Prologo

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Avrei tanto da dire, tante parole da pronunciare e tanti pensieri da esprimere su Brandon Flynn.
Sarà per il lungo tempo che è passato dal dannato giorno in cui l'ho conosciuto, ma non sono mentalmente in grado di sparare sentenze ingiuste sul suo conto.

Brandon era uno di quei ragazzi che non hanno una vera e propria fama nel lavoro, o nella vita in generale, ma che non sono nemmeno tanto sfortunati.

Era semplicemente un comune essere umano, che amava vivere felice con la sua fidanzata. Niente a che vedere con me.

Io, invece, ho sempre fatto la vita di chi cambiava appartamento ogni mese, poiché l'affitto diventava troppo alto e io non sono mai stata in grado di permettermelo.
Ero delusa, lo ammetto.

Delusa di essere una banalità, di non avere la famosa anima gemella, di non avere un gruppo di amiche con cui uscire.

Ma quando incontrai Brandon, quando incrociai il suo magnetico sguardo, capii che forse era solo una questione di tempo prima che la mia vita migliorasse.

Lo speravo.

Speravo in una singola gioia nella mia vita.

Lo guardai a lungo, dal bancone del bar, fuori a fumarsi una sigaretta con dei probabili amici, gli occhi brillanti di spensieratezza.

Non avevo nessuna spiegazione ai fracassanti battiti che rieccheggiavano nel mio petto alla vista di quel dannato sorriso. Sapevo solo che ogni pulsazione, ogni brivido involontario, mi rendeva fragile, ma comunque vogliosa di lui. Vogliosa di averlo al mio fianco, con le braccia che mi avvolgevano come uno scudo.
Guardavo i muscoli nascosti sotto la felpa, la mascella serrata, il viso luminoso.

Peccato che, alla fine, fossero tutte inutili fantasie. Non sapevo nulla di lui, e lui nulla di me. Eravamo come due treni che viaggiano su due piste parallele, non avevamo nessun motivo per incontrarci.

O almeno è ciò che credevo.


QUEL DANNATO SORRISO • Brandon FlynnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora