Capitolo 1

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°Canzoni per il capitolo°

~Maggie Lindermann-Couple of kids~

~The Calling-Wherever you will go~

Quella meledetta sveglia non faceva altro che suonare all'impazzata. Odiavo con tutta me stessa quel frequento ticchettio che segnava le 6 della mattina. Con un gesto invano colpì quella sveglia, ma niente da fare.

Il buio che incombeva la mia camera era più forte, mi toglieva la vista, m'invitava a rimanere in quelle coperte così calde.

Ma ad un certo punto riuscii finalmente a spegnerla e il completo silenzio fece da padrona nella mia stanza. Non sapevo a cosa andassi incontro oggi. Ultimamente non sapevo più nulla. Nè di me stessa nè di altro .

La notte era diventata la mia alleata. Era l'unica che sapesse ascoltarmi,l'unica che sapesse accettare le mie lacrime senza esitare. Ma questo continuo tormento me lo portavo dietro da fin troppo tempo.

Ogni notte era una scusa buona per poter risolvere i miei tormenti, ma putroppo non ero in grado di capire e tantomeno di darmi delle risposte. Ormai era ora di alzarmi e i problemi potevano rimanere alla notte.

La classica routine delle 6 di mattina era straziante, una corsa all'ultimo minuto che non ti dava tregua. Ebbene si, ce l'ho fatta. In tempo. Ma alzarsi dal letto e prepararsi non bastava. Bisognava semplicemente rincorerre l'autobus che anticipava di 5 minuti, non rispettando chiaramente l'orario previsto.

Dopo corse, lamenti e affani riesco finalmente a raggiungere quel maledetto autobus rosso che tanto mi aspettava.

Come al solito, mi siedo nel mio amato posticino accanto al finestrino infondo. Ed ecco che I problemi ritornano appena inizio ad ascoltare una delle canzoni più deprimenti della mia track list. Ma il detto inglese "Headphones in, problems out" era ancora valido?

Non so per quale motivazione logica, ogni canzone triste o allegra mi faceva riscoprire tante cose di me e della mia vita. Ogni tragitto di quella strada faceva parte di me. Raccontava tutte le volte che ho dovuto attraversarla per raggiungere un luogo o addirittura una persona.

Ed ecco che i miei penseri si spostano sulla massa di gente in preda al panico, che cerca di accaparrarsi il posto nell'autobus. Nenche fosse il concerto di un cantante famoso o la prima teatrale alla Scala di Milano.

L'unica cosa certa che potevo notare erano le loro facce. Stanche, pallide, imbruttite, con l'espressione da insonne perenne. Anche ogni singolo modo di comunicare era assai vano.

Le cuffiette, gli smartphone e tutta la tecnologia del mondo ne facevano da padrona. Qualsiasi persona in quell'autobus aveva una storia da raccontare, ma preferiva tenersela per se, consultandosi con le dolci parole della musica.

E poi vidi salire i ragazzini delle elementari con le loro madri. Che bei tempi, ripeto tra me e me. Quasi con un sospiro mancante, riaffioro gli anni più belli e intensi dell'infanzia. Ridere, giocare, esplorare cose nuove, imparare e ancora giocare.

(Piccola digressione)

Era un caldo giugno dei primi anni 2000, ricordo a pieno le mie giornate. Da poco era finita la scuola, ma come tutti i bambini di questo mondo, ero gioiosa di poter giocare liberamente senza nessun tipo di pensiero.

Ricordo che anche alle elementari ci tartassavano di compiti, libri da leggere e chi più ne ha più ne metta.

Nostante mia madre fosse cosi favorevole al detto" Prima il dovere e poi il piacere" ero costretta a studiare anche d'estate. Ma io furbamente sapevo come rendere il mio studio interessante.

Prendevo il mio libro degli esercizi e mi recavo nel giardino di casa. Un giardino ampio e fiorito con persino le altalene. Da brava bambina mi recavo verso le altalene presenti, scegliendo sempre quella posta a sinistra. Non chiedetemi il perchè, non lo so.

Visto che ero piccolina, avevo tutto lo spazio necessario per mettermi seduta li, facendo i compiti e osservando il bellissimo panorama che avevo difronte.

Mi ricordo che mia madre m'implorava di non mettermi al sole, per via della mia pelle chiarissima. Ma io ero cosi ostinata da pensare che il sole mi desse la forza e l'energia per affrontare tutto.

Adoravo quando sentivo il calore sulle guance che pian piano si stavano arrossando. Quel soffio di calore in mezzo ai capelli che si stavano schiarendo per via delle belle giornate mi faceva impazzire.

(Fine della digressione)

Un vento gelido di fine marzo, mi fece rabbrividire.
La porta anteriore dell'autobus si aprì, distogliendo cosi quei pensieri che mi turnbinavano nella mente. Non pensavo che le mattine di marzo fossero cosi fredde, e invece mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo.

Queste temperature fuori stagione non le capivo proprio, come le persone che conoscevo ultimamente. Sono come un susseguirsi di sbalzi che arrecano solo danni a ciò che li circonda. Non hanno stabilità, ogni giorno cambiano scatenando ciò che non desideriamo.

Mi accorgo che il tragitto casa-scuola è assai lungo: 1 ora cambiando due autobus, 60 minuti di un irreparabile follia.
Distolgo lo sguardo dalle vetrate e dalle strade affollate. Sapevo che alla prossima fermata salivano I "gangster"della situazione.

Non erano eroi, o chissà cosa. Era un nomignolo per prenderli in giro. Io adoro dare nomignoli a tutti, non è una cosa facile. Ognuno di noi ha delle caratteristiche che lo contraddistinguono dagli altri e tali vanno "premiate" con un nomignolo.

Noto subito un ragazzo alto e biondo, con uno stile unico. Oggettivamente non rispecchiava i miei gusti personali riguardo alla bellezza di un ragazzo, ma aveva un qualcosa che mi colpiva.

I nostri sguardi si incrociarono, per un paio di secondi. Fino adesso non l'avevo mai visto prendere questo autobus, ma ultimamente invece si. Avevo la vaga sensazione di conoscerlo, di averlo già visto.

Ma aspetta aspetta.. ma si che lo conosco. Era un tipo che mi seguiva su instagram e metteva un sacco di likes, e che poi smise di seguirmi. Ora è tutto chiaro: è lui.

Gli lancio uno sguardo fulmineo. Ma che senso ha riempirti di notifiche e poi smettere di seguirti? Non lo capisco credetemi. Finalmente scendono dall'autobus per recarsi nella loro scuola. Sono le 7:50 ed io non sono ancora arrivata. Come possono, gli ultimi metri per raggiungere la scuola, sembrare interminabili? Partiamo già con il piede sbagliato stamattina.

Mancano 5 minuti prima di entrare. Ce l'ha fatta l'autobus. Mi vieni quasi voglia di complimentarmi con l'autista. Odio arrivare sempre in orario esatto. Preferisco anticipare un pochino e incontrare qualche amica.

Oggi la mia amica della vecchia scuola (si,abbiamo cambiato entrambe scuola, ma ci siamo conosciute quest'anno) non c'era perchè aveva un'uscita didattica.

Drinnn, il suono assordante della campanella. E anche oggi è nuovo giorno.

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