Claire's pov
«...se a questo punto fate questo passaggio, riuscirete a trovare l'intervallo di valori appartenenti agli irreali e...» la lezione di matematica va avanti senza che io ne faccia minimamente attenzione. Secondo giorno di scuola e non ne posso già più.
Il mio compagno di banco non ha proferito parola. Però almeno uno "scusa per essermi buttato addosso a te" oppure un "ti odio". Sarebbe stato più chiaro. Non starei impazzendo cercando di capire cosa diavolo gli passa per la testa. 'Poi dicono che sono le donne quelle complicate'.
Sento una leggera pressione sulla nuca e una risata sommessa dei miei compagni ai banchi dietro. Metto la mano fra i capelli e una faccia di disgusto mi compare in volto. 'Non posso crederci. Di nuovo!'.
«Diciassette anni e non sono ancora cresciuti» sussurro tra me e me. 'Stupidi imbecilli. Cerbottana con palline di carta. Immaturi!'.
Le risate cessano e non ne capisco il motivo. Il professore è ancora intento a scrivere alla lavagna, senza che nessuno lo calcoli. Sposto lo sguardo sul mio compagno di banco che sta fulminando con lo sguardo i ragazzi che si divertivano a giocare con il tiro al piattello con i miei capelli.
«Sputate un'altra pallina. Provateci e poi quella cerbottana ve la faccio ingoiare». Ora sono proprio scandalizzata. Perchè mi sta difendendo? Perchè non mi rivolge la parola ma non perde tempo a difendermi?
***
'Mi che noia'. Sono sdraiata sul letto con le gambe contro il muro. I capelli spostati all'indietro per non schiacciarli.
Non ce la faccio più a stare chiusa in casa.
Spengo la musica staccando le cuffie dal mio mp3. Mi metto in piedi prendendo la prima felpa che mi capita in mano e apro la porta della mia stanza dirigendomi giù dalle scale.
«Dove corri cara?» mi chiede Sarah con un cellulare tra la palla e l'orecchio destro e con delle carte in mano. 'Ma come fa a essere sempre così impegnata e a non farsi venire un'ulcera?'.
«Faccio un salto alla spiaggia. Prendo lo skate. A stasera» le do un bacio sulla guancia e esco di casa.
Appena arrivata mi fermo guardando le onde fare avanti e indietro. Un movimento che durerà in eterno. Il mare non si stanca, non si scompone ma qualche volta anche lui prova dolore e piange. Un pianto silenzioso a guardarlo da lontano ma devastante se vai al largo. A volte credo di essere con il mare. Solo Jacke, forse, ha avuto il coraggio di spingersi al largo.
Mi siedo su un vecchio tronco di un albero che ormai si è seccato e inizio a fissare anche il sole rosso, il tramonto. C'è una strana calma. Quasi irreale. Dopo poco ogni rumore scompare come se il mondo stesse trattenendo il respiro.
Sento qualcuno correre verso di me. Non faccio in tempo a girare la testa che vedo il mio compagno di banco correre verso di me. Arrossisco violentemente. 'Porca ... la puzzola'. Indossava solo un pantaloncino aderente elasticizzato, credo siano quelli di jogging. Inoltre era sudato e questo non fa altro che sottolineare la tarteruga accennata sul suo addome. Sembra spaventato ma non ci feci molto caso - non si sa per quale motivo. Mi alzo dal mio posto, riprendendomi, per fermarlo e chiedere spiegazioni ma era troppo tardi. Mi saltò addosso, di nuovo, buttandomi dietro al tronco. Sto per gridare se per caso lo sta prendendo come vizio ma non faccio in tempo. Si affretta a mettersi dietro di me con la sua schiena contro l'albero. Con una mano appoggiata alla mia pancia mi spinge contro il suo petto e con l'altra mi tappa la bocca. Il mio cuore accellera i battiti. Agitazione, ecco l'effetto che mi fa questo ragazzo, mi agita. Inizio a divincolarmi per protestare. 'No ma sta scherzando!?'.
Mi fermo di colpo quando sento ancora quel rumore assordante e una fortissima raffica di vento. Come se stessero passando delle auto a tutta velocità. Impossibile. Siamo troppo vicini all'acqua, e poi nemmeno sulla sabbia morbida riuscirebbero a raggiungere una velocità tale. Poi tutto tace e si sente solo il mio respiro affannato e il mio cuore martellarmi nella testa.
Siamo ancora immobili. Quel ragazzo mi tiene ancora stretta a lui. «Non urlare» mi sussurra all'orecchio e piano mi toglie la mano dalla bocca.
Aspetta ancora qualche secondo a lesciarmi andare come se gli facesse male perdere il contatto tra i nostri corpi. Come se sapesse che questa cosa non è giusta. Nel frattempo il sole ha oltrepassato l'orizzonte ed è tramontato. Nascondendosi per sempre in questo giorno.
Si stacca definitivamente e si mette in pidi porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. 'Il primo segnale di gentilezza. Ora grandina'. Ci sediamo entrambi sulla sabbia ancora calda dal sole.
«C-cosa é successo?» chiedo con un filo di voce.
Lui mi guarda con un'intensità che mi colpisce nel profondo. Mi perdo per un attimo in quel blu intenso e meraviglioso dei suoi occhi. Il suo silenzio sta diventando imbarazzante. Fa un respiro profondo sospirando.
«Senti. In due giorni mi sei saltato addosso due volte e, chissà come mai, ogni volta che tu compari sento quello strano rumore. Non mi dici nulla, nemmeno a scuola. I-io non so più che pensare».
«Mi sa che ti dovrò spiegare un bel po' di cose».
Sento ancora quel rumore assordante ma sembra lontano. Lo sento ma non mi da più così fastidio. Lui gira la testa di scatto.
«Maledizione stanno tornando indietro».
Si alza e si mette a correre verso la scogliera. Non posso negare che è bellissimo. Ormai il sudore non da più quei riflessi del sole ma rimango comunque senza fiato.
Poi sparisce. Di nuovo.
***
Torno a casa. Chiudo il buio della notte fuori dalla porta e salgo in camera senza quasi salutare Sarah. Mi sdraio sul letto a pancia in su pensando a questo pomeriggio.
Una parola usce dalla mia bocca senza che le mie labbra potessano bloccarla. Senza che io me ne accorga.
«Wow».
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Stolen Heart
FantasyI suoi occhi erano diventati una droga per me, profondi e blu come il mare. Il suo profumo un'ossessione. "L'eternità é una cosa che mi spaventa" farfugliò. "No, non se sono con te" "Cazzo Claire io ti ho rovinato la vita!" Quelle parole hanno un f...