno selezionato. Mi sei sembrato un tipo in gamba.”

 Medrash le sorrise. “Tu invece come ti chiami?”

 “Io sono Kory. Ora andiamo, prima che Harkun cominci il suo discorso.”

 Harkun… Quel nome gli fece tornare in mente i ricordi degli ultimi giorni, ricordi che lui voleva dimenticare. Capì che dovevano affrettarsi; sì alzo e seguì Kory fuori dallo shuttle. Quando ebbe attraversato la soglia, ci mise un po’ per abituare gli occhi alla luce: erano in un hangar, completamente vuoto ad eccezione dello shuttle e di un gruppetto di persone riunite al centro. Cinque, per la precisione. E al centro c’era il supervisore Harkun.

 “Benvenuti, signori!” fece Harkun rivolgendosi ai nuovi arrivati. Aveva un tono sarcastico che non prometteva niente di buono.

 “Se volete, possiamo concedervi un’ora di pausa…” Gli altri quattro nel gruppetto ridacchiarono. Medrash si affrettò al centro dell’hangar, seguito a ruota da Kory.

 “Finalmente possiamo iniziare” sbuffò il supervisore. “Vi ho già detto chi sono: il supervisore Harkun, incaricato dall’Accademia dei Sith di selezionare i nuovi allievi. E voi che ci fate allora qui? Insomma, fino a pochi giorni fa eravate tutti dei semplici schiavi.”

 Il solo udire di quella terribile parola fece tremare Medrash. La schiavitù, l’aveva sempre odiata. E ciò che era più terribile era che l’aveva provata in prima persona, per dieci lunghi anni. La sofferenza, il dolore, …erano tutti stampati indelebilmente nella sua mente, e niente avrebbe mai potuto cancellarli.

 “Ma poi sono arrivato io. E vi ho preso. Vi ho liberato dalla schiavitù sotto l’ordine dell’Accademia: voi siete i prescelti per diventare nuovi apprendisti Sith.”

 A quell’affermazione un vocio si diffuse per l’hangar. Le facce di tutti erano un misto di stupore, incredulità e rassegnazione. La faccia di Medrash aveva solo l’ultima. Si era illuso di essere stato liberato per sempre. Ma sapeva che non sarebbe stato così. E infatti, subito dopo, Harkun pronunciò quelle terribili parole.

 “Ma solo uno ce la farà. Tutti gli altri moriranno. Sarete sottoposti a delle prove ferree, dalle quali uno solo uscirà vivo. Intanto vi conviene pensare a come raggiungere l’Accademia.” Disse così, e si teletrasportò. Lasciando nell’hangar il silenzio più assoluto.

 La prima cosa che tutti fecero fu guardare gli altri negli occhi, per leggervi le loro sensazioni. Medrash cercò di osservare bene i suoi “compagni” d’avventura. Oltre a Kory, c’era un uomo alto e robusto, dai capelli castani e dal viso rude. Quando, al momento della selezione, li avevano presentati, lui aveva assunto un’espressione a metà fra l’ammirazione e l’invidia, e Medrash non aveva saputo spiegarselo. Durante il viaggio gli aveva detto di chiamarsi Gerr, ma la loro conversazione era finita lì. Poi c’erano due ragazzi di media corporatura, quasi uguali nell’aspetto; forse erano gemelli. Medrash non ricordava il loro nome, ma lo aveva colpito il modo con il quale i due si comportavano: quasi come se condividessero una sola mente. L’ultimo del gruppo era quello che Medrash riteneva il più inquietante; il suo nome era Ffon. Era un esponente di una delle razze meno conosciute nell’universo, i Sith Purosangue. Nei suoi occhi albeggiava costantemente un bagliore rossastro, un’essenza di pura malvagità. E Medrash non era stato l’unico a notarlo. Durante il viaggio tutti si erano tenuti alla larga da Ffon, e lui era l’unico a non aver battuto ciglio durante il discorso di Harkun. Anzi, a Medrash era sembrato che sorridesse. Fu lui il primo a spezzare il silenzio.

 “Allora, chiariamo una cosa.”

 Tutti si girarono verso di lui. E di nuovo Medrash lo vide sogghignare.

 “Siamo tutti qui per uno scopo, diventare Signori dei Sith. Ma avete sentito le parole di Harkun: solo uno ce la farà.”

 Il tono di Ffon s’inasprì.

 “E quell’uno sarò di certo io.”

 Ancora una volta nell’hangar calò la tensione. I gemelli guardarono il purosangue con un’espressione indecifrabile. Per un attimo sembrò che Ffon stesse soppesando le parole che aveva appena pronunciato. E ne rimase molto soddisfatto. Dando le spalle al gruppo, s’incamminò verso uno dei corridoi che portavano alle uscite dell’hangar. Gerr provò a rincorrerlo per chiedere una spiegazione, ma incredibilmente era già scomparso. L’atmosfera nell’hangar rimase gelida ancora per un po’; alla fine i primi a muoversi furono i gemelli, che dopo trenta secondi di consultazione fra di loro, presero il corridoio opposto a quello che aveva scelto Ffon. Gerr si avvicinò allora agli altri due.

 “Allora, che si fa?”

 Kory ebbe un’esitazione; sembrava molto spaesata e ancora stupita dalle parole di Harkun e di Ffon.

 “Credo che faremmo meglio a dividerci.”

 All’inizio Medrash non si accorse nemmeno di aver detto quelle parole. Si accorse di aver parlato a voce alta solamente quando gli altri due lo fissarono. E a quel punto capì di essere l’unico, in quell’hangar, a poter procurare loro la salvezza. Kory era troppo fragile, mentre Gerr era povero di iniziative e aveva chiaramente bisogno di qualcuno che lo guidasse. E allora prese le redini del gruppo.

 “In effetti, pensateci. Se adesso raggiungiamo insieme l’Accademia, ci abitueremo a combattere in compagnia. Ma quando Harkun ci affiderà delle prove da soli - e lo farà, statene certi - ,allora noi non sapremo cosa fare e moriremo di certo.”

 La spiegazione sembrò convincente. Gerr annuiva con la testa, mentre Kory era ancora un po’ insicura.

 “Io non me la sento.”

 “Fidati di me. Non c’è altro modo.”

 Lei lo guardò in volto, e lui addolcì lo sguardo, in modo da ispirarle fiducia. Sembrò rincuorata da questo gesto.

 “Va bene. Facciamolo.”

 “Gerr, per te è a posto?” fece Medrash.

 Lui annuì, lasciando trapelare dal suo sguardo lo stupore dovuto alla domanda ricevuta. Evidentemente non si aspettava che si qualcuno si potesse ricordare il suo nome.

 “Ok. Dove andiamo?” fece Gerr, guardandosi intorno.

 C’erano in totale cinque corridoi che portavano a diverse uscite dall’hangar. Ffon aveva preso quello all’estrema destra, i gemelli quello all’estrema sinistra. Al gruppetto rimanevano i tre corridoi centrali.

 “Io preferirei andare a sinistra. Più mi allontano da Ffon, meglio è.” disse Kory.

 Medrash, per fare un atto di gentilezza, scelse il corridoio più vicino a quello imboccato dal purosangue. E Gerr accettò di prendere quello centrale. A quel punto, scelte le destinazioni, si salutarono tristemente. Gerr fu il primo ad andare; non voleva pensarci troppo. Medrash fece per incamminarsi, quando sentì un rumore di passi dietro di lui. Si voltò in posizione di guardia, pronto a tutto. E si ritrovò davanti Kory. Prima che le potesse dire qualcosa, lei si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia.

 “Spero di rivederti.” fece lei.

 E corse via. Medrash rimase a bocca aperta per un bel po’, ma alla fine sorrise. Gli era simpatica, e sperò che non si facesse del male. E così, infine, imboccò il corridoio. Il rimbombo dei suoi passi era l’unico suono che si sentiva, e quel corridoio sembrava non avere una fine. Finalmente arrivò in una stanza illuminata dalla luce naturale. Era quasi all’uscita, ma buttò l’occhio a un angolo della stanza e notò qualcosa. Si avvicinò per vedere meglio. Era una vibrospada! Ringraziò il fato e la raccolse. Era integra ed emetteva un flebile bagliore giallo. Con quella avrebbe potuto almeno sperare di sopravvivere. Si mise la spada sul fianco e, finalmente, attraversò la soglia. E fu abbagliato dalla luce solare.

STAR WARS: THE OLD REPUBLIC - REVENGE: The Lands of KorribanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora