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Ero impaurito. Così spaventato che i miei occhi spalancati fissavano insistentemente il vuoto. E nelle mie orecchie riecheggiavano i tuoi lamenti.
Decisi quindi di correre via, tornare alla mia abitazione, il luogo che non potevo chiamare "casa" ma che comunque trovavo sicuro in quella precisa circostanza.
I miei genitori non si accorsero della mia assenza, loro dormivano ancora, non si rendevano conto mai di nulla, ma ne ero abituato. Sgattaiolai quindi verso il mio letto, portandomi le coperte sul naso e osservando il nostro fiore nel vasetto pieno d'acqua sul davanzale della finestra.
Avevo voglia di piangere, ma non ne avevo la forza. Quella notte restai sveglio per ore, pensando a te e a quanto fossi stupidamente pauroso.
Per me, quel mio gesto affrettato e idiota, equivaleva all'averti abbandonato in un momento di difficoltà e tu non meritavi che qualcuno ti abbandonasse.
ANGOLO AUTRICE Scusate per questo breve capitolo di passaggio. Credo che aggiornerò tra un paio di giorni (o meno) per farmi perdonare~
