Capitolo 2

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Quella mattina di una settimana dopo Georgia passeggia per le strade di Londra serena. La sera prima è stata a cena dalla famiglia di Michael insieme a Dakota. Ripensa alla sensibilità dell'amica nel non aver portato con lei il suo ragazzo. Non che a Georgia non piaccia, e persino la famiglia di Michael, che l'ha conosciuto, lo adora e tanto da averlo invitato a cena. Ma Dakota aveva preferito non portarlo, per non ferire ulteriormente l'amica presentandole una scena che lei non avrebbe più potuto vivere con quel ragazzo che una volta era stato il loro miglior alleato.

Come ogni giovedì all'ora di pranzo si dirige con passo sicuro verso Nando's per la sua ora di pausa. E come ogni giovedì Abel la scorta al suo tavolo, rimuove il menù e con un sorriso le porta la sua solita bottiglietta d'acqua in attesa che la sua insalata di pollo sia pronta.

Quando era piccola Georgia odiava la monotonia, la routine, fare sempre le stesse cose, le abitudini. Ma da qualche mese, quella stabilità che da anni non ha più nella sua vita le manca terribilmente. È per questo che ogni giovedì si reca in quel ristorante, come ogni martedì. E mentre nel suo solito giro di sguardi perlustra la sala registrando la presenza di impiegati, coppie di amici o gruppi di scolari, si accorge che lo strano ragazzo incontrato la settimana precedente è di nuovo seduto a due tavoli di distanza da lei. Come se la stesse aspettando il suo sguardo è già concentrato su di lei. Lo stesso gioco di sguardi che li aveva coinvolti la settimana prima li coglie di nuovo. Si studiano in silenzio, sotto gli occhi attenti di Abel, che non può fare a meno di registrare qualsiasi cosa riguardi quella bella ragazza dallo sguardo triste.

Quando le porta la sua solita insalata non può fare a meno di notare che lo sforzo che le costa distogliere il suo sguardo da quel ragazzo per posarlo su di lui. Quasi si sente felice Abel a constatare che qualcosa in lei sta cambiando. Qualcosa in lei cambia con la presenza di quello strano giovane, giunto solo qualche minuto prima di lei.

«Finirete per consumarvi così», la prende bonariamente in giro regalandole un dolce sorriso.

«Non dire sciocchezze Abel!», risponde lei ridendo.

«Buon appetito», le dice anche lui ridendo.

«Grazie cameriere impiccione». In risposta riceve una linguaccia che la fa ridere di nuovo prima che la sua attenzione venga attirata dal piatto che si trova davanti.

La suoneria di un Iphone la distrae dai pensieri che le vorticano a ritmo frenetico nella mente. Impiega qualche secondo a capire che il suono che la sta innervosendo proviene dalla sua borsa.

«Pronto?», risponde leggermente scocciata per l'interruzione.

«Ehi piccolina!», la saluta allegro chi la sta chiamando.

«Ehi fratellone, come stai?», chiede ora di buon'umore.

«Bene, tesoro. E tu? Pensavo fossi deceduta, chiamare ogni tanto ti sembra brutto?».

«Scusa Nenè, lo studio di Richardson mi assorbe tutte le energie», sbuffa, «Carino tra l'altro a riprendermi perché non chiamo mai quando tu fai lo stesso. Il bue che da' del cornuto all'asino!», ride ora.

«Touché!».

«Allora, come vanno le cose a New York?», domanda prima di portarsi un boccone alla bocca.

«Tutto regolare. Ci manchi però! Quando vieni a trovarci? Anche mamma non fa altro che chiedermi di te, potresti chiamarla magari più tardi? Le manchi piccoletta!», esclama il fratello facendole di nuovo presente che da qualche tempo sembra essere scomparsa dalle loro vite.

«Hai ragione, mi sto facendo sentire poco, ma ti giuro che quando torno a casa la sera voglio solo cenare, fare una doccia e andare a dormire», spiega, «Ma non ti preoccupare, dopo la chiamo».

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 25, 2017 ⏰

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