Capitolo 3

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Stavo dormendo profondamente, quando all'improvviso dal comodino affianco, sento suonare il mio cellulare. Purtroppo ho il sonno leggero e sento ogni minimo rumore. Mi sveglio nervosa, la notte non è stata delle migliori, probabilmente devo ancora abituarmi a questa nuova città, a stare lontana dalla mia casa e soprattutto dai miei nonni.
Mi sporgo leggermente dal letto per prendere il cellulare e trovo un messaggio della mia nonna.

Da nonna: "Ciao tesoro, come stai?"
Io: Ciao nonna, sto bene. La città è stupenda proprio come mi avevi detto tu. Un bacio grande anche al nonno."

Mi mancano già tanto.

Kate sta ancora dormendo,lei è una dormigliona e al contrario di me, non si sveglia nemmeno con le cannonate. Mi è venuta un'idea in mente. Vediamo se riuscirò a svegliarla.
Vado a prendere dalla borsa una bottiglietta d'acqua e svito leggermente il tacco affinché ne esca solo un po'. Spero che non si arrabbi troppo per quello che farò.
Mi avvicino a lei con la bottiglietta in mano, e gliela rovescio sul suo viso.
Di scatto si alza dal letto con gli occhi spalancati. "Oh mio dio" urla e mi guarda con la bocca spalancata.
"Ce l'ho fatta" dico e scoppio a ridere a crepapelle. Kate mi fulmina con lo sguardo ma poi si mette a ridere insieme a me. Non mi vuole uccidere per fortuna.
"Hai così voglia di scherzare? Vieni qua",mi prende e mi butta sul letto.
Prende il cuscino e inizia a tirarmelo addosso.
"Vuoi la guerra Kate?",faccio lo stesso e inizia una vera e propria guerra, fino allo sfinimento.
"Ma che ore sono?", chiede Kate e poi alza il polso e guarda l'ora dal suo orologio.
"Ormai sono le 9.30 è ora di andare a fare colazione" le rispondo.

Vado in bagno a farmi una doccia, quando esco mi asciugo e velocemente mi vesto con i primi abiti che trovo nell'armadio: jeans corti a vita alta e una canotta bianca.
Non sono una ragazza che ci tiene in modo particolare all'aspetto esteriore, forse è per questo motivo che i ragazzi non mi hanno mai guardata come guardano le altre. Non ho mai indossato abiti eleganti e per quanto riguardo il trucco, metto solo un velo di mascara ogni tanto.
Una volta asciugati i capelli li raccolgo in una coda di cavallo, e mentre mi guardo allo specchio noto che sono diventati davvero tanto lunghi, proprio come desideravo.
Prima di uscire prendo la mia mappa della città e la metto in borsa.
Kate ed io decidiamo di fermarci in un qualche bar lungo il viale in cui si trova il nostro hotel.

Occhiali da sole e mappa in mano, proprio da vera turista, cammino tra la folla di Los Angeles insieme a Kate, che di volta in volta sventola il suo coloratissimo ventaglio.
Giriamo l'angolo ed entriamo in uno dei bar più famosi della città: Starbucks.
Non faccio nemmeno in tempo a metterci piede che all'improvviso, tra la massa di gente, sbuca un tizio con un bicchiere di coffe-drink in mano.
Ci scontriamo violentemente, facendogli rovesciare il caffè sulla sua camicia bianca.
Abbasso immediatamente lo sguardo e noto che sul pavimento ci sono i miei occhiali completamente in frantumi. Mi inginocchio a terra per raccogliere i pezzi, mentre sento urlarmi addosso "Ehi! Guarda che hai combinato! Mi hai macchiato la camicia!". Rimango qualche secondo con lo sguardo basso.
Infondo non è colpa mia, se lui non fosse uscito come un pazzo non sarebbe accaduto tutto questo.
Prendo coraggio e mi volto verso di lui.
"Ancora tu?", urla.
Non mi sembra vero. È lo stesso tizio dagli occhi di ghiaccio che ho incontrato all'aeroporto.
"Oh mi dispiace per averti sporcato e anche l'altra volta per... ", mi interrompe dicendomi "Sei un disastro!"
Ma come si permette di dirmi una cosa del genere? E di parlarmi con questo tono arrogante? Non mi conosce neanche.
"E tu sei proprio un gran cafone a rivolgerti in questo modo ad una ragazza!", reagisce la mia amica in mia difesa.
" Come dovrei rivolgermi ad una che in due volte che la vedo combina dei disastri?"
Ad un tratto un silenzio tombale. Mi sento tremendamente in imbarazzo perché ho tutti gli occhi puntati addosso.
Sento che scoppierò a piangere da un momento all'altro.
Mentre lui continua, a cercare disperatamente di ripulire il più possibile la macchia, scappo via da quella terribile situazione.
Non sono venuta fin qui per farmi insultare e umiliare da un ragazzino. Non glielo permetto.
Purtroppo non sono una persona con un carattere forte e difficilmente riesco a reagire come vorrei.
Quando esco dal bar mi faccio strada tra le persone, con le mani al volto per asciugare le lacrime.
Mi sento un'idiota. Non mi piace litigare. Spero di non rivederlo mai più.
Sento Kate urlare il mio nome dietro di me, ma quando mi giro non riesco a vederla tra tanta gente. All'improvviso mi afferra il braccio, si avvicina e mi stringe forte a sé.
Avevo proprio bisogno di un suo abbraccio.
Mi fa subito sentire meglio.
È davvero tanto speciale.
"Grazie" le sussurro.
Non servono tante parole tra noi, basta poco per capirci.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 24, 2017 ⏰

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