-"Oh? Sei quel ragazzo che stava al locale di Jimin-hyung qualche giorno fa?"
Chiese Jungkook chiudendosi la porta alle spalle dopo avermi fatto posare la giacca in pelle che indossavo sull'attaccapanni situato all'ingresso, al lato sinistro della porta.-"Esatto, sono io. Ti ricordi di me, a quanto vedo..."
sorrido amaramente ripensando alla domanda che mi aveva porso quando ci vedemmo al locale.-"Io e Jimin-hyung siamo rimasti in contatto per telefono: mi parlava continuamente di te, giorno dopo giorno!"
Affermò sorridendo dolcemente il corvino, mentre si affrettava a preparare una calda tazza di tè al limone.-"Avresti dell'alcool?"
Chiesi come se fosse la cosa più normale che esista al mondo, sistemandomi, poi, sul comodo divano di stoffa beige.-"Sto preparando il tè; non vuoi?"
Chiese con un pizzico di tristezza all'interno delle sue parole, come se pensasse che non volessi assaporare ciò che preparasse lui.-"Mh... D'accordo, vada per il tè."
Rispondo alla sua domanda distrattamente, poiché la mia attenzione fu attratta da alcuni particolari contenuti in quella stanza.-"Non è di Jimin quel vaso in porcellana comprato in Giappone?"
Chiedo indicando con il dito indice la posizione in cui si trovava l'oggetto.-"Oh, si sarà dimenticato di portarlo a casa sua.."
-"Casa sua? Quindi, dove è andato? Pensavo ti stesse ospitando lui qui, nella sua casa."
-"No, viviamo separati: il suo vecchio appartamento, ovvero questo, l'ha rimasto in mia custodia. Uno nuovo comprato da poco tempo, è diventata la sua nuova abitazione condivisa con il suo ragazzo, Min Yoongi, mi pare."
-"Oh...E come mai sei venuto qui...?"
La mia curiosità aumentava insieme al timore di sapere altro.-"Con l'aiuto di alcuni veterani di questa città e di Jimin-hyung, volevo provare a ricordare tutto ciò che appartenesse a questo posto..."
sorrise amaramente come se avesse premuto un tasto dolente.-"Ricordare...?"
Chiesi non del tutto curioso come poteva sembrare, essendo spaventato dalla risposta che mi avrebbe potuto dare.-"Non te l'ha raccontato Jimin-hyung?"
-"Raccontato cosa?"
Domandai nuovamente a corto della mia pazienza.-"Del mio incidente stradale al ritorno verso Busan, la mia città, e di come sono sopravvissuto. Ovviamente anche delle conseguenze da ricevere per essere l'unico ad avercela fatta."
Lo dicevo, io, che era meglio non sapere altro.
Mi alzai dal divano fissando i piedi che si muovevano automaticamente verso il corpo del minore. Il rumore dei miei passi rimbombava all'interno di quel semivuoto salotto con scatoloni sparsi in giro, rendendo l'atmosfera ancora più cupa di quanto già fosse.
Arrivai finalmente alla mia meta aumentando il peso e la velocità nella camminata.-"Incidente?"
Mi feci coraggio di chiedere dopo aver ingoiato forzatamente un malloppo di saliva in gola formato da paura e ansia di quella che sarebbe potuta essere la risposta.-"Con il termine incidente ci si riferisce ad un fatto che viene improvvisamente a interrompere il procedere regolare di un'azione; più precisamente si tratta di un fatto imprevedibile, che ha gravi conseguenze e non è intenzionale."
Rispose il ragazzo leggendo la definizione su wikipedia dal suo cellulare.-"Incidente..."
Una piccola risata nervosa fuoriuscì dalle mie labbra, risuonando al quanto inquietante in quelle circostanze.-"Magari non ti è chiara la spiegazione di Wikipedia.. Provo a cercare sul dizionario Treccani online, magari capirai qualcosa in più-"
-"Jeon Jungkook! Non scherzare, dannazione. Quando avevi intenzione di dirmelo!? Sono stato tutto questo tempo a rimproverarmi di tutto... Sono stato male credendo che tu non volessi più vedermi, o peggio, che ti fossi dimenticato di me! Ti rendi conto di quello che hai fatto!? Dannazione, un incidente!"
In tutto ciò, non avevo fatto altro che scuotere il suo esile corpo avanti ed indietro tenendolo per le spalle. Mi guardava con occhi spalancati, magari scandalizzato, magari in pena verso la mia figura col capo chino pieno di lacrime.
Si, perché avevo iniziato a piangere.
Come un debole.
Perché sono un debole, quando si tratta dell'amore della mia vita.Jungkook, solo all'età di 16 anni, mi aveva aperto un mondo nuovo: riuscivo a vedere tutto a colori, le nuvole non erano più grigie, ma bianche; il cielo non era coperto, ma sereno e limpido come il calmo mare in una serena estate di agosto.
Solo vedendo i suoi occhi, riuscivo a sentirmi automaticamente meglio: ogni paura, insicurezza e preoccupazione svaniva immediatamente. Aveva un effetto calmante su di me, quel suo sguardo. Un effetto indescrivibile che solo chi ama veramente una persona riesce a provare.
Un solo sguardo che riesce a scioglierti il cuore, un'occhiata che ti fa venire i brividi.Ed era così che stava andando.
Mi stava guardando, o meglio, Jungkook mi fissava nell'anima.
Avevo oramai alzato il capo verso il suo viso, notando come fosse inespressivo.
La sua mano fece capolinea sulla mia guancia: la stava accarezzando, la coccolava come si fa con i peluche da bambini.
Sorrise, un sorriso sincero che esprimeva comprensione, quasi curiosità di scoprire.-"Raccontami di noi, Kim Taehyung."
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•ժօ You Remember Me?•
Lãng mạn*・゜゚・*:.。..。.:*・・*:.。. .。.:*・゜゚・* Taehyung incontra, in un piccolo parco, jungkook per la prima volta nella sua vita, all'età di 16 anni, nel paesino in cui abitava, dove il più piccolo si era recato per una spensierata e rilassante vacanza e...