Noia pt.1

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Min YoonGi era annoiato, come sempre del resto.

Si poteva tranquillamente dire che lui ci vivesse, nella noia, ci sguazzasse, la mangiasse, tutte le sue funzioni vitali si compivano nella pura e semplice noia.

Per questo, quando il suo amico NamJoon lo invitò a cena da lui e il suo fidanzato SeokJin, dicendogli che ci sarebbero stati dei loro amici e che quindi poteva fare la conoscenza di qualcuno interessante, accettò, semplicemente perché non aveva niente di meglio da fare.

Il fatto che, poi, questi fantomatici amici si erano dimostrati quasi tutti degli idioti senza cervello, era un altro discorso.

Quindi, dopo aver ricevuto l'invito, YoonGi si alzò svogliatamente dal letto e si diresse verso l'armadio per scegliere qualcosa di decente da mettersi. Va bene che non gli fregava niente di quello che gli altri pensavano di lui, tuttavia non desiderava presentarsi sulla soglia di casa Kim con le stesse sembianze di un barbone.

Voleva rendersi presentabile, ma comodo, per questo optò per una semplice maglia nera accompagnata da un paio di jeans. Le scarpe — le sue preferite — e la sua giacca in pelle nera, completarono il tutto.

Arrivò in perfetto orario e suonò al campanello. Venne ad aprirgli un NamJoon dalla faccia leggermente sconvolta — cosa che lo preoccupò non poco — inoltre, poteva già sentire, anche se in maniera ovattata, l'enorme casino che stavano facendo gli amici.

Ebbe un attimo di ripensamento, e stava davvero per voltarsi e correre a casa sua il più velocemente possibile, ma NamJoon fu più svelto di lui e lo afferrò per un braccio, portandolo dentro a quel luogo dell'orrore.

L'interno non si poteva descrivere a parole.

La prima cosa che lo colpì fu il ragazzo appeso al lampadario. Ed era già abbastanza strano di suo. Ma no, mica poteva finire così! Il suddetto ragazzo stava dondolando sul lampadario mentre, un altro ragazzo, gli stava lanciando dei pop corn in bocca.

Non solo, un tipo con la faccia da cavallo si divertiva a rotolare sul pavimento, urlando frasi sconnesse e senza senso.

A chiudere quel quadro spaventoso, con una scopa in mano alzata verso il lampadario, si trovava quello che YoonGi riconobbe come SeokJin, il fidanzato di NamJoon.

Gli venne un leggero tic all'occhio alla vista di quella scena, quindi, più deciso che mai, si girò di spalle e sussurrò, come borbottando «Mi basta questo, NamJoon. Io me ne vado»

NamJoon sbuffò «Ti prego, YoonGi. Senza di te non ne uscirò vivo» gli disse, giungendo le mani in segno di preghiera.

YoonGi alzò gli occhi al cielo, il suo dongsaeng riusciva sempre a rendere le cose più drammatiche di quanto poi erano in realtà, tuttavia, considerando la situazione in cui si era andato a cacciare, non si stupì così tanto delle sue richieste d'aiuto, richieste che, tra l'altro, finivano con un patetico — a detta di YoonGi — «Salvami, ti prego».

Alchè, solo perché voleva dimostrare di essere un bravo Hyung, non aveva assolutamente nemmeno un briciolo di compassione nei confronti di NamJoon, decise di restare, ma alla condizione di levare subito le tende se avesse visto altra gente appesa ai lampadari o cose simili. A NamJoon non restò altro che annuire.

YoonGi si rese conto di essere finito in una gabbia di matti quando, dopo svariati minuti sprecati a convincere il ragazzo penzolante — YoonGi l'aveva soprannominato così, perché non sapeva il suo nome — a scendere da quel dannato lampadario, si ritrovarono tutti seduti intorno ad un tavolo. Fin qui niente di strano.

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