Capitolo 3

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La corsa da semplice si era fatta speciale. Era il secondo, quel mese. Quasi un record. Lorieri era pronto, lo era sempre nell'eventualità si presentasse la necessità. Nel bagagliaio aveva il necessario. Il sedile posteriore lo teneva sempre con doppia copertura. Lo stiletto magico ben nascosto sotto il sedile di guida a portata di mano. Aveva ridotto al minimo, se non annullato, ogni eventuale rischio. Lui e i suoi clienti non dovevano temere nulla. Il suo servizio era impostato alla massima discrezione. Non generava alcun effetto secondario sgradevole, e soprattutto, non lasciava alcuna traccia che avrebbe permesso di arrivare a lui. Non era abbonato al servizio radio-taxi. Veniva ingaggiato a vista dal cliente direttamente in strada, oppure rispondeva alle colonnine telefoniche nelle stazioni di parcheggio e attesa. Certo che se non fosse stato per lo stiletto retrattile, sarebbe stato tutto molto più complicato.

Arrivato ai confini dell'area industriale doveva aveva programmato di effettuare la consegna del bonus al suo cliente, constatò che il tizio si era quasi appisolato. La fortuna talvolta era davvero sfacciata. Recuperò lo stiletto, ne bloccò la parte inferiore con i talloni e tirò l'altra estremità con la mano destra libera dal volante. La tecnica era semplice: non fermare l'auto, fare attenzione a scossoni o buche, impugnare sempre con la destra lo stiletto e quindi allungarsi flettendo il corpo con agilità collaudata. L'obiettivo era trafiggere il passeggero con la punta dello stiletto alla gola o all'occhio. Funzionava sempre. Solo che, stavolta, le cose andarono in modo differente.

Il colpo arrivò a lui sul davanti, dritto contro il muso del taxi. Lorieri era sicuro che sulla strada non ci fosse nulla, solo un lungo stradone tra i capannoni industriali. Ma l'impatto fu come se un muro fosse comparso all'improvviso, un macigno piombato dal cielo. Lo stiletto gli saltò via dalle mani. Per fortuna l'airbag non si attivò, il taxi stava andando troppo piano.

Non capì subito di cosa si trattava. L'adrenalina che aveva in corpo durante l'attacco al passeggero, era svanita. Davanti agli occhi gli si era formata come una specie di velo opaco che gli impediva di mettere a fuoco. La prima cosa che vide fu un buco nero. La bocca della canna di una pistola. Anzi due. Una era spuntata accanto al poggiatesta. L'altra era appoggiata al finestrino, da fuori. Le voci, invece, gli giunsero da lontano, ovattate, per poi esplodere come tuoni furiosi.

− Non si muova, tenga le mani in alto. Polizia! Ha capito? Signore? Stia fermo. Se muove anche solo un dito le riempiamo di proiettili quella testa di cazzo.

Corsa specialeWhere stories live. Discover now