Note: Questa storia l'avevo iniziata per il contest 'Sai chi sei?' di Mary Black sul forum di EFP, ma per ovvi motivi miei di stupidità - mi ero confusa, non avevo letto bene che il bando chiedeva una flash -, avevo creato questa lunghissima one-Shot - lunghissime è un eufemismo-. E mi era venuta anche bene, perciò ho deciso di mantenerla, pubblicando ogni capitolo a sè e creando così la Slash che potrebbe partecipare al contest, cosa che alla fine non ha fatto,comunque.
In ogni caso, la storia non è finita, ne ho scritti soltanto due ( una Shot e una Flash) e il terzo sta in elaborazione.
L'intera saga si chiama 'It's better love and lost, than never loved at all.' , e si incentra sul triangolo amorososo James Sirius/Rose/Scorpius, in cui lei dapprima innamorata di Scorpius, scopre nuovi travolgenti passioni per il cugino. I due, ovviamente, mantengono la loro relazione segreta, e lei continua a tenere una fars relazione con Scorpius. In questa storia cercherò di analizzare psicologicamente i personaggi e spiegare il perchè di tali scelte che prenderanno e come. E' probabilmente la mia fanfiction più complessa ma voglio provarci. Ergo: voglio suicidarmi.
Detto questo, vi lascio un saluto e al capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.Shanna.
I muri avevano gli occhi.
E non solo occhi, ma anche orecchie e una voce con cui comunicare. I muri potevano essere minacciosi.
I muri ascoltavano, silenziosamente, ogni segreto, e poi lo rivelavano; non a chiunque, certo, solo a chi ne era interessato davvero. I muri erano bastardi e perciò attendevano il momento giusto per fregarti.
«Cazzate.» James Sirius strinse le labbra con uno scatto secco, si morse la parte inferiore finchè un rivolo di sangue non gli scivolò lungo il mento, cadendo sul colletto della camicia bianca; il rosso macchiò il tessuto, che lo assorbì completamente, come se lo sporco che James sentiva dentro di sè, si fosse annidiata tutta in una gocciolina.
Osservò il suo riflesso allo specchio che lo inquadrava pienamente; osservò le spalle larghe coperte dalla camicia aperta, che lasciava intravedere gli addominali marmorei color della sabbia. La fibia dorata gli cingeva i pantaloni scuri attillati sulle gambe muscolose e i piedi scalzi fuoriuscivano dall'orlo dei pantaloni.
I capelli di un colore misto tra bronzo e nero, creando così una tonalità di castano, risultavano spenti, poco curati e anche leggermente più lunghi e disordinati del solito. Il viso era leggermente più pallido del resto del corpo, con profonde occhiaie sotto agli occhi, che lui giustificava con gli amici e i parenti con la patetica scusa del Quidditch e del suo ruolo da Capitano.
Bugiardo.
Si sentiva stanco, James, stanco e sporcodentro. Si sentiva stanco di tutte quelle falsità, di tutte quelle circostanze, ed era stanco semplicemente di vivere.
Se solo...
Se.
C'erano un sacco di se nella sua vita; come ad esempio : se non fosse stato il primogenito Potter la gente lo avrebbe additato ancora perchè non era il figlio brillante che tutti si aspettavano? E se suo fratello Albus non fosse finito in Serpeverde, sarebbe stato sempre lui il Re dei Grifoni?
E se la donna che amava, invece di stare con l'altro, avrebbe dato il suo amore a lui?
Sicuramente avrebbe detto di no senza aspettare.
Ma lei credeva che James avrebbe aspettato in eterno.
Ed era questo il problema.
Che tutti si aspettavano qualcosa che lui non era.***
James scese barcollando la scala a pioli che conduceva verso la Sala Comune dei Grifondoro, con la cravatta ancora slacciata e i libri a pezzi di seconda mano in una stretta. Sentì alcuni studenti mormorare qualcosa alle sue spalle ma, a differenza di come avrebbe fatto tempo prima, li ignorò.
Non aveva bisogno di sentirsi dire dagli altri quanto faceva schifo, quanto era spossato e quanto era antipatico nell'ultimo periodo.
Era stanco, lacerato, cosa contava se qualcuno in più lo derideva? Nulla poteva spezzarlo più di quanto lo fosse già.
Uscì dalla Sala Comune ravviandosi i capelli e accellerando il passo, svelto verso il secondo piano, pregando in cuor suo di non incontrare nessuno e, in particolar modo, di non incontrare quei due.
Ma, come se la vita non avesse già infierito abbastanza su di lui, come se non gli avesse già ridotto l'anima a brandelli, per poi pestarla, li vide appoggiati alle scale del terzo piano.
E sentì un crack, una crepa si allargò all'interno del suo cuore pietoso. Un sonoro crack, e potè quasi udire il suono di una risata roca, di un individuo maligno che rideva alle sue spalle delle sue sventure.
In quel momento, il cervello gli andò in pappa, letteralmente. Una trafila di pensieri, la maggior parte gli invase la mente, trasportandolo in un passato lontano eppure così vicino, trasportandolo nei ricordi.
Non appena lo vide, lei sorrise in maniera dolce, spalancando poi gli occhi e guardandolo con quell'intensità, con quello scintillio azzurro che lo faceva impazzire.
Un piccolo sorriso spontaneo si fece strada, prepotente, tra le sue labbra, e ancora -ancora, ancora - sentì come una brezza di sollievo, di amore, trascinarlo da qualche parte, in un oblio piacevole e lento.
Ma quando, lui, alzò lo sguardo dalla pergamena che teneva in mano, guardando la sua ragazza e facendo vagare lo sguardo nella sua direzione, il cuore di James andò nuovamente in frantumi; venne riportato di nuovo alla crudele realtà, dove lui non era nessun'altro che James Potter, innamorato perso di una ragazza.
Scorpius Malfoy, il suo migliore amico, gli sorrise, alzando la mano per fare un cenno. Il suo sorriso era una delle cose più belle a Hogwarts, o almeno così dicevano; era incredibilmente bianco e spontaneo da accapponare la pelle.
Si avvicinò, piano.
« Ciao! » strillò, squillante, Scorpius. Allungò una mano per darsi il cinque come facevano qualche tempo prima - fino a quando James non aveva smesso - ma si bloccò quando vide che James non aveva nessuna voglia di contraccabbiare il saluto; optò così per una battuta di mano sulla spalla.
Quella mano, poggiata sulla sua spalla, gli provocò un forte senso di disgusto e la forza di volersene andare urgentemente da lì si fece spazio in lui. Forse assunse un'espressione che fece intuire qualcosa del genere, perchè lei lo guardò, allarmata.
«Tutto bene, James?» gli domandò, con quel candore che tanto, tanto, tanto amava.
E no, non andava tutto bene. Anzi, a dire il vero, non c'era nulla che andasse minimamente bene, per lui.
Non andava bene che lei stesse con Scorpius - e non con lui- fin dal primo mattino; che andasse a lezione con lui, che ridesse con lui. Non andava bene che la ragazza di cui era innamorato stesse con il suo migliore amico.
Non andava bene che, nonostante loro due stessero insieme - fossero amanti -, lei passava comunque la maggior parte del suo tempo con l'altro.
«Andiamo Rose, » rise piano, Scorpius, ravviandosi i capelli biondi privi di gel con un gesto automatico ma che faceva sempre il suo effetto. « Non stressare tuo cugino, deve lavorare sodo se ci vuole battere quest'anno ai Campionati! » e lo guardò, aspettandosi che James continuasse alla propria battuta e rispondesse a tono - come avevano sempre fatto fino a qualche tempo prima - .
[Non andava bene che la ragazza di cui si era innamorato fosse sua cugina.]
Lo sguardò di Scorpius vacillò quando si accorse dello sguardo di James, e guardò di rimando Rose.
Rose sospirò, guardando tristemente il cugino. «Scorp, puoi lasciarci un minutino?»
Scorpius sembrava indeciso, come se andare o no senza la sua fidanzata implicasse una serie di eventi a catena che avrebbero causato qualcosa di dannoso, per lui. Ma alla fine si arrese, scoccò un bacio sulla guancia a Rose. «Ci vediamo dentro tra, cinque minuti. » calcò, in modo da intendere che la sua fidanzata non ci mettesse più di quel tempo predefinito.
Quando Scorpius fu scomparso dalla loro vista, James agguantò Rose per un braccio, la trascinò al piano di sopra e, curandosi di non essere visto da nessuno, la spinse dentro a un rispostiglio delle scope, chiudendo la chiave a chiavistello.
Si volse a guardare sua cugina.
Rose aveva il respiro lievemente affannato dalla breve foga, i capelli le ricadevano in onde di riccioli perfetti sulle spalle, con quel colore rosso così brillante, così rosso che sembravano fiamme ardenti. Gli occhi azzurri erano , contornati da un filo di trucco e lunghe ciglia chiarissime, la bocca a forma di cuore, coperta da uno strato di rosso lucido, gli faceva venire voglia di morderle fino a farle male. La pelle chiarissima, con la semioscurità, quasi brillava.
«James- » iniziò col dire lei, venendo subito zittita dal cugino, che avventandosi su di lei disperatamente, la schiacciò contro il muro, con foga e trepidazione. Le mani di James vagarono sul corpo minuto della ragazza e le sue labbra andarono a schiacciarsi completamente su quella superfice scura, lucisa e calda.
Rose ricambiò subito al bacio, cinse le mani dietro al collo di James, sospingendolo di più contro la sua bocca, contro il suo corpo.
Lo sguardo, i baci di Rose... tutto in lui facevano tornare la voglia e la forza di vivere ancora un po'.
Quando i due si staccarono - James un po' a forza-, ansimavano. Il ragazzo appoggiò la fronte su quella di lei. «Mi sei mancata...»
Rose sorrise dolcemente, poi sospirò, rabbuiandosi, come se sapesse già cosa il ragazzo intendesse dire con quelle parole. E di certo, Rose sapeva già cosa James le stesse per chiedere.
«Quanto dobbiamo andare avanti?» disse a bassa voce, con un latrato sofferente, cercando un contatto ancora più vicino con la ragazza: la sua mano andò a stringere la guancia fredda di lei.
«Ancora un po'.»
«Ancora un po'! » sbraitò James facendola sobbalzare, si passò una mano tra i capelli, tirandoseli forte come se li volesse strappare. «Rose, io non ce la faccio più!» soffocò un gemito. «Perchè devi essere fidazata con lui quando lo sei anche con me?! Perchè non te ne puoi- »
«Perchè non me ne posso fregare ? E' questo quello che intendi? » partì alla carica Rose, come se fosse lei quella ferita, umiliata e messa da parte. Cose se fosse lei quella lasciata in un angolo a marcire.
Come se fosse lei quella che vedeva la sua ragazza, la ragazza che amava, essere baciata, toccata, scopata da un altro.
«Non è una cosa che può essere messa da parte così, James. »
«Non sembrava così quest'estate. »
Rose chiuse di scatto la bocca, ferita e James capì immediatamente che stava lottando contro le lacrime che minacciavano di uscire.
E James si chiese perchè fosse così difficile lasciare Scorpius, perchè fosse difficileaccettare che era innamorata di lui, suo cugina?
Era per la paura di deludere qualcuno? Di deludere Hermione Granger o Ronald Weasley? O la paura di Rose era quella di deludere sè stessa, intraprendendo una scelta che le avrebbe sconvolto la vita?
«Ci vediamo, James.» lo liquidò freddamente Rose, raccogliendo la tracolla che aveva fatto cadere quando lui le aveva spinto contro il muro. Lo oltrepassò senza dire altro.
E, un'altra volta, nonostante Rose avesse detto di amare lui, aveva scelto Scorpius.***
Scorpius lo sentiva.
Sentiva che qualcosa in James non andava; perchè era il suo migliore amico da sempre, insieme ad Albus, perchè conosceva anche Rose e aveva capito che lei sapeva.
Sembrava, da come lo guardavano tutti i suoi amici, che fosse l'unico ignorante di ciò che stava lentamente spezzando il suo migliore amico.
E, in realtà, un vago pensiero c'era anche. Perchè non era stupido, certe cose le afferrava al volo; non serviva per forza essere un Corvonero per avere l'intelligenza.
Però, fino a quel giorno, si era detto che non importava, perchè in fondo erano cugini, perchè Rose era innamorata di lui e perchè, di certo, una chiacchierata non poteva certo rovinargli il futuro.
Ma non era così.***
James era stupido.
Perchè non riusciva a capire quanto grave in fondo fosse la loro situazione?
Perchè non capiva quanto fosse difficile per lei stare in quella situazione con Scorpius ?
Gli voleva bene, a Scorpius, magari non nel modo in cui desiderava, magari non loamava come poteva amare James e sapeva che era profondamente sbagliato; perchè Scorpius era più come un fratello per lei, mentre James era più una parte di sè.
Ma come avrebbe potuto scegliere?
Se avesse scelto James, avrebbe perso Scorpius per sempre, perchè non avrebbe più voluto guardarla in faccia. L'avrebbe odiata, disprezzata e l'avrebbe guardata in un modo diverso. E ciò la spaventava.
Scorpius era sempre stata una figura importante per lei, un appoggio su cui contare, una persona con cui ridere e distrarsi. Una persona con cui poteva consolarsi.
Ma d'altra parte, se avesse scelto Scorpius avrebbe perso James, perchè l'aveva capito, oggi, che non poteva più aspettare. Aveva visto nel suo sguardo la sofferenza, lo aveva capito dai suoi capelli spenti, dalla sua bocca esangue, dai suoi movimenti meccanici e dalla voracità che aveva di lei.
Rose si sentiva egoista: non poteva scegliere nè Scorpius nè James semplicemente perchè non poteva rinunciare a nessuno dei due.
Era certa di amare James infinitamente, ma non si sentiva pronta a lasciare quel calore fraterno che Scorpius le dava.
La sporcizia che sentiva dentro,aumentava di giorno in giorno: stava facendo soffrire sia Scorpius che James. Avrebbe finito per spezzare tutto, in modo irreparabile.
Ma lei non voleva scegliere.
Tutto o niente.
E poi, come avrebbero reagito i suoi genitori quando avrebbero saputo che lei era innamorata di suo cugino? E suo fratello Hugo? Anche se, sospettava, che i suoi cugini e i suoi amici sapevano qualcosa dal modo in cui sopratutto Albus e Dominique la guardavano.
Rose si precipitò fuori dallo sgabuzzino, si aggiustò il rossetto con un colpo di bacchetta e si sistemò la chioma riccia, quando entrò nell'aula di Incantesimi, era già tutta piena.
Sentì Scorpius chiamarla, dal secondo banco della terza fila - perchè Scorpius sapeva quanto le piacesse quel posto- e agitò una mano, intimandola di raggiungerlo.
Rose, ancora stravolta per la discussione con James e per quel focoso bacio, sentendo ancora le labbra bruciare sotto il rossetto, barcollò verso il banco.
Si sedette e aprì distrattamente il libro; l'odore di Scorpius di muschio le pizzicò le narici, facendole provare un impulso di insultarlo, per nessun motivo in particolare, forse perchè era lì, perchè era così buonocon lei.
O forse perchè non era James.
«Rose tutto bene? Ora sei tu a essere un po' strana. » Scorpius le diede una gomitata e ridacchiò, cercando di nascondere il nervosismo che lei avvertì perfettamente.
Rose tirò un sorriso. «Scusa, ieri ho studiato tanto e sono un po' stanca.»
Scorpius rimase in silenzio, inarcando impercettibilmente un sopracciglio come se non le credesse affatto, ma forse, per amore della loro relazione o forse perchè era appena entrato Vitious, tacque.
***
Mentiva.
Che Rose stesse mentento era perfettamente chiaro, ma perchè fosse stravolta, quello no.
Forse aveva avuto una discussione con James... ma perchè prendersela tanto? Non era sempre stato il cugino idiota?
Scorpius scrutò il viso da angelo di Rose, sembrava pensierosa, che stesse ascoltando il professore o che stesse persa nei suoi pensieri?
Un lieve angolo del suo cuore, forse qualcosa di piccolo si stava rompendo, là nel profondo.
Ma in realtà Scorpius non sapeva che quella crepa non era affatto piccola.
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Torn 》 parte 1 {HP}
Fanfiction[Rose \ James Sirius ] [Rose \ Scorpius] {Ma d'altra parte, se avesse scelto Scorpius avrebbe perso James, perchè l'aveva capito, oggi, che non poteva più aspettare. Aveva visto nel suo sguardo la sofferenza, lo aveva capito dai suoi capelli spenti...