La prima sensazione che Korriban gli trasmise fu…caldo. Molto caldo. Socchiuse gli occhi per guardarsi meglio attorno. E vide solo sabbia. Era un deserto, e non c’era nient’altro. O almeno, niente di rilevante; due rocce di là, una colonna di qua, e forse…sì, all’orizzonte si intravedeva qualcosa, ma da lì non riusciva a capire bene cosa fosse. Poi guardò meglio, e notò che, in effetti, il tutto era circondato da pareti di roccia altissime. Come aveva fatto a non notarle subito? Forse il brusco passaggio dall’oscurità alla luce. A quel punto si accorse di trovarsi in mezzo ad una gigantesca valle. E su Korriban c’era una sola valle degna di nota: la Valle dei Signori Oscuri. Medrash l’aveva già sentita nominare; gliene avevano parlato, quando era piccolo, come un posto maledetto, abbandonato, dove la vita aveva smesso di crescere. E ora era lì in mezzo. Un rapido pensiero attraversò la sua mente.
Se resto qui sono morto.
Decise di incamminarsi verso l’orizzonte per andarsene al più presto da quel luogo. Ma dopo pochi passi si rese conto di non essere solo. Con la coda dell’occhio notò un movimento alle sue spalle. Un guizzo, all’apparenza rossastro. Subito si voltò sull’attenti. Sperò che si trattasse ancora di Kory, ma lì dietro non c’era nessuno. Nessuno di umano. Sulla sabbia c’era infatti un essere, simile a un verme gigante, ma con decine di zanne lungo il corpo e con un varco dentato al posto della bocca.
“Kkkfff!” fece l’animale, e con un movimento sinuoso del corpo scattò in avanti.
Medrash non aveva mai visto niente del genere, ma non potè fermarsi ad osservarlo; inclinò rapidamente il busto verso destra, e l’essere attraversò in volo quello spazio dove pochi secondi prima c’era il suo collo, crollando rovinosamente a terra. Si rimise subito in piedi, ma Medrash non si fece cogliere di sorpresa e sguainò la vibrospada. E allora ci pensò su e realizzò di non sapere affatto come usarla. Ebbe un momento di esitazione e la creatura ne approfittò per attaccare di nuovo. Preso dal panico, Medrash agitò la spada qua e là senza una direzione precisa, ma riuscì comunque a fendere l’aria nel punto in cui si trovava il nemico. Sì sentì un rumore sordo, e subito dopo la creatura cadde a terra, spargendo ovunque una sostanza gelatinosa di cui Medrash non voleva neanche sapere l’origine. Il vincitore si fece scappare un sospiro di sollievo, ma subito dopo si rese conto che di quelle creature ne sarebbero potute arrivare a centinaia; scavalcando il cadavere dell’animale, Medrash ricominciò la sua marcia verso l’orizzonte, sul quale il sole cominciava a calare.
Erano passate tre ore quando finalmente Medrash giunse ai piedi di quelle pareti di roccia che aveva intravisto da lontano, subito dopo essere uscito dall’hangar. Il cielo era buio e durante il viaggio, quando non era stato impegnato a guardarsi le spalle per controllare l’arrivo di altre creature, Medrash si era divertito ad osservare le stelle e i pianeti nel cielo. Lo faceva da molto tempo, e aveva imparato ad affinare il suo occhio durante la schiavitù. Era forse l’unica cosa positiva, o una delle poche, che Medrash ricordava di quel periodo. L’unica cosa che voleva ricordare.
Fatti forza. Sei quasi arrivato…
Da lì sotto vide che l’unico modo di proseguire era giungere su una delle sporgenze naturali che uscivano dalla parete di fronte a lui. Faticosamente mosse i piedi negli ultimi passi che lo separavano dalla sua meta. Il terreno, verso la fine del percorso, aveva cominciato a salire, e aveva dovuto scalare parecchie rocce per proseguire. Era stremato dalla fatica, ma qualcosa lo spingeva ad andare avanti, sempre di più…non sapeva spiegarselo neanche lui. Finalmente superò l’ultima roccia; mise una mano, poi l’altra e infine i due piedi e si issò sul ciglio della sporgenza nella parete. E vide qualcosa che non avrebbe voluto vedere. Un enorme varco nella roccia, sormontato da un frontone decorato con antichi simboli dei Sith. Una tomba.
Medrash cadde sulle ginocchia per la disperazione quando vide che non c’era altro modo di uscire da quel posto infernale. Forse era meglio finirla lì, invece che morire dentro a una tomba sperduta. Si alzò e si avvicinò al bordo della sporgenza. Era ad un’altezza di circa venti metri. Sarebbe stata una caduta mortale. Il piede destro di Medrash scivolò lentamente verso il vuoto…quando all’improvviso si ricordò di Kory. Di ciò che gli aveva detto.
Spero di rivederti.
Si era fidata di lui. E lui? Cosa stava facendo? Indietreggiò e rimise il piede sulla roccia. Ci doveva almeno provare. Per Kory. Per la libertà. Si voltò e fissò il varco nella roccia. Dentro era - o sembrava - buio pesto. Medrash si armò di tutto il suo coraggio; se aveva superato l’intera valle a piedi poteva affrontare anche quella tomba. Con molta fatica fece quei pochi passi che lo separavano dall’ingresso. E finalmente entrò.
Con piacere Medrash osservò che non era totalmente buio. Almeno riusciva a vedere dove stava camminando. Il terreno andava scendendo, e quasi subito il cammino si trasformò in un’attenta discesa verso l’ignoto. Un paio di volte Medrash inciampò in dei sassolini e rischiò di ruzzolare nel buio. Alla fine giunse ad una parete.
E adesso? Dove si va?
Visse dei secondi di puro panico; era già pronto a cercare un metodo di risalire, quando si accorse di un piccolo varco nella parete dove si era fermato. Non era molto in alto. Cercò un appiglio per i piedi e quando lo ebbe trovato si issò nel buco. E immediatamente cadde dall’altro lato. Quando sentì il terreno venire a mancargli da sotto i piedi, ancora una volta Medrash pensò alla fine. Ma non ebbe neanche il tempo di chiudere gli occhi, e già era atterrato. “Una morte veloce”, pensò. Ma quando riaprì gli occhi era ancora lì. O meglio, era dall’altra parte di quel muro, in un tunnel dalle pareti e dal soffitto lisci. Ringraziando il destino, si alzò, si tolse la polvere dai vestiti e osservò meglio dove si trovava. Il tunnel era illuminato fiocamente da alcune torce poste sulle pareti; su queste c’erano raffigurazioni di rituali antichi e simboli simili a quelli che Medrash aveva osservato all’ingresso della grotta. Capì di essere arrivato nella tomba vera e propria. Ma quello che gli pareva più strano era il fatto che…non c’era silenzio. E non erano spifferi o scricchiolii che Medrash stava sentendo. Erano voci. Voci umane.
I suoi occhi si accesero di speranza. Forse c’era qualcuno lì dentro insieme a lui! Corse senza esitazioni verso la fonte dei suoni; la fine di quel tunnel non sembrava arrivare mai. Dopo un tempo che a Medrash parve interminabile, finalmente giunse fuori, e non credette ai propri occhi. Il tunnel sfociava in una stanza enorme, forse l’atrio della tomba. Il soffitto era altissimo e un buco al centro faceva entrare la luce del sole, che già era sorto. Quanto tempo aveva passato dentro a quei tunnel? In mezzo alla stanza c’era un enorme pilastro di roccia. All’inizio Medrash non si rese conto della vera natura di quella costruzione; solo dopo qualche secondo si accorse che in realtà era una statua. Raffigurava un uomo dall’aspetto imponente e dallo sguardo rude, che con tutta probabilità era il Signore dei Sith sepolto nella tomba. Quella statua aveva qualcosa di speciale; forse quel Sith era stato qualcuno di particolarmente importante, ma Medrash lo ignorava completamente.
Fu solo quando distolse gli occhi dalla statua che li vide. Uomini. Ma qualcosa non andava. Primo: non avevano l’aspetto di poveri sventurati capitati in quella tomba per caso, ovvero l’aspetto di coloro che Medrash si aspettava di incontrare in quel posto. E secondo: si stavano avvicinando in fretta. Troppo in fretta. Fece per portare la mano alla vibrospada, ma sentì una fitta di dolore lungo tutto il corpo. L’arma gli cadde di mano, e lui cominciò a lievitare. Una strana forza lo teneva, e gli stava mozzando il respiro. Non riusciva nemmeno a tenere aperti gli occhi…
“Può bastare. Per ora.”
Quella forza abbandonò il corpo di Medrash e lui cadde a terra con un tonfo. Non si sentiva più gli arti.
“Portatelo dietro le barricate. Lì scopriremo di più.”
Due robuste mani lo afferrarono per le gambe. Non poteva reagire. Gli si socchiusero gli occhi e il buio cominciò ad avvolgerlo. L’ultima cosa che vide fu il pavimento della tomba. E si chiese se quella sarebbe stata la sua tomba.
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STAR WARS: THE OLD REPUBLIC - REVENGE: The Lands of Korriban
FanficStrappato alla schiavitù, un uomo alla ricerca della salvezza viene messo davanti a una prova mortale. Riuscirà a ottenere ciò che cerca?