CAPITOLO 3

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Jessica aveva cominciato il suo viaggio nella lussuosa limousine nera, in viaggio; seduta, quasi sprofondata nell'ampio sedile posteriore, guardava allontanarsi il paesaggio della città fatto di grattacieli e palazzi moderni, ed osservava il sopraggiungere dei dintorni alberati e delle ville lussuose. Una montagna di pensieri le affollarono la mente. C'era una parte di vita che si stava lasciando alle spalle, ma le ferite dell'anima non le avrebbe mai dimenticate, l'unica soluzione era provare a cicatrizzarle.

Si voltò verso l'uomo che le sedeva accanto: <<Mi dice almeno il suo nome?>>

<<Victor Garrett!>>

<<E' sposato?>>

<<Si, ed ho due figli!>>

<<E non ha pensato alla reazione della sua famiglia?>>

<<Non è un problema per ora. L'importante è averti convinta ad accettare la mia offerta.>>

Jessica abbasso lo sguardo sulle sue mani: <<E' stato semplice: ero in una prigione e non avevo soldi. Non avrei potuto fare diversamente. Cosa sa della mia vita?>>

<<Molto! So che i tuoi genitori erano i Millerman, che sei stata adottata, che sei rimasta sola a sedici anni dopo la loro morte in un incidente e che da allora sono cominciati tutti i tuoi guai. Tanti guai ed una vita troppo dura per una ragazza così giovane.>>

<<Sa anche chi sono i miei veri genitori?>>

<<Vorresti saperlo?>>

Jessica rialzò il viso e lo guardò con rabbia: <<No! Per nessuna ragione al mondo! Non voglio sapere neanche se sono vivi. Non mi riguarda. Non si sono fatti scrupoli ad abbandonarmi.>>

La voce di Victor le arrivò dolce e rassicurante: <<Non sai come sia andata. L'hai detto tu stessa che non sai nulla di loro.>>

<<Io so che se avessi un bambino non rinuncerei mai a lui.>>

Vicotor mise una mano su quelle della ragazza: era la prima volta che si sfioravano, ma lei non si ritrasse a quella carezza lieve: <<Jessica, ricorda di non giudicare mai gli altri. Non puoi sapere oggi cosa potrebbe accaderti domani e non fare mai in modo di doverti pentire di ciò che stai dicendo.>>

<<Lei sa chi sono? Sa chi sono i miei veri genitori?>>

<<No! Non lo so!>>. Victor le mentì e si rese conto che da quel momento avrebbe dovuto creare una montagna di menzogne per proteggerla.

Jessica lo guardò senza aggiungere altro, si voltò verso il suo finestrino e restò in silenzio per il resto del viaggio. Mentre osservava il paesaggio, alla mente le tornò il ricordo dei suoi genitori, di lei a quattro anni e delle domeniche al parco a giocare con gli altri bambini. Le lacrime si affacciarono, ma lei le ricacciò indietro: odiava mostrare la sua debolezza.

L'automobile attese l'apertura del cancello automatico per entrare e svoltò in un vialetto, per andare poi a posteggiarsi davanti alla fontana. Victor uscì e si avvicinò alla portiera di Jessica per aprirla e consentirle di scendere. Jessica rimase senza fiato davanti alla maestosa villa dei Garrett.

Victor la prese per mano e la sentì gelida, così le sorrise per rassicurarla: anche lui era nervoso immaginando cosa lo aspettasse in quella casa. Introdusse Jessica in un salone arredato con mobili bassi e due divani bianchi posti uno di fronte all'altro vicini al camino. Il maggiordomo diede il benvenuto ad entrambi chiese cosa volessero bere: Victor ordinò due analcolici e, malgrado lei desiderasse qualcosa di forte, Jessica accettò la scelta. Fece in tempo a berne un sorso ed impallidì alla vista dei tre nuovo arrivati: una donna alta, elegante, vestita di rosa, una ragazza in uniforme da liceale ed un ragazzo biondo dall'aria strafottente. I tre si accomodarono senza darle alcuna importanza.

Fu Victor il primo a parlare:<<Bene! Vi ho fatti chiamare per comunicarvi che avremo un nuovo componente in questa famiglia. Lei è Nicolle e da oggi vivrà qui con noi.>>

Jessica si vide assalire da tre sguardi gelidi. Nessuno aggiunse nulla. Esattamente come erano entrati nella stanza, come tre comparse, ne uscirono.

<<Mi dispiace per questa accoglienza!>> disse Victor.

<<Non sia dispiaciuto: avrebbe dovuto aspettarselo! Nicolle sarà il mio nome?>> rispose Jessica.

<<Nicolle Garrett. I documenti devono ancora essere pronti, ma questo sarà il tuo nuovo nome. Non posso assicurarti che avrai un fratello ed una sorella, ma questa vorrei fosse la tua nuova famiglia.>>

Gli rivolse uno sguardo amaro, ma lei sorrise e gli rivolse uno dei tanti grazie che nel tempo gli avrebbe rivolto.

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