Flashback

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 Niklas aveva posizionato i biglietti partendo dall'ultimo e, dopo aver nascosto il secondo nell'intercapedine della pala d'altare, si era fermato nella radura davanti alla chiesetta a fissare il cielo azzurrissimo di quel giorno di estate. Poche candide e lievi nubi scivolavano via leggiadre e silenziose, una lieve brezza tiepida faceva frusciare le foglie verde intenso degli alberi.
Gli sarebbe mancato tantissimo quel posto. Strinse tra le dita il biglietto che ancora gli restava da celare, sospirando.
Aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornato indietro. Di certo, non quella volta! Accennò un sorriso pensando a come, da lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata. Se non altro non sarebbe stato solo, avrebbe potuto contare sulla presenza di suo fratello.
Era così diverso da lui eppure non riusciva a non sentirglisi estremamente legato. Anche se certe volte lo faceva imbestialire: era sempre così pacato, riflessivo... si chiedeva se avesse mai davvero dato di matto. A lui capitava spesso ma lo sapeva bene di essere un animo inquieto e per niente risolto. Era ancora molto giovane e sperava, col tempo, di smussare quella sua tempra, per quanto, sotto sotto, non gli dispiaceva quel fuoco che a volte lo animava.
Per quanto i due fratelli fossero molto simili di aspetto, tanto da venire spesso confusi, erano come "il ghiaccio" e "la fiamma"... e di questi due elementi custodivano le caratteristiche. Visti i presupposto, avrebbero dovuto essere in perenne conflitto invece, per qualche assurda alchimia, Elmer era la persona a cui Niklas era più legato. Be', non senza alti e bassi... ma nessuno dei due avrebbe mai potuto fare a meno dell'altro. Anche se negli ultimi tempi potevano passare mesi senza sentirsi, ciò che contava era sapere che l'altro comunque c'era. E infondo non era questo che gli ripeteva sempre Elmer? Che lui per suo fratello ci sarebbe stato sempre.
Perso nei suoi pensieri non sentì i passi leggeri che si stavano avvicinando dal sentiero che riportava al paese.
Aveva dormito al rifugio deciso a non tornare a casa e si era svegliato molto presto proprio per non rischiare di essere scoperto. Questo vantaggio che si era preso gli aveva dato una certa sicurezza. Troppa.
«Niklas!» disse con incredula sorpresa Suvi che subito arrossì per l'eccessivo entusiasmo mostrato... era sempre stata riservata e in quel momento si sentì a disagio per essersi espressa in modo tanto schietto.
Niklas si irrigidì, sbiancando. Che ci faceva lì a quell'ora del mattino?!... e adesso? Come l'avrebbe risolta... l'ultimo biglietto era ancora nella tasca! Si voltò lentamente con un sorriso che mostrava più nervosismo che piacere nel vederla.
«Suvi... che... che sorpresa...»
«Tu che sorpresa! Ti credevamo ancora a Roma. Com'è andata, lo hai visto?»
Niklas annuì ingoiando a vuoto, la mente che macinava nel tentativo di trovare un modo per sfuggire a quella situazione e potare a termine il suo "piano".
«Che c'è... tutto bene?» Suvi gli si avvicinò lentamente, accarezzando con le dita candide le foglie di un piccolo cespuglio. «Non sembri contento di vedermi... » a quell'affermazione sin troppo diretta, si morse il labbro. Con Niklas non ce la faceva proprio ad essere "pacata". Il suo equilibrio con lui vacillava pericolosamente.
«Tutto bene, sono solo stupito di vederti qui... ero assorto e mi hai colto di sorpresa.» Fece qualche passo verso di lei inspirando. Non aveva via di uscita.
«Volevamo raccogliere ribes per farci dei biscotti per quando saresti tornato... Arvi dovrebbe essere qui a momenti. Lo sai com'è fatto... gli piace prendersela comoda.» La frase venne chiusa da una risatina mentre a Niklas calava un velo. Avrebbe dovuto dire loro addio e sapeva già come l'avrebbero presa, non bene... i due fratelli erano sempre stati piuttosto possessivi con lui. Arrivando persino a contenderselo. Questo lo lusingava e lo faceva sentire apprezzato, al contrario di come lo considerava la sua la sua famiglia, ad eccezione di Elmer. Ma ora la cosa poteva rivelarsi un problema, e proprio perché ne era consapevole, aveva optato per i bigliettini. Un modo un tantino vigliacco ma di certo meno problematico.
«E tu, cosa ci fai nel bosco a quest'ora? Non sei tornato a casa?»
Niklas scosse la testa e gli occhi chiarissimi si assottigliarono per via di un raggio di sole che gli colpì il viso. Suvi tacque come incantata... non aveva mai avuto il coraggio di dire ciò che provava per non rovinare quella bella amicizia ma ogni giorno che passava le risultava sempre più difficile non lasciarlo trapelare.
Calò il silenzio tra loro. Un silenzio carico di non detti da parte di entrambe le parti.
Un silenzio che venne spezzato da nuovi passi, questa volta meno leggeri. Qualcuno si stava affrettando a raggiungere la radura.
«Eccomi!» Disse una voce che riecheggiò tra gli alberi, ancora immersa nel bosco.
«Arvi, corri... non immagini chi ho trovato!» Suvi lanciò un'occhiata entusiasta a Niklas, sempre più in difficoltà.
«Che ci fai tu qui?! Ti ha chiamato mia sorella?!» Disse Arvi, ancora col fiatone. «Sapevo che eri a Roma, perché non ci hai detto che eri tornato? O forse lo hai detto solo a lei?!» Non provò neanche a mascherare la sua indignazione all'idea di essere stato messo da parte. Gli occhi azzurro grigio si incupirono e le mani si serrano a pugno. Suvi gli diede un colpetto col fianco «Non dire idiozie, neanche io sapevo niente. L'ho trovato qui per caso, se ne stava ad osservare il cielo.»
«Ah..» disse l'altro, ora meno contrariato ma comunque incerto su come pensarla.
«Perché non ci hai detto che eri tornato? Da quando sei qui?» Arvi era decisamente meno chiuso di sua sorella (per quanto restasse un tipo piuttosto timido). Lui, al contrario di Suvi che sembrava non scomporsi mai troppo, armata di una severità che a volte risultava quasi straniante per una ragazza della sua età, era impulsivo e, al contempo fragile... gli bastava poco per passare dall'entusiasmo allo sconforto. A Niklas gli ispirava senso di protezione e si sentiva come un fratello maggiore per l'altro che sembrava apprezzare moltissimo le sue attenzioni. Arvi stravedeva per quel ragazzo così deciso e determinato che sembrava non avere paura di nulla e saper prendere sempre le giuste decisioni. Gli piaceva anche il suo temperamento, così distante dal suo, sempre timoroso e pieno di incertezze. Niklas gli infondeva coraggio.
Ormai non vi era più nulla da fare, la questione dei biglietti era da considerarsi "archiviata". Avrebbe dovuto parlargli di persona e alla fine, era più giusto così... si sarebbe preso le loro obbiezioni e critiche, ma erano perché gli volevano bene e non avrebbero voluto separarsi da lui e di questo non poteva certo lamentarsi. Prese un profondo respiro.
«Visto che ci siete entrambi io... devo parlarvi...»
«Di cosa?» chiese con una certa apprensione Arvi.
A Suvi non era sfuggita l'impercettibile velo che aveva incupito lo sguardo vivido di Niklas. Ma preferì tacere, annuendo.
«Io... io ho decis...» un rumore improvviso, di legno che si spezza sotto il peso di un passo, lo interruppe.
Suvì non aspettò di capire di cosa si trattasse. Prese Niklas per la mano, in un gesto per lei, sin troppo audace, trascinandolo verso il sentiero che proseguiva oltre la chiesa.
«Seguitemi!» Se dovevano parlare allora meglio un posto dove poterlo fare in tutta tranquillità visto che la chiesa e a volte anche il rifugio, potevano ricevere "visitatori" che decidevano di fare una passeggiata nel bosco. Molto meglio la piccola radura nascosta oltre il quale si vede tutta la vallata.
Quando raggiunsero quel posto, che aveva sempre qualcosa di magico e bellissimo, Suvi lasciò la mano di Niklas.
«Allora, cosa hai da dirci?»
Niklas osservò i due, prima una e poi l'altro. Lo fissavano e si leggeva in entrambi apprensione e nervosismo. Che avessero già mezzo intuito? Ormai doveva dirlo...
Il cielo azzurro si stagliava alle sue spalle. La luce del sole dava riflessi aurei ai capelli biondi e scompigliati.
«Ho deciso di partire con lui... presto tornerà in Africa e andrò anch'io. Sono tornato per prendere delle cose e per... per salutarvi» mentì...
Suvi serrò le labbra fissandolo con quegli occhi neri come la pece. Era un'espressione accusatoria. Come se davanti avesse un ingrato. Ma non riuscì a dire nulla.
A parlare invece fu Arvi. La voce rotta da una pena che proprio non riusciva a contenere.
«Non puoi farci questo... non puoi andare... non puoi lasciarsi!» Gli andò incontro prima colpendolo con piccoli pugni sul petto poi stringendolo in modo possessivo. Suvi sapeva... e avrebbe tanto voluto avere la sua stessa spontaneità a dimostrare ciò che provava. Invece se ne stette lì immobile, pietrificata da quella notizia e da sé stessa... ma neanche lei voleva perderlo. No che non voleva... Niklas era loro... amico... Niklas era loro... non poteva abbandonarli! Un passo e poi un altro... sino a che non gli fu a sua volta a un palmo. Arvi ancora lo stringeva e lei, con un gesto che poteva sembrare meccanico ma era il più grande slancio che le riuscì in quel momento, lo strinse a sua volta.
«Non lasciarci Niklas... » gli sussurrò nell'orecchio «Noi siamo indivisibili, ricordi?»
Niklas aveva considerato varie opzioni riguardo al loro essere contrariati da una simile notizia ma a quella non ci aveva pensato proprio. Lo avevano serrato in un abbraccio doppio e sembravano intenzionati a non lasciarlo andare mai più... ridacchiò nervosamente. Era felice di tanta affezione ma anche impacciato nel gestire il tutto e quella risatina gli servì a stemperare la tensione.
Ma dovette arrivare in modo falsato ai due fratelli che si scostarono con uno sguardo stranito... che subito dopo si fece vuoto. La loro espressione lo mise ancora più a disagio, provocandogli un piccolo brivido istintivo. Indietreggiò scuotendo la testa come a dire di non fare così, di capire, non sarebbe stato un vero addio si trattava solo di qualche anno... forse meno ma la voce non gli usciva. Deglutì indietreggiando nuovamente... e loro avanzarono, sincronizzati come marionette mosse da invisibili fili.
«Su, non fate così... non è per sempr...» indietreggiò nuovamente di un passo, un altro ancora... uno di troppo... e il piede trovò il vuoto. Troppo preso a rassicurare i due che ora non sembravano neanche più loro, non si era accorto di essersi avvicinato pericolosamente al bordo del precipizio.
Si sbilanciò indietro impossibilitato a recuperare l'equilibrio, gli occhi sgranati dal panico... allungò la mano verso i due mentre il peso del corpo, attirato nel vuoto, lo spingeva all'indietro.
Un istante che parve dilatarsi mentre lui cercava disperatamente aiuto, incapace di dire niente, atterrito da ciò che stava accadendo. I due si lanciavano una fugace occhiata che poi si spostò verso di lui... rimasero immobili. I due fratelli rimasero immobili a fissarlo mentre precipitava nel vuoto. Sbilanciato in modo da non potersi aggrappare a niente se non a loro che però non facevano nulla in suo aiuto se non fissarlo con gli occhi carichi di lacrime. Solo all'ultimo, come se l'incantesimo si fosse rotto e loro avessero ripreso controllo dei loro corpi, sempre all'unisono, allungarono la mano ma era troppo, troppo tardi... Suvi riuscì a sfiorargli appena le dita. L'attimo dopo era scomparso alla loro vista.
Un rapace gettò un grido nel cielo terso. La brezza si alzò nuovamente e il coro di foglie tornò a frusciare. Il tempo, che per pochi istanti era rimasto sospeso, riprese a scorrere come nulla fosse.  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2019 ⏰

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