Capitolo 2.My weakness

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Una figura alta vagava lungo le vie della grigia Londra. Non era molto simpatico alla gente del posto: d'altronde era noto solo per i suoi tentativi di suicidio piuttosto teatrali. Ma al ragazzo non fregava granché di ciò che pensava la gente di lui: anzi, lo divertiva molto quell'espressione di terrore che vedeva comparire negli occhi di chi lo riconosceva. Ma come ogni essere umano sulla terra, anche lui aveva un punto debole: questo punto debole aveva i capelli rossi, e portava sempre un cappello che gli conferiva un'aria importante, come se fosse una corona. Non ricordava di averlo mai visto senza, e molto spesso si ritrovava a fantasticare sugli strani motivi per una persona sana di mente dovrebbe affezionarsi ad un simile oggetto. D'altro canto lui era un maniaco del suicidio, come poteva solo pensare di giudicare qualsiasi altra persona sulla terra?
Mentre strani pensieri si facevano strada nella sua mente irrequieta, riconobbe il suo punto debole proprio all'entrata di un ristorante.
Sapeva già cosa stava per fare, ancor prima di chiederglielo. Aveva imparato a conoscerlo come le sue tasche, adorava tutto di lui: il modo in cui pronunciava il suo nome, quando si arrabbiava con lui, quando scopriva dell'ennesimo tentativo di suicidio e con voce preoccupata gli urlava contro...
Chuuya era fatto così, si comportava come se lo odiasse, ma in realtà Dazai capiva ciò che dicevano i suoi occhi.
Decise dunque di seguire il rosso all'interno del locale.
"Troppo elegante" pensò Dazai tra sé "stavolta si è superato."
Seguì Chuuya con lo sguardo fino alle porte della cucina del ristorante, quando il ragazzo entrò dentro, si andò verso la stessa direzione e si fermò giusto dietro la porta per ascoltare.
"Prevedibile" pensò Dazai sorridendo. Di colpo le porte si aprirono di colpo e il rosso ne uscì tra gli spintoni dei cuochi.
Dazai non si trattenne dal ridere, mentre il ragazzo, stupito di vederlo, si lisciava la giacca e si addrizzava il cappello.
-Piantala di ridere, Dazai!- esclamò Chuuya rosso in viso.
-Io smetterò quando tu la finirai di entrare abusivamente nei locali improvvisandoti Somelier solo per scroccare del vino- rispose ancora ridendo. Il rosso non si degnò di rispondere, lo oltrepassò con uno spintone e si diresse verso la porta mentre Dazai lo seguiva ridendo.
-Non hai un suicidio da preparare oggi?- chiese Chuuya con rabbia. Dazai smise di ridere e quasi serio replicò: - Per oggi già fatto. Conosci la mia regola: mai tentare due volte il suicidio nello stesso giorno- proclamò alzando un dito come se fosse un maestro d'orchestra.
Chuuya lo guardò torvo, mentre entrambi percorrevano le vie di Londra senza una meta precisa. Mentre camminavano in silenzio, l'odore di pioggia riempì l'aria è ben presto iniziò a piovigginare.
-Ecco a cosa serve il cappello - disse Chuuya fiero, mentre l'ombra di un sorriso appariva sul suo volto.
-Tu sei strano-
Chuuya a quel punto non sopportò più l'idea di essere preso in giro, tanto meno da uno psicopatico come Dazai. Si fermò di colpo, ritrovandosi di fronte un Dazai sorpreso.
-Piantala- gli intimò tra i denti, sul punto di esplodere.
-Chuuya..-
Il volto del ragazzo divenne assurdamente più rosso dei propri capelli, a tal punto che Dazai si preoccupò della possibilità che sarebbe esploso sul serio. La sua mentre era invasa dell'assurda immagine di Chuuya che esplodeva di rabbia quando il ragazzo parlò di nuovo.
-Piantala di trattarmi in questo modo!-
-Come...-
-Come se fossi io quello sbagliato, quello che ogni giorno tenta di togliersi la vita senza pensare a chi gli sta intorno-
A quel punto una lacrima gli rigò la guancia pallida. -Piantala...- mormorò, mentre sentiva la rabbia scemare e un senso di angoscia pervadergli lo stomaco.
Dazai era sconvolto, confuso, sorpreso e a quel punto provava così tante emozioni che pensò che sarebbe stato lui a scoppiare. Il ragazzo di fronte a lui fissava le pozzanghere. Entrambi avevano il volto bagnato: Dazai dalla pioggia... e mentre Chuuya pensava di sentirsi al sicuro dalla pioggia sotto il suo cappello, stava facendo i conti con qualcosa di nuovo, qualcosa di troppo grande per tenerselo dentro ancora a lungo e che gli stava bagnando il viso. Così Dazai, fece l'unica cosa sensata, forse la sola che avesse mai fatto in vita sua.
Assecondò le proprie emozioni e quelle del ragazzo di fronte a lui. Gli tolse il cappello e si avvicinò al suo viso -Il mio...-
Chuuya voleva dire che non poteva togliergli il cappello, che nessuno lo aveva mai fatto, che era un idiota e che lo odiava dal primo giorno in cui si erano conosciuti. Ma Dazai mise il cappello a coprire i loro visi dagli sguardi dei passanti, e fu allora che le loro labbra si sfiorarono. Dazai gli rimise il cappello, e sorrise divertito di fronte all'espressione dell'amico. E da quel momento, Dazai lo sapeva e lo sperava anche Chuuya, si sarebbero appartenuti per sempre, qualsiasi cosa sarebbe accaduta ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altro.
-Ricorda sempre che ti odio- mormorò Chuuya, talmente piano che dubitò che Dazai avesse compreso le sue parole. E invece il moro sorrise, nascondendo le mani nelle tasche del cappotto. I capelli ormai totalmente bagnati gli si erano appiccicati al viso e Chuuya moriva dalla voglia di scostargli ad una ad una le ciocche bagnate dal suo volto. Ma si trattenne, limitandosi a ricambiare il sorriso del moro.
-Pensavo- fece Chuuya -Visto che non ho molto da fare oggi e che tu hai già provato a suicidarti una volta... potremmo-
-Cosa ti fa pensare che io non abbia altro da fare?- lo interruppe Dazai con spavalderia. Chuuya arrossì fin troppo e si vergognò di essere arrossito. Il che lo fece arrossire ancora di più.
-Sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di ucciderti- disse Chuuya tra i denti.
-Oh cielo, Chuuya- fece Dazai portandosi una mano al petto come se fosse commosso. -Non pensavo tu fossi una così brava persona-
Il rosso si sistemò il cappello, spinse di lato il ragazzo e iniziò a camminare deciso ad ignorare ogni sua parola.

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