Capitolo1.L'accademia

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Il vento scompigliava i capelli dei ragazzi che man mano si riversavano nel campo di calcio, iniziando il riscaldamento.
Qualche minuto di stretching e poi via, con i giri di campo.

Chuuya adorava correre: il vento s'infiltrava in ogni fibra del suo corpo, tra i suoi capelli, nei polmoni. Ogni parte di sé era invasa da quel piacevole senso di libertà, che solo con la corsa Chuuya riusciva a recuperare. I suoi lunghi capelli rossi aderivano al suo viso pallido, che iniziava a coprirsi di sudore.
Perse il conto al terzo giro, la sua mente vagava ormai libera proprio come il vento che gli sferzava il viso.

Amava tutto di quell'accademia: il calcio, i momenti di fatica estrema e quelli di riposo, i suoi compagni, la mensa col cibo fin troppo sano, e gli scherzi, le partite, le urla dell'allenatore.
Ormai quella era la sua casa. Una casa che gli aveva letteralmente cambiato la vita, che lo stava aiutando a coltivare il suo sogno di una vita e che gli aveva fatto conoscere le persone che adesso lo circondavano e riempivano le sue giornate. E soprattutto gli aveva fatto conoscere la persona più importante della sua vita.

Si erano incrociati qualche volta a scuola, si salutavano appena. Chuuya era sempre stato affascinato da questa figura solitaria eppure sempre sarcastica e sorridente, come se non avesse bisogno di un gruppo di seguaci, come tutti gli altri, per essere se stesso.

Quando si incontrarono ai provini, il ragazzo gli aveva sorriso, riconoscendolo, e si erano augurati buona fortuna. E rimasero sorpresi quando entrambi furono scortati allo stesso dormitorio: entrambi erano passati, ed entrambi erano le persone più felici al mondo. Il loro sogno era diventato realtà.

Quella stessa sera, prima di recarsi ai dormitori, Chuuya chiese a Dazai se gli andava di fare un giro per esplorare l'accademia e il moro non se lo fece ripetere due volte.
Fu quella stessa sera che Chuuya e Dazai, soli nella piscina buia, dopo occhiate cariche di tensione e imbarazzo, si scambiarono il loro primo bacio. Da quel momento Dazai continuava a stuzzicare Chuuya, ma era successo poco altro. Avevano imparato ad essere amici, a comprendersi l'un l'altro attraverso piccoli gesti. Nessuno sospettava ciò che era accaduto in piscina poco più tre mesi prima. Era stati sciocchi, non si conoscevano neanche, cosa gli era saltato in mente? Era stato di certo piacevole scambiarsi effusioni durante la notte in un luogo appartato, ignorando completamente il coprifuoco già il primo giorno di permanenza.

Chuuya si costrinse a correre più forte, l'aria entrò prepotente nei polmoni, spazzando via ogni singolo ricordo riguardo il moretto. E ci sarebbe anche riuscito se quest'ultimo non lo avesse affiancato nella corsa.

《Dazai》disse col fiato appesantito.

Il ragazzo gli fece l'occhiolino, e continuò a corrergli affianco.

《Pensavo non ti saresti accorto di me》disse, anche lui facendo fatica a pronunciare quelle parole attraverso il vento che gli riempiva la bocca togliendogli il fiato.

《Sei sempre così concentrato quando corri》

Chuuya fece una smorfia strana, arricciando il naso.
《Mi piace correre》

《Lo so》 lo interruppe l'altro, ricevendo un'occhiataccia.

《E mi piace correre da solo》disse con un finto sorriso sottolineando le ultime due parole.

Stavolta fu Dazai a fare una smorfia.

《Che diamine hai Daz..? No senti, non mi importa, ne parliamo dopo》disse il rosso accelerando, ma invano.

《Nessuno vuole stare solo, Chuuya》disse il moro raggiungendolo nuovamente.

Chuuya si sentì infastidito da tanta arroganza, Dazai credeva sempre di sapere tutto. E ancor di più lo infastidiva il fatto che il moretto avesse ragione. Per quanto dura fosse ammetterlo, a chuuya non dispiaceva per nulla la compagnia di Dazai, ed era questo che lo turbava. L'attrazione che continuava a provare verso di lui, nonostante cercasse in tutti i modi di reprimerla.

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