Rivetra

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Petra sentiva il sangue sgorgare. Non avrebbe saputo dire esattamente quale dei tanti tagli le facesse più male, sapeva solo che sentiva un dolore immenso, ingrandito dalla consapevolezza che quel gran male era sinonimo di morte. Respirava a fatica, annaspava alla matta ricerca d'aria. Non riusciva a muoversi e la testa le stava esplodendo. Non riusciva a pensare. Dolore! Dolore! Il suo cervello non riusciva a concentrarsi su nient'altro. Era sola. Nessuno era al suo capezzale per assisterla. Sarebbe morta sola, sola, sola!
Oppure no? Fra le urla non espresse di agonia che le trapanavano la orecchie dall'interno, nel loro acuto silenzio, si fece spazio una voce profonda, che, con insistenza, allontanava il dolore e ancorava al mondo dei vivi il corpo martoriato. "Petra! Petra sei viva!". Lei conosceva questa voce. Questa voce era... Era... Oh, dannazione certo che lo sapeva!
"C-capor..." Non riuscì a completare la parola, colpita da una forte fitta.
Il caporale Levi non trovò parole per descrivere il profondo sentimento che gli scavava la carne alla vista della ragazza. Dunque, semplicemente, non parlò, come a suo solito. Posò una mano sulla bocca di lei, per zittirla. La prese poi in braccio, passando una mano dietro alla sua testa e sotto le gambe, con estrema attenzione e delicatezza. Iniziò a camminare più in fretta che il peso gli consentiva.
La ragazza mormorò qualcosa. "Non parlare, ti prego..." nella voce del caporale mille echi di grida di morti e negli occhi coi quali continuava a controllare Petra si riflettevano corpi mutilati, sanguinanti, senza vita. Ma la giovane ripetè: "Non lasciar-mi... mor..." prese un profondo e tremante respiro: "Morire...". Lui la strinse, quasi involontariamente, a sè, come a proteggerla. "Non morirai... Non morirai per nessun motivo..." e questa volta c'era una cieca sicurezza nei suoi modi. Dunque Petra bisbigliò, gli occhi fissi sul suo salvatore: "Grazie... grazie... capor..." questa volta la bella si interruppe volontariamente: "Levi... grazie...". Lacrime assassine le rigavano il volto. L'uomo le sorrise quasi teneramente e il cuore di Petra perse un battito. Chiuse gli occhi. Il caporale aumentò l'andatura e con voce un poco alterata sussurrò: "Ti prego non svenire...". Lei scosse la testa lievemente e, con voce flebile: "Se... -un forte colpo di tosse- morissi io... voglio c-che il... tuo sorriso sia... -calmò il fiato che stava ricominciando ad andare ad un ritmo tutto suo- l'ultima cosa che vedo...". Levi non disse nulla, ma le accarezzò il viso. Vide la sua espressione distendersi, il corpo rilassarsi un poco. Fu quasi spaventato che fosse morta, ma presto fu rassicurato dal petto che, seppur in modo irregolare, saliva e scendeva. Aumentò il passo però, colpito dalla gran paura. Ogni tanto la sfiorava, e lei dava lievi segni di vita a quel contatto e mormorava parole alate, che volavano via prima di giungere all'orecchio del capitano.

***

Non ci volle molto perché l'uomo raggiungesse la carovana pronta a partire per le mura.
Il capitano appoggiò la ragazza su un carro e la affidò alle cure dei soldati a bordo. Non appena però Petra si sentì abbandonare sul freddo legno fece un'espressione confusa. Sul suo volto tornò a dipingersi il gran tormento delle ferite che l'abbraccio del caporale avevano lenito. Iniziò a lamentarsi, a tossire. I poveri soldati nominati medici non sapevano che fare. Chiamarono Levi, che si avvicinò in un attimo, domandando che stesse succedendo. Dopo aver ascoltato le ragioni dei due, egli sbuffò un poco ed entrò nel carro, lasciando il cavallo ad un soldato.
Non appena il caporale vide Petra capì la paura dei due dottori improvvisati: la poveretta sanguinava da plurici tagli, un livido azzurrino colorava gran parte del suo volto e i movimenti scomposti che scuotevano quel corpo ferito non facevano che peggiorare la già straziante visione. Come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto le condizioni della donna fossero pietose?
L'uomo si spostò sul carro mantenendosi in equilibrio nonostante gli scossoni, fino a sedersi accanto a quel corpo morente. Rimase un attimo a guardarla e si sorprese nel pensare a quanto nonostante tutto quella ragazza risultasse dolce e bella nella sua disperazione. Ma non attese a lungo, in un attimo stese una mano sulla fronte bagnata di sangue e sudore: "Petra? Petra ascoltami..." disse la prima cosa che gli venne in mente, una qualunque cosa che avesse potuto catturare l'attenzione della moribonda e distrarla dalle sue paure: "Sono Levi".
Non era necessario specificarlo: Petra aveva già teso le orecchie a quella voce profonda. Eppure, ormai, nemmeno quel ricercato suono riusciva a distrarla completamente dall'acuto dolore. Nonostante tutto, però, si costrinse a porgere orecchio a quelle parole soffocate dal dolore e a dare un minimo segno di approvazione. Non appena l'uomo comprese che la ragazza aveva recepito riprese a parlare, con tono monotono e rassicurante. Si mise a dire cose che forse neppure avevano senso ma il cui unico obbiettivo era di calmare quei sussulti malsani nel corpo della donna. Del resto Petra capiva ben poche delle parole che le sussurrava il caporale Levi ma si accontentava di quel continuo borbottio. Si mise a concentrarsi con tutta sè stessa su di esso.
Con l'andare avanti del tempo le forze della ragazza si esaurivano e la paura diveniva troppo faticosa da sopportare; ella allora, quasi per sbaglio, mosse una mano, in un singulto non totalmente volto ad attirare l'attenzione del capitano, eppure quello fu il risultato: Levi, senza smettere di parlarle, incrociò le proprie dita con quelle di Petra. A sentire quel gran calore nel gelo che la attanagliava la donna dimenticò per un lungo, eterno, attimo la propria situazione. Quando tornò alla sua cruda realtà, però, non si lasciò abbattere: rimase cosciente con tutte le proprie forze. Passarono ore? Due? Quattro? Nè Petra nè il caporale avrebbero saputo dirlo. Si era creato un minuscolo mondo, una bolla intorno a loro, riempita unicamente da una voce ininterrotta e da un tiepido contatto, unico motivo di vita per il soldato ferito.

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