Capitolo 1

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Cammina per la strada con la sua solita aria tranquilla, poco le importa della gente che correndo le passa accanto, di chi le urta una spalla nella fretta di ogni mattina. Saluta la sua migliore amica che aspetta l'autobus, un bacio veloce, la promessa di vedersi più tardi a casa e via di nuovo per le strade di Londra. La lunga chioma di capelli castani è mossa dal vento, gli occhia chiari sono nascosti da spesse lenti da sole. Non ama truccarsi ed è forse per questo che storce la bocca tinta di un rosso scuro, come infastidita.

Un thè caldo e un americano, questo il suo solito ordine che il cameriere ha ormai imparato a memoria come una vecchia filastrocca. Le sorride mentre lei senza neanche aver proferito parola ha già messo sul bancone i soldi. Aspetta con pazienza che le due bevande siano pronte, un sorriso di cortesia ed è già fuori. Un paio di minuti dopo varca la soglia dell'ufficio legale in cui lavora. Non si stupisce quando nota che come al solito l'unica già presente all'appello è Bridget, la segretaria. Le allunga l'americano nel movimento sicuro di chi quel gesto lo compie ogni giorno. Non si scambiano convenevoli come da tacito accordo. Non sono amiche, ma sono colleghe, le uniche due donne presenti nell'ufficio, le uniche due a non avere il permesso di sapere. Eppure sanno. Un piccolo cenno di riconoscimento da parte di Bridget è ciò che scioglie il loro contatto. Si dirige con passo sicuro nel suo piccolo angolo fuori dall'ufficio del suo capo, si siede comodamente alla scrivania, accende il computer e liberando un piccolo sbuffo di frustrazione lascia che la giornata abbia inizio. L'immagine di sfondo le indurisce lo sguardo, un promemoria del perché lei sia lì.

Cosa sognavate di fare da piccoli? Principesse, cantanti, astronauti, presidenti degli Stati Uniti, ballerine? Poi siete cresciuti e avete deciso di essere dottori, avvocati, banchieri, insegnanti, cuochi, camerieri, manager o impiegati. Anche lei aveva avuto quei sogni da bambina una volta. Aveva sognato di fare la ballerina. Era brava, ma brava davvero. Uno di quei talenti rari come una rosa che sboccia nel pieno dell'inverno. Aveva quattro anni quando capì che i sogni per lei non si sarebbero avverati. Crebbe anche lei, come tutti gli altri bambini, ma i suoi progetti sul futuro rimasero incerti finché non trovò Richardson. Lui le propose un posto come assistente personale e lei accettò senza pensarci due volte. Perché? Abbiate pazienza, ogni cosa sarà svelata a suo tempo.

Passano solo pochi secondi prima che la casella della posta inizi a segnalare email in entrata, distogliendola così dai suoi pensieri. È un attimo, uno sbuffo appena accennato quello che la pervade prima di buttarsi a capofitto nel lavoro. Lavoro dal quale riemerge solo quando Samuel Richardson si impone con la sua stazza davanti alla scrivania per farle presente che è l'una di pomeriggio e lei dovrebbe andare a mangiare. Ad occhi indiscreti e ignari potrebbe sembrare dolce che il capo si preoccupi dei suoi dipendenti, ma per chi ne sa di più, come Georgia o Bridget è un chiaro segnale: cliente importante in arrivo. È sicura che lui non sospetti niente, d'altronde non potrebbe mai, si ripete lei ogni volta che la scena le si ripresenta davanti agli occhi, ma questo non impedisce a lui di allontanare lei e le sue orecchie in occasioni simili. Così si limita ad annuire e a ringraziarlo per l'ora d'aria concessa, prima di spegnere la schermata del computer e prendere la borsa. Un'occhiata al viso di Bridget le suggerisce che hanno entrambe capito, un piccolo cenno e poi spinge la porta che la separa dall'aria fresca. Accende una sigaretta inspirando a pieni polmoni il tabacco mentre i suoi piedi già la conducono sicuri verso Nando's. quando raggiunge la porta del ristorante cinque minuti più tardi la sigaretta si è ormai consumata, perciò la spegne e la butta nel cestino lì accanto. Il suo ingresso non sfugge ad Abel, ormai abituato a vedere la ragazza almeno un paio di volte a settimana. Le rivolge un sorriso e la precede al tavolo che solitamente occupa. Non le chiede cosa vuole da mangiare, perché ormai dopo sei mesi ha imparato che lei ordina sempre il solito piatto, quindi prende il menù dal tavolo e promettendole di essere di ritorno in un baleno la lascia sola. Lei gli sorride e lui vorrebbe chiederle cosa le è successo, perché Abel sa che quel sorriso è tipico di chi ha sofferto tanto nella vita. Più di una volta guardando quella ragazza tremendamente bella aveva letto nei suoi occhi stanchezza. Allo stesso modo aveva notato più volte il suo sguardo combattivo, la continua ricerca che sembrava non avere mai fine. Osservava molto Georgia, si perdeva per minuti interi ad analizzare le persone, come se cercasse di decifrare le loro vite dalle loro azioni, dai loro vestiti, dai loro sguardi. Anche ad Abel piaceva osservare, ma negli ultimi sei mesi tutto ciò che i suoi pensieri riuscivano a registrare erano i movimenti di quella giovane donna che portava l'inferno dentro di sé.

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